COSE VIVE
Nella casa colonica, in cucina,
troneggia l’ombra del grande focolare.
Intanto che il catino lamenta un vuoto incolmabile
l’acquaio gorgoglia, disturbando il rame delle brocche.
La madia sognando la fragranza del pane
trabocca briciole di ricordi.
Più in là, pignatta e paiolo, conversano amabilmente.
E’ un parlottare fitto, di farine gialle come il sole
e di calda polenta.
Dalle finestre aperte un vento di tramontana,
scuote i rami ai ganci appesi.
Traballanti piatti di ceramica, incuriositi,
fanno capolino dalla piattèa.
Sedie impagliate senza corpi seduti,
si stringono attorno al grande tavolo di castagno,
orfano, della tovaglia a quadri.
Da quando i contadini hanno abbandonato
terra e dimora: le note stonate dei tarli
rosicchiano ininterrottamente i minuti.
La grande casa ha orecchie d’elefante.
Tra le spesse mura, le cose, narrano:
fantastiche storie che sciolgono solitudini.
Sul pavimento di mattoni rosso
passeggiano calde ombre di ricordi.
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