Ridevo fino a non poterne più
oltre quegli occhi duri, tuoi, a dire basta.
S'alzava tra noi due il muro di riso raffinato
sul quale tu rimbalzavi torvo, integrale non potevi entrare.
Aspettavi sulla soglia che in vita non avremmo aperto mai.
I muri erano come un labirinto
cambiavano sostanza ad ogni giro
muri di riso di pianto di vergogna
l'uscita ce la dovevamo conquistare.
Ora quei muri li ha forati il tempo nelle fenditure
ci son nati i fiori c'è un fiore
col tuo nome poco più in la uno col mio
distanti superficialmente
uniti da quelle radici fini che non temono confini.
Fiorisco anche grazie a te,
al tuo concime
-aspro, sporco-
mica ti assolvo sai
mi porto dentro quella rugiada verde
che libera il mio riso ora
sguaiato non ti infastidisce più semmai
(ce lo auguro di cuore)
libera anche te diventa
amore.
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