Pubblicato il 17/06/2009 21:38:27
Studi sull'isteria d'Impero: E Costantino disse: 'Ho fatto un sogno' Del Dr. Giuseppe Paolo Mazzarello
'Quicquid est divinitatis in sede caelesti, nobis atque omnibus qui sub potestate nostra sunt constituti, placatum ac propitium possit existere' From 'Edict of Toleration'
Abbiamo una paziente di educazione finissima, siamo molto legati, la nostra conoscenza risale ad una corsia d'ospedale. Eravamo in servizio presso la Clinica Medica, dovevamo presentare il suo caso al direttore d'allora, ed esordimmo così: 'E' una signora Turca..'. La diretta interessata c'interruppe di getto, in Italiano: 'Ma lo ha letto, il mio nome? Lei ha letto solo dove sono nata. E poi, secondo lei è in Turchia, Costantinopoli?' Capimmo la lezione, ci chiediamo se gli attuali uomini dei governi Europei l'abbiano appresa. Dal AD 306 al 337 fu in cattedra Costantino, un omone nato in Serbia, che nonostante tutte le classificazioni di Diocleziano riteneva di avere diritto all'impero. Era figlio di Costanzo Cloro ed, alla sua morte, fu proclamato augusto dalle truppe di stanza in Inghilterra. E' difficile calcolare quanta parte del suo impero sia stata in coabitazione con usurpatori vari, ammesso che il Nostro potesse essere considerato legittimo proprietario a tutti gli effetti. In ogni caso li sbaragliò tutti e, per non correre rischi, nel 326 al funereo catalogo aggiungerà un figlio, un nipote ed una moglie. Di particolare notorietà è la battaglia sostenuta nello suggestivo scenario della via Flaminia, con epilogo su quel Ponte Milvio che le do il nome, il 28 Ottobre AD 312. Nella notte precedente vi fece il sogno premonitore immortalato nell'affresco Aretino di Piero della Francesca. Dal cielo stellato un angelo con cartiglio discende sulla tenda del dormiente. 'In hoc signo vinces' ci ricordiamo dalla scuola elementare e l'elemento fu colto dal nostro perspicace sognatore. Ci vuole un segno nuovo per identificare i soldati, e l'addormentato prelevò quello di maggior pregio dal patrimonio del suo inconscio. Nel 313 a Milano si mise d'accordo col cognato Licinio, che era l'altro augusto, per riconoscere la libertà religiosa su tutto il territorio dell'impero. . Territorio che egli comunque intese in maniera estensiva tanto che non fece differenze tra Occidente ed Oriente: se li prese tutti. Il fatto era che aveva deciso di farsi costruire una città. Se ad uno non va più bene una vecchia, può cambiarla. Se poi è un imperatore, può anche costruirla. La costruì in un luogo proprio ameno, al fondo di quel grembo costituito dalla Grecia ed occupato dal Mar Egeo. Un luogo dove l'estrema propaggine del Bosforo si avvolge a formare il Corno d'Oro, oltre il quale altra terra corcoscrive il Mar Nero. Una grande città che si può anche evitare, ma che entra in Europa quando vuole. 'Poscia che Costantin l'aquila volse/ contr'al corso del ciel': descrive Dante il moto a ritroso dell'imperatore in fuga da Roma. Cosa poteva ancora trovarvi, egli, dopo che i partigiani di Massenzio avevano tentato di fermarvi il corso della Storia? Il Ponte Molle crollò sotto il peso di una battaglia che era l'epilogo dell'Urbe. Costantino, prima di andarsene, vi sciolse la corte pretoria e quella dei 'vigiles'. Nella sua Costantinopoli inquadrò tutta una corte di 'civil servants', nella maggior parte eunuchi. Cambiava l'identità, non solo quella del pubblico funzionario. L'imperatore portava il diadema, fino ad allora ornamento solo di donne e divinità. 'Cento e cent'anni e più l'uccel di Dio/ nello stremo d'Europa si ritenne' continua Dante. Il mondo poteva continuare a parlare Greco, almeno in quella parte più direttamente legata alla sua tradizione. Il Latino veniva lasciato alla contaminazione di quei Goti che, comunque, l'imperatore combattè con efficacia anche se per mezzo del figlio Crispo. Dante racconta che Costantino 'per cedere al pastor si fece greco'. Se non con atto formale, sicuramente egli pensò che tutto il ben di Dio in Occidente poteva essere affidato al successore di Pietro. Dante sorvola sul fatto che Costantino non ce la faceva proprio a tenersi tutto quel peso, il Poeta è sempre attento ai doveri degli imperatori. Al punto da individuare un promotore dell'operato imperiale dell'aquila Romana in qualcuno sul quale vogliamo riportare i versi. 'Poi, presso al tempo che tutto 'l ciel volle/ redur lo mondo a suo modo sereno,/ Cesare per volere di Roma il tolle.' Tutto iniziò da Cesare ma quanto cambiò fino a Costantino! Tutto quello che Costantino spostava e delegava, Cesare racchiudeva e riassumeva. Il viaggio a ritroso di Costantino da Roma all'Oriente si concluse ai bagni termali di Nicomedia. L'imperatore si apprestava alla guerra coi Persiani, ma intanto passava le acque e vi fu colto da malattia mortale. La circonvallazione di Cesare passò per Alesia, Farsalo, Alessandria, Tapso e Munda prima di concludersi nel cuore di Roma. Era quello ad essere affetto da malattia, a Cesare toccò una morte senza malattia.
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