Finalmente tirai un sospiro di sollievo, alla fine di quella che, nata come una ricerca storica, si era trasformata in una indagine informale su un episodio affondato negli anni quaranta.
I Fili pendenti
La storia narrata a Castagnana l'avevo sentita molti anni prima. Era una classica storia del dopoguerra nella quale si rievocava al storia di Foscardo Foschi che aveva preso a fucilate un sidecar tedesco e fu ucciso nello scontro che ne seguì.
A lui era intitolata la scuola elementare del paese, costruita nell'epoca del boom demografico degli anni sessanta che era arrivato anche da queste parti ed adesso, in suo omaggio, volevano aggiungere al nome del paese il suo dando luogo al paese di Castagnana Foschi, frazione di Regneta.
Negli anni la storia che narravano era sempre la stessa, l'avevo sentita raccontare molte volte ed era rimasta intatta, quasi congelata e breve, molto breve.
Su incarico del comune, retto ormai da persone che avevano anche loro sentito la storia solo di seconda mano, mi recai sul posto per raccogliere un po' di materiale utile per poter istruire la pratica di intitolazione della frazione, un incarico quasi da volontariato da far fare ad un esterno, che pur aveva frequentato i luoghi, per non dare l'impressione di cantarsela e suonarsela da soli.
La cosa che mi aveva stupito della storia, uno di quei "fili pendenti" era l'assenza di particolari, sempre. Non c'era mai nessuno che avesse avuto il vezzo di parlare del Foschi al di la dell'episodio che lo faceva entrare nella storia. Cominciai da quello.
I Foschi erano una famiglia che si era insediata a Castagnana proveniente dalla città, avevano al tempo non pochi agganci con il potere locale. Non che fossero convinti fascisti della prima ora ma si adattavano al meglio specie perchè il piccolo comune non era così in vista da suscitare richieste di schieramento. Un po' tutti si barcamenavano senza troppo esporsi. Nell'ultimo periodo poi questo clima era ancor più evidente e loro non stavano con nessuna delle parti in conflitto e si adeguarono all'andazzo; nel loro piccolo erano abbastanza importanti da avere quasi la dispensa a schierarsi. Il Foscardo, nome che il padre Quintilio gli aveva dato per ribadire il cognome, aveva così, nonostante l'età, evitato di essere obbligato ad entrare nella guardia repubblichina e viveva la sua vita quasi incurante del mondo che intorno si dimenava. Era leggero, via, così perlomeno avevo capito dalle testimonianze sparse di chi ancora si ricordava di lui prima della guerra e nelle vicinanze del fatto. Incline allo scherzo pesante, negli anni che precedettero la guerra, ed a prendere per i fondelli i ragazzetti più piccoli di lui. Uno stronzetto, via.
Le reticenze
Le domande delle motivazioni del Foschi diventarono subito pressanti e dovevano essere risolte. I fili pendenti dovevano annodarsi per cucire una storia che avesse un senso.
Come aveva fatto il Foschi a maturare quell'insano gesto che gli avrebbe tolto la vita lui che si era premurato soprattutto di non farsi coinvolgere negli eventi, di scansare da se i pericoli, protetto dalla famiglia? Perchè questo repentino dietrofront non confortato da fatti credibili se non fare ricorso ad una folgorazione sulla via di Damasco?
Un altro particolare uscito fuori erano le ferite alla testa che sembra ci fossero sul Foschi e che erano state attribuite ad uno spregio fatto dai tedeschi post mortem e niente più, ma non è che si fosse stati ad indagare più di tanto, di morti ce ne erano stati abbastanza da sorvolare su uno in più o in meno e poi la versione subito dopo la guerra andava bene a tutti, non c'era alcuna voglia di scavare oltre così anche dopo, nonostante la frazione contasse ancora suoi parenti, non si parlava volentieri dell'eroico gesto, come dire quel che è stato è stato ma basta, non pensiamoci più, che quanto fatto rimanga sepolto con lui. Così sia di Foscardo. Anche chi era tornato dalla guerra negli anni successivi non sapeva che la versione ufficiale, descritta con le stesse parole da quasi tutti come un mantra sudamericano.
“Reticenze!”, ma perchè? Solitamente nei racconti si tende ad imbellettare, ad aggiungere particolari, non a toglierne.
In fondo anche a me non è che importasse molto, si, è vero, in quei luoghi avevo passato le vacanze estive degli anni sessanta ma non è che avessi tutta questa voglia di andare a smuovere acque che forse erano torbide, ma che erano state accettate da tutti così.
Quando ormai mi apprestavo a concludere la raccolta di notizie mi fu recapitato un biglietto anonimo nel quale mi si indirizzava verso una casa, sostenendo che la vera storia, forse, l'avrei potuta incontrare lì.
In quella casa non ci ero andato perchè ci abitava una strana famiglia con genitori anzianissimi, pur in gamba, così mi avevano detto, ed un figlio con le rotelle poco a posto. Cosa potevano raccontarmi a distanza di quaranta anni dagli avvenimenti?
Pensavo di trovare una certa ostilità in loro specie perchè non essendo neanche parenti non c'era ragione di sentirli, oltretutto spinto da un breve biglietto anonimo.
Sarebbe stato l'ultimo incontro con i testimoni, comunque, prima di chiudere il faldone. Quasi speravo in una loro sbrigatività comportamentale per finire in fretta ed invece...
Le coup the teatre
Con sorpresa i due anziani mi accolsero quasi simpaticamente e furono subito disponibili a rispondere alle mie richieste di informazioni, anzi mi dissero che si aspettavano che qualcuno mi avrebbe indirizzato da loro e che forse era stato meglio così. Erano ormai anni che aspettavano l'occasione di parlare. E lo fecero.
Venne così fuori una storia di angherie fatte dal Foscardo nei confronti del loro figlio suo coetaneo.
Le prese in giro erano continue nonostante intorno la situazione fosse drammatica per niente resipiscente continuava il tormento.
Mi dissero che loro figlio si era innamorato di una ragazza del paese, non ricambiato, e che questo era arrivato all'orecchio del Foscardo che lo tormentava.
Una mattina incontrò Foscardo col suo fucile che gli disse che per lui non c'erano possibilità perchè la sua innamorata non poteva considerare uno scemo di paese e che ci avrebbe provato lui con ben altre possibilità.
Quando si girò Luigi, questo il nome del figlio, con una pietra lo colpì più volte facendolo cadere, poi, preso il fucile gli sparò.
Tutto purtroppo molto semplice e banale, chissà quanti sapevano l'accaduto.
Foscardo fu trovato come Luigi lo aveva lasciato, non si sa chi tirò fuori la storia delle fucilate ai tedeschi che già in ritirata smobilitavano la zona. Non si indagò molto, anzi nulla; i tedeschi non c'erano più ed attecchì la storia facendone l'episodio che tutti raccontavano.
Il sospiro di sollievo per aver riannodato tutti i fili della vicenda che ora si spiegava bene fu breve perchè partivano i dubbi sul da farsi, dovevo far finta di nulla o svelare la verità?
Gli interessava davvero agli attuali abitanti di Castagnana scoprire che la storia era diversa, che il Foschi era stato ucciso banalmente dallo scemo del paese, che non era un eroe?
E chi sapeva ed era ancora vivo che rogne avrebbe avuto? C'era da cambiare il nome alla scuola, alla via dove era stata costruita, si sarebbe rimaneggiata una situazione stabile di decine di anni.
Nella mia piccola relazione scrissi solo che “Mancano gli elementi per asseverare l'accaduto in modo certo e non si ritiene esistano elementi tali da propore la modifica del toponimo della frazione” e che anzi “Si ritiene anche eccessiva la doppia intitolazione di via e plesso scolastico, pur essendo ormai acquisita e quindi stabilizzata e storicizzata da non proporne la cancellazione.”
Mi sentii di dovere questa precisazione anche se era ultra petita rispetto al compito affidatomi.
“Tanto vi dovevamo per nostra buona amministrazione” conclusi in perfetto burocratese.
Cosa avrebbero deciso a Castagnana?
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