In quest’alba del mondo,
Mentre il cielo si scioglie nel mare
E nella terra il mare in pigre onde
E col maturare del giorno
Tutto sembra mescolarsi,
Fatto di nebbia e sale
Di gioia e desiderio
Evaporo nell’aria.
Su questa poca polvere grigia
Che rimane
Scrivi il mio nome:
Io sono Adone dalle membra leggiadre.
Sono luce e calore
Sono fiamma che sale
Fino ai più remoti cerchi del cielo,
Arco teso, dardo scagliato
Nelle vuote latebre dell’universo,
Silenzioso specchio, testimone
Di fatue esistenze.
Quando ogni fuoco sarà spento,
Sarò disperato rottame alla deriva
Sarò fredda cenere
Che l’alito nero della notte
Ha disperso.
Su questa poca polvere grigia
Che rimane
Scrivi il mio nome:
Io sono Adone dalle membra leggiadre.
Il sole si leva ogni mattina
Sulle roventi rovine
Volge il suo occhio languido
Dov’è passato il furore,
Il vessillo dell’odio,
Sugli esseri umani dispersi.
Per ore il cannone ha percosso
La nera incudine della notte
Suscitando foschi bagliori.
Si udirono nella tenebra passare
I cingolati, i passi dei soldati
Le urla degli straziati.
Seguo pietre miliari insanguinate.
Dove sei Adone? Per cercarti
Ho scavato a mani nude
Sotto il catrame e i sassi
Fino al cuore della Terra.
Disperazione la mia inconsolabile.
Nel cristallo in cui vivevo,
Attraverso le sue azzurre trasparenze,
Ammiravo la magnificenza del mondo.
Quando il vitreo bozzolo fu infranto,
Mi avviai per la strada del bosco,
Farfalla o cerbiatto libero sui prati.
Passarono le orde barbariche,
Le migrazioni delle genti,
Guerre e carneficine,
Sofferenze che nessun verso,
Per quanto bagnato di pianto, sa dire.
Nel bosco crepitò la fiamma
E la polvere coperse le rovine.
Tutto morì e tutto si riedificò
Per morire ancora.
Di me nulla troverai:
Le radici sono morte
E i petali sono dispersi dal vento.
Ogni sembianza è sfiorita
In quest’autunno senza fine.
Il mio corpo è divenuto arida terra.
Mai più Bellezza abiterà il mondo.
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