Muta forma il destino di una donna
se ha mangiato con i lupi del dolore:
come onde di pietra spinge i fianchi
al caldo della casa e l’ossatura-
sia caverna, o l’asse di una danza,
a salvare dall’assenza ciò che geme-
rende il tratto vivo del paesaggio-
imparando a respirare dalle nuvole,
a irrorare le sue vene dentro il fiume
e ogni muscolo con l’albera del pane.
Sul giaciglio magro di Proserpina
sono storie di ginocchia per la sera,
ma ottanta mondi dietro le sue mani
ricamano pianete con il bisso -
alle spalle del tempo, incancellabili,
vibrando nel profondo della luce
nascosta tra le corde del salterio.
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