I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Stamani
STAMANI Stamani sei rimasto attaccato all’orlo del sogno. Contamini una realtà che a volte mi immobilizza. Come un fantasma appari e scompari. Come l’onda, un attimo mi sfiori, l’altro mi lasci priva della tua freschezza. Canta l’altalena del sogno, mentre invade un quotidiano monotono. Gli attimi che rimane hanno il sapore delle more mature. E’ stato un vento di primavera, a forzare queste imposte decadenti. A scompigliare, questo corpo. Oggi, ho colto frutti rossi dai rami di questo variegato albero che mi abita. Immenso patrimonio di ricordi dalle forti radici. Serenella Menichetti.
Id: 71260 Data: 16/06/2024 12:39:33
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La delusione di Mary
LA DELUSIONBE DI MARY "Da poesie surreali" Volle Cavalcare l'onda del mistero proprio mentre un gatto nero attraversava l'etere. Lo scoppio della coscienza fece volare corvi e pipistrelli. Ammantata dai capelli ebano vide solo buio. Nell' intrico di fulve piume tutto si placò. Fu l'uomo con il cilindro che raccolse le colombe morte. Il prestigiatore perse l'inganno in una partita a dadi. La donna divisa in due si mise a correre per raggiungere l'altra parte del suo corpo. Il cilindro, dell'uomo volò su una meteora. La mano diafana, di Mary scostò i capelli dagli occhi. Cercò l'uomo con il cilindro, senza trovarlo. Le retine angosciate scrutarono ogni fessura. Niente...dell'uomo con il cilindro, nemmeno l'ombra. Seduto, su una montagna di atomi sferoidali. L'uomo calvo contemplava la volta celeste. Senza sorridere.
Id: 71239 Data: 14/06/2024 12:16:57
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L’ego senza ombrello
L'EGO SENZA OMBRELLO Con uno spruzzo di varichina ho scolorito l’arcobaleno Mi sono infilata nella nuvola più nera. Sono piovuta addosso al tuo spropositato ego. Era senza ombrello e senza maglietta della salute. I suoi starnuti stratosferici hanno raggiunto il Parnaso Le Muse si sono adirate assai. Euterpe ha perso il flauto che è caduto sul mignolo di Morfeo. Il cui grido disumano ha impedito agli umani di riposare. Talia ha perso la corona. L’edera si è avviluppata alla barba di Fra Cristoforo Da un Juke box anni 50 la voce di Nilla Pizzi. Son qui tra la tua barba ancor Avvinta come l'edera Voglio offrirti con l'anima Senza nutella mai chiedere. Guardo il tuo ego spiaccicato per terra Essere o apparire – apparire o essere? Si chiede ogni suo frammento mentre sta morendo.
Id: 71142 Data: 06/06/2024 17:51:12
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Il mio pensiero è un albatro
IL MIO PENSIERO E' UN ALBATRO Infrango una ad una ogni barriera per volare in luoghi di stupore getto il fardello che corpo e mente annienta per conoscere dimensioni sconosciute M'incammino in sentieri senza limiti costeggiando lunghi corsi d'acqua Attraverso caverne e luoghi oscuri Il buio affrontato si fa luce Nell' incontro con ortiche e rovi attendo lo sbocciare di parole per vestire di seta i miei vissuti Ho conosciuto gente di ogni dove che ogni giorno regala i suoi sorrisi pietre multicolori a infilare collane d'empatia Magiche connessioni mi attraversano per guidarmi dai sogni alla realtà Il mio pensiero è un albatro
Id: 66086 Data: 22/06/2022 12:09:42
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Passi
PASSI E questi passi sparsi su strade di cemento e arcipelaghi di poesia appigli di luce residui di mondi sognati pezzi di stelle cadenti colti al volo fra un buco e l'altro di ore buie fiori gialli di cactus sbocciati tra spine il suono della voce che chiama il tuo nome si fa sempre più esiguo si allontana dalla tua postazione la tua mano è campagna abbandonata irraggiungibile per la foglia secca il verde colore della genesi nel nido d'inverno al sogno di paesi caldi la rondine stanca soggiorna sa che il gelo sarà la sua lama nel cuore E tu che consapevole della tua finitudine ancora ti cerchi nel ventre delle parole tu che partorisci frasi illusorie cosa vuoi?
Id: 65981 Data: 05/06/2022 17:37:29
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Alla deriva
La cattedrale del silenzio è franata sul giardino fiorito Sul volto dell’albero di pesco e sulla cinciallegra dal petto giallo. La grandine/ la turbolenza del vento. Il silenzio. La nebbia. Il gelo. Petali sgualciti nel fango. Investiti da scarpe giganti. E corvi gracchiare sui cadaveri. Il necrologio dell’anima al ramo di un rovo appeso. Sillabe di un nome sciolte in rivoli di sangue. Un lutto colorato di rosso. da una cecità assurda. E quel violino ammutolito, in frantumi insieme alle bacchette del direttore d’orchestra. Il caos per far tacere le coscienze. Senza cognizione alla deriva.
Id: 59636 Data: 29/07/2020 19:04:09
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La voce
Una dietro l’altra, giungono le voci mute. Si rincorrono sui binari della memoria. C’è silenzio sul treno che conduce all’infinito. E’ qui che spuntano gli embrioni. Una mano sottrae dalla bocca e sparge. Un viaggio nei meandri del visibile. Attraverso il lungo ponte del silenzio segni si avviano verso la valle del sonoro. La voce partorisce emozioni.
Id: 59616 Data: 28/07/2020 14:25:30
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La notte
LA NOTTE Andiamo laggiù, dove dita di pietra, si aggrappano al manto della notte. L’oscurità reca sulle grandi spalle una gerla di sogni. In un intrico di rami, vaghiamo, alla ricerca del mistero. L’orecchio interiore accede a sconosciute sinfonie. La voce notturna del mare reca visioni celesti. L’occhio, al buio avvezzo, tesse immagini nuove. Nel silenzio delle stelle: il mondo della ragione annega. Pulsioni ed emozioni accendono le tenebre. La metamorfosi, delle cose quotidiane, in parole d’argento, è miracolo di luna. Il linguaggio della notte, di simboli, ingravida la mente. Sull’orlo del sogno avvinghiati: Eros e Thanatos germinano poesia.
Id: 59308 Data: 03/07/2020 15:35:24
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L Ancora
L' ANCORA Adesso che la nebbia si è squarciata. E il silenzio è amico. Il vuoto è pausa di nuova musica. ... Lo spartito dell'intera giornata ha poche note. In pausa, la nostra reperibilità è incontro. La tessitura si è allentata. Adesso che l’occhio fa distinzione tra ordito e trama. Attraversare con fili nuovi gli interstizi resta l’opportunità dell’àncora S.M.
Id: 58199 Data: 22/04/2020 10:42:21
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Pesci Rossi
PESCI ROSSI. Sopra il mobiletto dell'anticamera.... Scaraventati in una boccia di vetro Pesci rossi ,comprati al mercato del giovedì. L’invisibile in agguato ha bloccato gli spostamenti dei padroni dell’universo. Continuiamo a girare in questo microcosmo. Il pensiero abita ogni lembo della nostra pelle. Naviga il mare in tempesta delle vene. Le domande hanno rotto gli ormeggi. Orfane di riposte alla deriva vagano. S.M.
Id: 58148 Data: 20/04/2020 10:58:13
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Una brocca di tempo colma
UNA BROCCA DI TEMPO COLMA Del tempo facevamo briciole. Dividevamo gli attimi in mille gocce. Ogni goccia una corsa affannata. Correvamo a prelevarne un sorso dal bicchiere che ci consentisse la partenza. E già pensavamo alla prossima goccia. E già pensavamo alla prossima partenza. Ogni sorso una strada da percorrere. Correvamo nei viali della vita come forsennati. Ciechi agli alberi e ai fiori, e al cielo sopra noi. Andare e tornare e ancora partire. L'azione prevaleva sulla meta. La giostra non si fermava mai. Il bicchiere prosciugato ci inquietava. Lo riempivamo alla fonte del tempo per consumarne il liquido in un andirivieni convulso. Adesso i cavalli della giostra riposano. E noi ci guardiamo intorno lentamente. Mentre il tempo trabocca dalla nostra brocca. Il riposo delle gambe ci fa cambiare punto di vista. Gli occhi hanno sputato le bende e affondano in un mondo circoscritto: ecco il giallo dei narcisi nell'aiuola a destra, del prato, incontrarsi con la retina. Ed un merlo nero, dal filo della luce, tuffarsi dentro l'albero della magnolia, dove un nido pieno l'aspetta. Di fianco al viale di pietra, un cerchio vuoto e secco ricorda, la grande palma, divorata dal punteruolo rosso. E subito il pensiero va agli olivi dietro casa. Ce la faranno a sconfiggere il morbo che da tempo li mina? Il fastidioso ronzio delle api, resta al cuore, musica lontana. Chissà se le notti estive, saranno illuminate dalle lucciole. E noi, noi che solo ora ci accorgiamo di avere tirato l'elastico più del dovuto. Noi, gli invincibili Noi adesso, stiamo morendo.
Id: 58124 Data: 19/04/2020 11:05:31
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Sulla soglia:lattesa
SULLA SOGLIA: L’ATTESA Un lungo corridoio, davanti innumerevoli porte. Giulie cammina lentamente.... La lunga eburnea mano fa scivolare la maniglia in basso. Con passi titubanti s'inoltra da una stanza all’altra. In ogni stanza, un'epoca differente alita il suo essere. -Questo non è il mio tempo-grida! intanto che con mano tremante apre la successiva. Il timore di non ritrovarsi corre sul pavimento, fino a sorpassarla. Giulie lo supera, apre ancora una porta alla spasmodica ricerca. Gli sbalzi temporali le causano un fastidioso mal di testa Incredula, vaga per l'intera notte da un'epoca all’altra. All’apertura di una nuova porta: rami di alberi secchi graffiano lo schermo grigio, del cielo. Minuscoli uccelli bianchi cadono all’interno della bocca spalancata di un enorme cane nero. Un grande portone sbarrato arresta il suo percorso. Si siede appoggiando sulla soglia accanto a lei, l’attesa. S.M.
Id: 58090 Data: 17/04/2020 09:13:11
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La casa sulla montagna
LA CASA SULLA MONTAGNA Con tre rumori gracchianti, la chiave desta il silenzio comodamente sdraiato sul pavimento. Un lungo bruco trascina nella sua filiforme lunghezza. Gli occhi del silenzio, come spilli bucano il corpo. L’ombra di una larga stanza mi viene incontro. Le righe orizzontali del parquet, accolgono i miei passi. Bisogna arrivare alla porta finestra che dà sul terrazzo ed aprirla, affinché i sensi trovino la stanza del ricordo. La luce, senza bussare, entra. Sono gli occhi a riconoscere per primi, il divano azzurro, il tavolo chiaro, gli altri mobili. Stapperemo una bottiglia di Don Perignon per brindare alla lentezza. Fuori il grande faggio promette refrigerio.
Id: 54170 Data: 16/07/2019 16:10:04
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Un oggetto
UN OGGETTO Sta sul comodino, sopra il centrino, tra diverse riviste di moda. Sulla destra i grani del rosario di nonna Andreina. Un oggetto smarrito, un minuscolo ” io” completamente schiacciato dalla carta stampata. Adiacente alla parete, la poltrona gialla, sommersa da innumerevoli stracci, indossati una sola volta. Una maglietta grigia. I jeans bucati. Il piccolo reggiseno a pois neri. Un lembo di pizzo, appartenente al resto degli sleep crema, fuoriesce dal fondo della gamba dei jeans. Tra lenzuola sgualcite, lei. Gli occhi puntati in alto. L’ adolescenza che sale sul soffitto, per ricadere sul corpo filiforme. .
Id: 54142 Data: 14/07/2019 10:31:58
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Lentezza
LENTEZZA E la lentezza plana con ali di colomba sull’ inquietudine. Si distendono le punte. Elettrocardiogramma quasi piatto. Uno dopo l’altro, si costruiscono ponti nuovi. L’ occhio in turbinio di bellezza viaggia a ritmo lento. Cala il vento di tempesta. L’ altezza delle onde scema. Con tacita lentezza un dondolio di merletti si trastulla. Il lago di montagna, cuore calmo. Osserva il mondo da un’ altra prospettiva.
Id: 54114 Data: 11/07/2019 18:47:40
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La casa con la crepa
LA CASA CON LA CREPA In fila, nell’immobilità, gli alberi mi osservano. Non un canto d’uccello, a bucare la lastra del silenzio. La grande crepa deturpa la facciata della casa. Accasciata sul tetto, la vegetazione dorme. Il giardino galleggia nel mare del passato. All’interno della casa: sulle mura scivolano parole non dette. Intrappolati tra enormi fili di ragnatele, i pensieri di ieri inutilmente si dibattono per uscire. – E’ terminato il vostro tempo – urla il vecchio ragno. Non uno straccio di presente, se non la mia curiosità che oltrepassa le spesse mura di pietra, alla ricerca di tracce. L’occhio della fantasia indossa spesse lenti. Da ogni spazio, preleva scampoli di vita. La costruzione della storia è il completamento del puzzle. A terra, foglie secche scricchiolano. Ricordi si sgretolano sotto i miei passi, come giorni trascorsi.
Id: 54086 Data: 09/07/2019 16:41:26
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La poiana
E ancora la poiana catturò la preda. Nessuno avrebbe pensato né creduto. Appollaiata sul posatoio Piume morbide e chiare L’occhio fisso. Ancora attendeva di ghermire con volo fulmineo e silenzioso. Proprio, così, come fa la morte. Serenella Menichetti
Id: 54066 Data: 08/07/2019 14:24:37
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Cambiamenti
Cambiamenti Mi sono alzata dal letto, ho aperto lo sportello del calendario, ho indossato il Venerdì. Questo tempo non mi sta più bene lo sento troppo stretto lo sento troppo corto. Chissà che per distrazione abbia indossato quello di un altro. La settimana mi arriva appena sotto il seno. Proprio come una maglia di pura lana lavata senza ammorbidente. Tutto è così ridotto oggi. Ho la certezza che questo mio tempo si sia irrimediabilmente infeltrito. Mi posto davanti allo specchio osservo la rete di rughe, che sul viso affiora e i capelli bianchi che si ostinano a far capolino nonostante passi la tinta ogni mese. Ma il pensiero che domani potrà essere ancora Venerdì. Ecco, quello, proprio quello mi disturba assai di più. Serenella Menichetti
Id: 53663 Data: 01/06/2019 18:51:57
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Assenze
ASSENZE
Ci sono giorni in cui gli spazi vuoti Ferocemente gridano le assenze. Ed altri in cui le incongrue assenze Simili a lance forano le vene. ... Seguono giorni duri di rimpianto Ricordi che riscaldano e poi gelano. Sono momenti che non puoi rivivere. E stanno appisolati dentro all’animo.
Son foglie gialle dall’albero cadute. Humus dove s’impianta la tua vita. Attimi già vissuti che ti seguono. Legati a cari volti che rimangono.
Sono marchio indelebile che segna. E scorre nel tuo sangue con la linfa. Amate assenze. Vuoti che ti scavano. Il dolore zampilla e poi t’inonda.
E tu lo porti come una reliquia.
Serenella Menichetti
Id: 53163 Data: 23/04/2019 16:52:12
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Cittadino del mondo
CITTADINO DEL MONDO –Sono Paul cittadino del mondo- Fu allora che cominciai ad amarti. -Andiamo il mondo ci aspetta!- L’amore aumentò come pane con lievito madre. Ti seguii al mare. Spiaggia dorata, mare blu cobalto, il tuo sorriso. Una puntura di tracina mi trafisse l’anima appena notai il tuo disappunto per i vu cumprà. La delusione mi strinse il petto in una morsa quando notai che in città ignoravi i mendicanti. Suggerii di andare in Rwanda, ma storcesti la bocca. Preferisti Sharm El Sheik e le Maldive. Nel viaggio a Londra, cercasti un ristorante italiano. Altri lidi non ti attiravano. -Eppure il mondo è vasto e vario- pronunciai. Al tuo silenzio, ti spiattellai quanto fosse illecito appellarti “cittadino del mondo.” Mi guardasti stranito. Ne eri talmente convinto. Un individuo che ignora la fratellanza, che rifiuta volti nuovi e voci diverse, dalle proprie. Un abitudinario, individualista, intollerante. Può essere solo cittadino, del suo ego. Fu così che il mio amore per te sgonfiò. Come palloncino bucato, cadde a terra. Senza fermarmi, lo calpestai. E proseguii il mio viaggio.
Id: 51144 Data: 04/11/2018 19:07:11
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Viaggio sotto le lenzuola
Ci fu un anno particolare Dove trascorremmo le nostre vacanze in ospedale. Prima iniziasti tu, con il cuore. ... Un cuore malmesso dissero quelli in cappa bianca. Ed io che ho sempre tenuto al tuo cuore Rimasi di sasso. Il cuore del mio tesoro, che immaginavo traboccante di amore per me, ammalato? E l’amore? Si è pure lui contagiato? Il viaggio che sognavamo fare in quel periodo si sdraiò sul tuo letto e lì rimase. Aspettai che al tuo cuore sostituissero qualche pezzo. -Mi raccomando, quando trovate la scatola dell’amore, lasciatela.- -Certo signora rispose il primario- Mi sentivo in buone mani. Tornasti a casa dopo un po’ di tempo. Pezzi nuovi di zecca. La scatola dell’amore intatta. Una miriade di scatole di pillole da prendere prima e dopo i pasti. Compreremo un beauty capiente per le medicine da trasportare nel nostro viaggio, dicesti sorridendo. Certo, risposi ne ho visto uno rosa sciokking. Prima di partire farò pure io, un salto in ospedale per la solita ecografia. Forse saremmo partiti per quel viaggio, se quel carcinoma di merda non avesse nidificato nel mio rene destro. E l'idea del viaggio si fosse così abbattuta al punto da rimanere a letto senza più alzarsi. Serenella Menichetti.
Id: 49642 Data: 09/07/2018 13:28:35
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Celine
Celine Celine si cercò nello specchio affisso all’albero della selva. Rimase per ore a guardare un’immagine che non le corrispondeva. Frammenti di buio e luce si rincorrevano senza posa. A tratti scorgeva un volto privo di lineamenti che si nascondeva nella tenebra. Con le dita si cercò la bocca. Cercò gli occhi. Vuoto assurdo. Non riusciva a percepire il suo corpo. Eppure la mente era attiva. Solo l’angoscia alitava nel vuoto delle sue membra. Nello specchio scoprì il suo colore di tenebra. Vide il suo sguardo di fuoco. Il suo sorriso beffardo appariva e scompariva. Eppure non aveva occhi. Fu allora che arretrò. Eppure non aveva gambe. Quanto odiava quello specchio inatteso. Avrebbe voluto romperlo. Si avvicinò a lui e pur nell’assenza degli occhi guardò. Buio totale finché: una grande aquila bianca squarciò la tenebra. Avrebbe voluto toccare il suo manto. Accarezzare il suo capo. In un attimo si sentì trasportare in alto. E sì scoprì due grandi ali bianche. Serenella Menichetti
Id: 49511 Data: 30/06/2018 10:11:06
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Ti raggiungerò tema autismo
Trascinata da un vortice di vento, sbatto sulla parete del silenzio. Sguardi come stagni vuoti, oltrepassano il cielo. Sciolgono le nuvole. Una doccia fredda mi fa rabbrividire.... La tua lontananza ha un percorso misterioso. Il labirinto fa arretrare i passi. Troppo spesso rimango avviluppata nei i tentacoli del tuo silenzio. La tua distanza è fatta di catene montuose e deserti interminabili. Calzerò stivali chiodati per travalicare le tue montagne. Mi caricherò le spalle d'otri d’acqua per superare deserti e raggiungere i confini della barca incagliata nel ghiaccio. E della grossa conchiglia in cui sei costretto. Ogni giorno catturerò con i miei, i tuoi sguardi. Con il mio, il tuo sorriso. E ti giuro che ucciderò con le mie mani, ogni molecola della distanza che ci separa. Serenella Menichetti
Id: 49426 Data: 23/06/2018 17:06:28
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Non sono più tornata
Non sono più tornata
Spine. Vetri appuntiti. Chiodi. Camminano sul diaframma dell’anima senza ritegno. Te lo ricordi il petalo della prima rosa bianca, sbocciata al quinto piano, poi strappata dal vento? Spine. Vetri appuntiti. Chiodi. Continuano a correre ... come fossero sull’asfalto di quella strada di periferia.
Volano alto i petali, candide gioiose farfalle. Le guardi incantata sfiorare il cielo. -Chissà se qualcuna si poserà sulla punta del campanile- Ti chiedi. Poi ti ricordi della minestra di verdura che bolle follemente sul gas che avresti dovuto abbassare. Indifferente alla pianta, spoglia di loro. Ammiri il volo ancora per un attimo.
“Cuocere lentamente”eppure la ricetta te l’aveva gridato. Con la mano lentamente ruoti l’interruttore fino al minimo. Il brodo si placa. le verdure fermano il loro ballo demoniaco. -No, non è stata lieve la tua vita-
Affacciata alla terrazza conquistata, per la prima volta gusti il sapore della leggerezza: zucchero filato. Osservo le tue ali spuntare, i tuoi occhi risplendere. Ascolto la risata dei tuoi sogni che giocano a nascondino.
Ancora spine. Vetri appuntiti. Chiodi. Li trovi ovunque. Passeggiano tranquillamente, indisturbati. Non si può fare niente sono peggio delle zanzare. Pungono la vita, feriscono i piedi dell’anima. Stracciano i sogni.
Non sono più tornata al quinto piano. Non ce l’ho fatta. Mi avrebbero disturbato tutti quei brandelli di sogni sparsi ovunque. Attaccati alla ringhiera. Nascosti tra i cuscini dei divani. Penzoloni , sui lampadari polverosi. Preferisco starmene nella mia stanza e ricordarti con il mare negli occhi.
Serenella Menichetti
Id: 49417 Data: 23/06/2018 10:47:46
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Dono
Qua la morte impugna la falce ogni giorno. E qualsiasi energia vitale annienta. Piccolo mio, lascia questa desolazione di giorni. ... E questa terra troppo asciutta. Raggiungi terre morbide dove il sole è clemente e la vita germoglia. Che l’ebano dei tuoi capelli possa divenire scrigno per la mia ultima carezza . I miei occhi sono secchi come questa terra. Ci saranno giorni che la tua assenza appoggerà sul mio cuore tizzoni ardenti. E notti in cui le palpebre non si congiungeranno. Pregherò Allah che nel viaggio tenga la tua piccola mano fra la sua. Lo pregherò perché ti faccia approdare in un porto di luce. Verranno giorni che la tua felicità sarà balsamo per le mie ferite E notti che sognerò Sirio nel tuo sguardo. -Un pezzo del mio corpo, con dolore ho reciso. A voi dell’occidente, dalla vita lieve, dono! In cambio chiedo per lui accoglienza mite. Ed un varco alla libertà del sogno.- Serenella Menichetti
Id: 49202 Data: 08/06/2018 09:14:52
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Profumo di rose
Capita di salire insieme, la spirale della memoria, scala a chiocciola dei nostri ieri, che introduce gradualmente nella stanza scaduta.... La sabbia fuoruscita da clessidre rotte tappezza il pavimento. I nostri piedi nudi, restano feriti fino a sanguinare. Passi d’infante misti a passi di gambero impediscono il volo. Noi, uccellini ruzzolati dal nido osserviamo penzolare i giorni accaduti, per vederli, poi, piombare a terra, uno ad uno, come petali secchi. Un fresco profumo di rose ci rimane attaccato alla pelle. Accantonati nell’angolo più buio: chilometri di passi di danza sbagliati, ci vengono incontro. L’ isola trasparente dei sogni svaniti ci rincorre. Nella serena consapevolezza di ciò che è stato. Nell'attesa di ciò che sarà restiamo a guardare. S.M.
Id: 49196 Data: 07/06/2018 17:39:51
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Ha chioma rossa
HA CHIOMA ROSSA Ha chioma rossa il giorno fanciullo. Abbracciati al silenzio cogliamo petali di memoria Al centro della piazza un cerchio nero di merli. Le antiche pietre nella conservazione di fossili sonori, nutrono la silente materia di fresche voci. Godiamo dell’alba e del silenzio. I sensi appisolati al crescere del giorno. L’ambulanza corre nella sua perseveranza. I merli spariscono tra le foglie della magnolia. Il sole sale e il giorno e si fa giallo. La gomma dei pneumatici consuma l’asfalto. I nostri corpi corrosi tra la ruggine di ricordi.
Id: 49008 Data: 24/05/2018 10:23:02
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Cose vive
COSE VIVE Nella casa colonica, in cucina, troneggia l’ombra del grande focolare. Intanto che il catino lamenta un vuoto incolmabile l’acquaio gorgoglia, disturbando il rame delle brocche. La madia sognando la fragranza del pane trabocca briciole di ricordi. Più in là, pignatta e paiolo, conversano amabilmente. E’ un parlottare fitto, di farine gialle come il sole e di calda polenta. Dalle finestre aperte un vento di tramontana, scuote i rami ai ganci appesi. Traballanti piatti di ceramica, incuriositi, fanno capolino dalla piattèa. Sedie impagliate senza corpi seduti, si stringono attorno al grande tavolo di castagno, orfano, della tovaglia a quadri. Da quando i contadini hanno abbandonato terra e dimora: le note stonate dei tarli rosicchiano ininterrottamente i minuti. La grande casa ha orecchie d’elefante. Tra le spesse mura, le cose, narrano: fantastiche storie che sciolgono solitudini. Sul pavimento di mattoni rosso passeggiano calde ombre di ricordi.
Id: 48997 Data: 23/05/2018 13:46:58
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Un tavolo
Da poco nel soggiorno c’è un secondo tavolo di truciolato bianco che male si addice ai mobili di rovere. ...Un tavolo accogliente in tutta la sua lunghezza. Al centro di esso si adagia un computer nero che il lungo quadrupede sorregge con materna dolcezza. Sul lato destro, si staglia il silenzio dei fogli bianchi che si alterna al cicaleccio dei volumi comodamente sdraiati sul lato sinistro. La curiosità del tavolo è singolare. Quando le dita battono sulla tastiera la concentrazione si spalma sul piano. Ogni cosa tace. Si percepisce l’attenzione del tavolo, che cattura ogni parola che guizza fuori e a volte ci strizza l’ occhio. Serenella Menichetti
Id: 48603 Data: 26/04/2018 08:52:43
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Paesaggio Cosmico
PAESAGGIO COSMICO. Dall'osservazione di un quadro. Tra stuoli di molecole e roteare d’atomi Vibra il cosmo.... Una cascata d’anime Freme. Brilla. Cambia rotta. In questo teatro di galassie Dove campi quantici e spazio interstellare fluttuano Particelle onde quark archetipi della forma intrecciano danze. La pupilla si delizia, nel blu profondo s’immerge. Una danza atomica dalle pulsazioni cromatiche sulla scena dilaga Colore è cadenza di luce. Si turba e palpita l’anima allorché nella veste scarlatta L’etoile Antares si mostra. E’ silenzio d’organza. Contemplazione. Finché. Sciame di fotoni esplode. Serenella Menichetti
Id: 48514 Data: 18/04/2018 19:33:37
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Uscita/Rientro
Si è lasciata sul letto. Gambe penzoloni e braccia a croce. Sta così a guardare il soffitto. Ha chiuso la camera da letto per non disturbarsi. ... Ha indossato il cappotto rosso ed il cappello. All'attaccapanni di Magritte è rimasto solo l'ombrello nero. Fuori il sole è troppo giallo.
Passi svogliati tra gli alberi del viale che conducono alla grande casa. Ti trovo bene le ha detto Eleanor. Guillerme le ha strizzato l’occhio.
Si è fermata ad accarezzare il gatto persiano acciambellato sul cuscino Non l’avesse mai fatto! Le ha graffiato la mano e le ha soffiato in viso.
Sorrisi di rossetti sbavati lasciati sui bordi delle tazzine di porcellana. Ha stretto mani sorseggiato thè
Ha pure gorgheggiato una serie di risatine alle battute stantie che zampillavano dalle boccucce di rosa.
Fatto quanto bastava dopo i saluti si è difilata.
Ha appeso le maschere accanto all'ombrello. Appoggiato le scarpe nella scarpiera.
E oplà ! Con un balzo è rientrata nel suo corpo.
Serenella Menichetti
Id: 48465 Data: 14/04/2018 18:03:19
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Viaggio
Al congiungersi delle palpebre Si apre il sipario Sul palcoscenico del buio:... Una moltitudine di appezzamenti quasi vuoti. Cammina con il flusso del fiume.
Non possiamo scendere dal treno La nostra fermata non è contemplata. E noi non ci siamo.
Ci riconosciamo nei frammenti di cielo di un paesaggio inesistente. Frughiamo nelle tasche per palpare certezze La località scritta sul biglietto è sconosciuta. Eppure è la nostra.
Caroline scartabella il vocabolario Alla ricerca del senso Lo richiude per osservare dal finestrino i campi vuoti. La borsetta fucsia cade a terra.
Un rossetto rotola fino al pettine di tartaruga. Si ferma. Lo specchietto in mille pezzi rimane attaccato alla cornice. Il treno continua la corsa. Non ci sono fermate dove scendere né altre case da abitare.
Serenella Menichetti
Id: 48433 Data: 12/04/2018 08:49:48
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Verso i canali dellalba
In attesa di notizie ci spostiamo faticosamente da un’ora all’altra. Ieri ho saltato le ore come gli ostacoli di una staffetta. Tra un ostacolo e l’altro ho investito gli attimi. Attraversiamo fiumi ed autostrade senza poter tornare indietro. Solo i ponti della mente ci permettono il ritorno. Ci fermiamo davanti ad un cioccolato con panna. Un orologio sulla parete vicino alla pubblicità della Coca Cola ci aggiorna costantemente sulla corsa. Le parole del libro di Tomas ci spingono dentro al tramonto. Mentre i nostri sogni sotto le coperte centellinano secondi sul comodino“La lugubre gondola” si avvia verso i canali dell’alba. La tovaglia della nostra colazione è piena degli attimi della torta che ti ho preparato. Non sprechiamoli. Il pettirosso del mattino sarà felice di beccarli. Serenella Menichetti
Id: 48379 Data: 09/04/2018 09:37:23
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Ci sono palazzi
CI SONO PALAZZI Ci sono palazzi che di notte vengono a catturarci. Tentiamo di salire al piano, dove nessuno ci aspetta. L’ascensore si mostra privo di basi. Nell’anima della vecchia radio ha fatto il nido la solitudine. Sul terrazzo, la gabbia spalancata dei pappagalli. Nella camera i fiori appassiti della poltrona. In fila sul comò, volti di ogni epoca, sgomitolano la storia. C’è una gatta cieca, su una sedia impagliata davanti ad un frigorifero sbrinato. Di giorno il palazzo resta immobile. Tutto sembra regolare. Ad altri piani, i suoni tagliano la gola al silenzio. Fuori le farfalle volano i colori dell’aurora. Al quarto piano il tarlo dell’assenza non si stanca di rosicchiare. Un pezzo dei nostri cuori è diventato polvere. Serenella Menichetti.
Id: 48339 Data: 07/04/2018 10:58:09
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Lanima
Restava ben poco del salottino giapponese Solo occhi che già l’avevano accarezzato potevano notare la fine dell’ala del pavone... che un tempo, dominava la scena,sulla parete centrale. Di lui non rimaneva altro. Eppure non era morto. Blanche lo sapeva bene. A volte Blanche vedeva passare, la gheisha. Certo era un’ombra, ma Blanche la riconosceva dalla fragranza di cedro e muschio che si sprigionava nella stanza. Il suo passaggio era. -Lo so che ci sei- le diceva mentalmente. Purtroppo non è rimasto niente del salottino disse la guida ai turisti, che si affacciavano sulla stanza vuota poi se ne andavano in altre direzioni. Blanche non era d’accordo. Lei sapeva bene che non era vero. Avrebbe voluto che i turisti entrassero nella stanza, magari uno per volta. Era sicura che avrebbero compreso che il salottino non era vuoto come l’occhio percepiva. Non poteva farlo. No, che non avesse tentato. Anzi… Certo dopo che le avevano dato più volte della pazza aveva dovuto rinunciare. -Non sanno ciò si perdono- si diceva spesso. Allora si consolava. Serenella Menichetti
Id: 44730 Data: 22/10/2017 13:13:32
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Virginia
Il caseggiato grigio gronda indifferenza. La scorgi nella nudità dei vetri delle finestre. Nel pergolato d’uva fragola e sulla panchina. ... Il buio si posa sui muri corrosi e scivola nel prato incolto. Per non ascoltare le sirene Virginia si è tappata le orecchie. Troppo breve l’amore. Le lenzuola ad una sola piazza. I cocci delle tazzine riparate con l’attak. Il vaso di cristallo vuoto. Volano basso le penne dell’oca sgozzata. Il sipario si è chiuso. Per terra, il suo abito da Pierrot calpestato. Un traffico maledetto le impedisce di arrivare in tempo. Non ce la farà a dare aria alle stanze. Né a togliere quella stramaledetta muffa. Rimane sul marciapiede a guardare tutte quelle ruote muoversi. Tutti quei clacson. Il cancello cigola. La ruggine entra nelle ossa e nei tendini. Il cappello bianco con la piuma blu sull'erba. I guanti di pizzo bianchi impigliati nei rami spinosi di rose appassite. La puntina del grammofono, produce un suono discorde. La bellezza spesso non vuole farsi riconoscere, si nasconde tra i rovi, a volte si mimetizza nel fango. Nel giardino il vuoto e il silenzio giocano a nascondino. A volte l’uno entra nell’altro. La loro è una danza quieta, a volte macabra. Si prendono a braccetto e salgono le scale. Oggi Virginia ha spento tutte le luci. Le gocce di cristallo sono opache.L’assenza abita ogni pertugio. Eppure l’urlo dei ricordi spegne ogni molecola di silenzio. Lei non può sedersi, tutte le sedie della casa sono occupate da ombre piene di vuoto. S.M.
Id: 44706 Data: 20/10/2017 13:28:24
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Il divano a righe
IL DIVANO A RIGHE Sono stati i parenti a trovarla. Adesso è Il divano a righe a trattenere il corpo. ...Sono trascorsi ben sei giorni da quando il tempo l’ha espulsa dalla sua corsa. Se fosse uscita sarebbe accaduto al parco. Sulla sua panchina, quella a destra della magnolia. Vicino a lei la busta di latte scremato comprata al bar dell’Ortensia. Sarebbe forse potuto accadere, anche sul prato. Poco più in là dalla mano sinistra un rivolo di latte scorrerebbe nel verde, fino a convogliarsi in una piccola pozza candida. Quelli dal passo veloce non se ne sarebbero accorti. Emilia invece avrebbe sicuramente chiamato un’ambulanza. -Al telefono non rispondeva- giustifica la figlia, -davo per scontato fosse al parco.- Nemmeno l’Ortensia, con la testa sempre fra tazze, tazzine Cappuccini e caffè non né aveva notato l’assenza. Sono stati i parenti a trovarla. Adesso è Il divano a righe a trattenere il corpo. Il macellaio è convinto che avrebbe potuto salvarsi. La parrucchiera denuncia la solitudine. Il postino dà la colpa all’indifferenza. La figlia con loro, è invece assai clemente. Lei sembra avere le idee chiare sul colpevole. Telefona alle pompe funebri . Dopo, fra una lacrima e l’altra accusa il destino. Serenella Menichetti.
Id: 44360 Data: 25/09/2017 10:07:29
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Noi collezionisti di niente
Aveva pavimenti di mattone consumato, la nostra casa. Una poltiglia di rosso, sudore e cera, colmava buchi e... avallamenti. -Vedi come brillano?- Mi mostravi asciugandoti la fronte- Nei tuoi occhi pervinca risplendevano stelle. Un acquaio di pietra grigia. La madia di legno scuro. Il grande desco di marmo. Il forno invaso da aromi Una nonna con la testa interamente coperta da una pezzola scura, quieta spalmava panna di latte su pane fresco. Un magico gatto tigrato, di giorno, acciambellato su una sedia impagliata attendeva il tramonto, per aprire con la grossa zampa il chiavistello, raggiungere la notte e divorare il buio con il giallo degli occhi. La morte di nonna l’aveva fatto sparire. Sono certa che conoscesse la strada per il Paradiso. Ognuno prende la propria strada. Ancora si illuminano i tuoi occhi guardando l’immagine di carta che mi rimpiazza. Ti sei sempre accontentata di poco, mamma. La felicità la trovavi in quella piccola area della tua anima coltivata a fiori di campo. Noi che amiamo il collezionismo cerchiamo in altri luoghi, con altri mezzi. Lasciamo che l’erba cresca alta e i rovi soffochino il terreno dell’essenza. Anche gli specchi di ogni foggia e misura sono innumerevoli. E se rifletto la mia immagine, io non ti trovo. Serenella Menichetti
Id: 43983 Data: 30/08/2017 08:44:09
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La piazza
Sta lì, immobile. Non vicino alla circonferenza. Proprio nel centro.... Si guarda intorno, senza vedere. Canticchia tra sé e sé il ritornello di una canzone d'epoca indefinita. Nessun movimento. Solo le pupille ogni tanto si muovono. Il signore con il cane le gira attorno senza accorgersi della sua presenza. La signora con la veletta e le guance incipriate a passi lenti lo segue. Emilie con la sua borsa colma di frutta fresca, in maggioranza pesche nettarine, acquistata alla bancarella di Mary, la sfiora. Carolina si ferma a guardare i conigli nani. L’orologio del campanile segna le dodici e quaranta. Niente zucchero filato dice Patty a Jennyfer. Vociare di bambine con la collana di nocciole al collo. Lei, sempre lì, immobile. Elsa legge un messaggio sul cellulare e sorride. Il campanile non ha orologio.
Id: 43971 Data: 29/08/2017 10:35:31
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Avrei voluto un caleidoscopio
La succulenta ha partorito straordinari fiori. Ci conoscemmo al mare. -Per favore ha un cerino?- Mi dicesti. Ti accesi una sigaretta.... Frammenti di cielo, di sole, di mare, si staccavano e si univano. Stamani ho trovato per terra, mozziconi neri, di fiori spenti. Le donne avevano il compito di tenere il fuoco acceso. A volte gli elementi si esauriscono. -Vedrai per il tuo compleanno troverai una sorpresa!- Disse papà. Vivere nell’attesa, non è il massimo. Per strada e nelle piazze si possono fare incontri deludenti. Ersilia ha pelle di tartaruga. Nei buchi laterali del volto, intermittenti lucine scure, si accendono e si spengono. Ha mani piccole e vuote che hanno cessato di aspettare.
Id: 43785 Data: 12/08/2017 13:07:40
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Il ragazzo che ascoltava i Coldplay
“Mi vedo sgretolare e cadere di faccia”... “Vedo tutto scomparire senza lasciare traccia” La tua musica ha parole distanti. Mille miglia lontane da chi il senso ha trovato percorrendo una strada di valori asfaltata. Ma si fanno vicine se dal Giuda di turno per pochi denari tu vieni venduto. Diventando lo schiavo di un regime spietato. E si fa boomerang, la tua mano tesa verso chi tra i flutti dell’oppressione annega. Fino a colpirti: una, mille volte, fino a morte. Troppi volevano vestirti di una storia non tua di un tessuto di sesso di un tessuto di droga Poi la lampo bloccare per chiudere in fretta. E c’era chi eclissava la coscienza e rimaneva muto per proprio tornaconto. Ma chi t'amava veli tolse ai finti ciechi e sbranò brandelli di palpebre. Per restituirti l’abito di sempre: quello chiaro, come un cielo senza nubi. Serenella Menichetti
Id: 43435 Data: 08/07/2017 11:15:32
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Liberazione
Nell’attesa che l’angoscia si sciolga indossi maschere da pagliaccio. I larghi sorrisi non celano l’affanno del respiro. Al lume della luna, il fantasma, il sogno spegne. Si accende pure al grigiore dell’anima lo sguardo, quando su me posa. Non c’ero quando hai gettato i sorrisi. Del tuo volto oggi che la falce: di sofferenza lunga catena ha spezzato, mostri distesi lineamenti. Ed io ti ritrovo così vero, così libero, così bello. Serenella
Id: 43044 Data: 03/06/2017 10:24:12
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Tempo interno
Il maestrale sbatte sullo scoglio dell'anima: pezzi di tempo accaduto, lembi strappati a tempi scaduti. Volti color seppia dai lineamenti liquefatti. Lacerate icone, intrise di liquido obsoleto. La loro retorica è colla che congiunge all'esterno accadere. Odori e sapori a volte provocano la scintilla che rivela. Due tempi, scorrono su binari di luce e buio. Intanto che uno perde forma e all'essenza si somma il viaggio scivola verso quel nulla senza frontiere. L’immagine va oltre sé stessa e la memoria nell'ignoto s’annega. Serenella Menichetti
Id: 43019 Data: 31/05/2017 17:08:31
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Forse sono un gatto grigio
Non so se sotto questa nebbia grigia ci sia un paesaggio, oppure no. Piccole ombre grigie camminano carponi.... Assenza di umane voci. Un flebile lugubre miagolio. Processione di gatti lentamente sfila. Sono forse più di cento o di mille. Troppa spessa la nebbia per contare. In un tempo senza quantità. In luogo senza identità. Guardo Immobile l’ultimo gatto passare. Forse anch'io, sono uno di quei gatti grigi, uscito dalla processione. Non ricordo quando. Assenza di rumori. Assenza di gatti. Tutti inghiottiti da un buco nero. Una solitudine senza colore né spessore mi fa compagnia. Guardo senza vedere Ascolto senza sentire senza emozioni: la sinfonia del nulla. Serenella Menichetti
Id: 42444 Data: 17/04/2017 18:55:50
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Madre altra
MADRE ALTRA... Nello sfiatare di memorie si dilatano gli orologi. Lentamente le lancette s’incamminano in circolare andirivieni di apri e chiudi. Nell’onirico e reale divenire: La storia si ripete- si ripete la storia. Sottile il filo che vita e morte lega. Lo sa bene l’albero di melograno da stille di sangue di Dioniso sbocciato. L’Attrazione degli opposti desta l’energia distruttiva della tigre. Intricati fili di potere, con mani grondanti sangue tessono: maledette trame In disfatti nidi, rondini madri tremano. Stringono sotto l’ala rondinini. Una Madre partorisce su un barcone. Delle madri la Madre accarezza del figlio morente il volto. Un’altra straziata piange del suo la morte! In guerra dilaniato, da una madre altra. Serenella.
Id: 42426 Data: 16/04/2017 08:55:28
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Prodotto d’epoca
Prodotto d'epoca. Metamorfosi di nulla. In dedalo di comode strade eclissato. Evi ta re ne ga ti vi tà Du ri mon di evi ta re. Insoddisfazione t’inonda dolente dannandoti. In penuria di movimento d’arto né raccogli luce al firmamento. Né senza scontro, battaglie superare. Succhiare nettare. Caparbiamente aggrappato al lato edulcorato della vita. Accovacciato in grembo a prostrati ignari genitori. Né folgore ti scuote dell’opposti. Né incorporeo colore. Mollemente adagiato su cuscini di seta e fallimento: ti crogioli in brodo tiepido di niente. Ingenuo attendi indolente spighe fantasma da seme di grano, in campo di miraggi, seminato In assenza di totale colpa. A colpa d’epoca, colpevole: da capo impantanato in putrefatto pantano. Serenella Menichetti.
Id: 42362 Data: 12/04/2017 08:12:36
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Volle amare quel giorno
Vestita di giallo. Volle amare quel giorno. Volle amare nonostante le alghe ghermissero i piedi. Nel ghetto degli incoscienti ingabbiata. Cercava pane e gherigli, stretta in ghette d'abbagli. Trovò streghe e incantesimi. Ghepardi balordi giocano a dadi in un prato bugiardo Volute di nebbia: mostri arcaici celano. Sotto sabbia, assenza d’aria uccide neuroni. Volle amare, senza ritorno, in un giallo giorno di giugno. Un gatto bianco, dagli occhi di vetro, ucciso da auto impazzita. Migliaia d’uomini ancora tra i flutti periti. La moltitudine di attentati che replica il gene. La morte roboante che dal cielo diluvia. Intenzione di sordi decessi, nell’aria svolazza. In un prato, arsa viva, donna di giallo vestita. Dal vento investita, in alto vola una cenere nera. Volle amare, senza ritorno, in un giallo giorno di giugno. A terra, tra spighe di grano osservano il cielo: papaveri rossi . commossi. Serenella Menichetti.
Id: 42353 Data: 11/04/2017 19:07:57
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Dedicata
A scolpire nome plurale duali suoni.... ANNA! Anna: donna d'acciaio da fuoco forgiata. Aquila dalle ampie ali che in alto vola. Cavalla a briglia sciolta che contro vento trotta. Leonessa madre che allontana e sbrana. Anna: donna di sole e ghiaccio. Popolana e regina, amica e amante. Fata e strega, santa e baccante! Anna che sussurra e grida. Anna che resta, Anna che fugge. Anna che ama ed odia. Anna che si dispera. Anna la lottatrice. Anna la chimera. Anna la fenice! Anna che muore, che risorge e ancora muore. Anna che rinasce a nuova vita. Sempre più forte! Anna demiurgo Donna che la morte sfida. Il suo motto: "Post fata resurgo" Anna: Oggi più che mai viva! Nannaré- Tivedo, ti sento, ti tocco! Sei qui: appresso a me! Serenella Menichetti.
Id: 41730 Data: 28/02/2017 11:06:23
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La regina è nuda
LA REGINA E' NUDA. Niente gabbiani né tramonti adamantini nel plumbeo cielo. Sospesi sopra un mare di pece:... spelacchiati corvi neri. Dal ventre sterile della terra s’alzano flebili lamenti. Tutto ammorbato e infetto intorno. Tronchi d’ulivo cupi e anchilosati, piegati su se stessi come vecchi artritici. Con il gelo nel cuore: ascolti i rantoli delle stremate palme. Mentre coaguli d’angoscia ti ostruiscono le vene Il lugubre rintocco della campana del silenzio batte i suoi colpi. -La morte si è infiltrata ovunque- mi racconti. -La senti, è lei che ulula. Adesso la fa da padrona – - -Vecchio, tu stai delirando-rispondo -Non voglio ascoltare le tue fandonie- Concludo. Mi copro le orecchie con le mani e fuggo. Mi fermo, quando la tua sagoma rimane ai miei occhi, solo un minuscolo bruscolo nero che non c’è verso di scacciare. Vado alla ricerca di farfalle, e gabbiani. Niente, non riesco a trovare più niente di ciò che c’era prima. I lunghi tentacoli della piovra che avviluppano la vita, cercano di spegnere il mio canto. La campana del silenzio continua a muovere il suo batacchio con sordi rintocchi di morte. Sfinita, delusa mi addormento. Un risveglio senza gabbiani, un foglio accartocciato. Una poesia scabra. Né trucchi né orpelli. La regina è nuda. Serenella.
Id: 40755 Data: 30/12/2016 15:04:54
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Anche lalbero sa dellattesa
Al cadere delle foglie tra scricchiolanti grida un grumo di melanconia attacca il tronco. Tra l'indifferenza del vento. Con sforzo di radici s' aggrappa alla terra. Sotto una spessa scorza nasconde un vuoto di solitudine. Esso ha consapevolezza dell'incontro con il ponte di gelo. Passaggio obbligato. Conosce il segreto dell'attesa. Sa che tutti i punti della circonferenza sono la sua dimora. Di lei si nutre: per raggiungere il fiore di pesco. Serenella Menichetti
Id: 39523 Data: 26/09/2016 13:35:48
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Il mio nome è Valeria
IL MIO NOME E' VALERIA “ Quaderno Proibito di Alba De Céspedes” Fugace nome. Vulnerabile. Leggero.... Velo senza mollette al filo steso. Caduca corolla di soffione al vento esposta. Nel flusso del tempo numerosi nomi comuni mi percorrono Il primo: Bambina Rosa veste del primo vagito in virtù della vagina. Bambina di...... Poi la successione: Moglie di..... Mamma di.... Impiegata di..... Tra le righe, delle bianche pagine di quaderno Copertina nera come il peccato In cui segreti mi narro. Cerco il mio nome. Quello vero d'individuo. Da padrona lo indosso Abbiglio l'anima di lui. Nel percorso del mio narrare Da coppa di puro cristallo degusto la mia unicità Un sorso per riga. Finché ebbra distruggo tutto in un falò. Onde evitare dell'incomprensione la cicuta amara. Serenella
Id: 39071 Data: 20/08/2016 17:28:43
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Agonia della luna
AGONIA DELLA LUNA. E' morto il guardiano del faro. Cento coltellate nel costato. Sventrato giace sullo scoglio dell'isola che non c'è... Il vento di levante scompiglia l'anima. Piange Selene. Cadono migliaia di gocce di luce. Solo pietre di ghiaccio. Pirati bevono wisky e brindano al grande buio. Vascelli fantasma cavalcano onde di morte. Colature di vernice nera sulla “notte stellata” "La selva" più non si rischiara. La perfezione del cerchio è in difetto. E voi che l'avete stuprato possiate cadere dentro le viscere della terra. Ch'essa divenga la vostra fossa comune. Ad Oriente Fuoco sugli ospedali dei bambini. Nei vicoli. Nei quartieri. Sulle scuole. Nei giorni macchiati di odio Nelle vesti zuppe di sangue della notte. Impallidisce la tua luce Luna! Noi morti viventi sbattiamo da ogni parte. Allorquando l'innocente giglio ti feconderà di sperma candido. Tornerai perla lucente. Noi dall'utero della terra risorgeremo In un mondo non ancora accaduto. Serenella Menichetti.
Id: 39028 Data: 17/08/2016 16:25:49
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Trasformazione
TRASFORMAZIONE Una rivoluzione temporale sventra l'orologio cosmico la terra cambia il suo giro. Si srotola la spirale del tuo DNA. ... Energia migra in altra dimensione. La materia imputridisce tra le macerie di un mondo marcio. La tua identità cade nel vortice di un tempo sospeso. Chi sei? Chi sarai? Energia senza volto che non si materializza in attesa di abitare corpo nuovo. Ciò è forse la fine? Oppure l'inizio?
Id: 38992 Data: 13/08/2016 11:09:51
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Quando scrivo
Quando scrivo apro la porta di un sogno. Entro in punta di piedi, dopo inizio a camminare “No, non hai capito non è propriamente un sogno “E' una situazione quasi paranormale” No, non posso uscire per accendere il gas. Anche se quel sugo alle vongole è delizioso.” “Quando sono nel mio sogno, penso ad altro. La cucina è talmente lontana. Si, anche tu sei distante. Anzi ad essere sincera non ci sei proprio. E non c'è nemmeno la nostra casa. Addirittura non c'è questo piccolo studio dove mi ostino a battere lettere, costruire parole, edificare concetti, innalzare universi. Partorisco personaggi che non ho mai visto Vengono alla luce, così: come le nostre figlie. E devo dargli un nome, un vestito e pure cibo.” “Ti ricordi quanto era carina la mise del battesimo Bisso bianco, smerlato di rosso.” “Io sono la madre, quella che non compare sulla scena. Comunque se hai proprio fame, scongela il sugo e fatti un piatto di pasta. Non posso saperlo, non voglio saperlo. Nel mio sogno, il tempo, non è contemplato. Solitamente: prima di entrare, appoggio la zavorra delle ore, fuori dalla stanza.”
Id: 38641 Data: 15/07/2016 09:25:10
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Viaggio altro
VIAGGIO ALTRO. Il treno scivola sulle rotaie. Urge raggiungere l'oscura meta che mi abita. La sento nello stridio delle ossa ... e nell'intenso pulsare delle vene Avvolta nel lucore lattiginoso d'una luna ammalata M'inoltro nelle fosche gallerie del mistero Dove il tempo degli orologi molli si dilata. La memoria schizza dalle vene indurite coaguli. La verità dell'istante nuota in una melma viscosa. Volti dai sorrisi mozzati a rami appesi. Croci annerite e lorde di sangue. Da corpi violati si alza esplosione di singulti. In fondo dove il nero s'incupisce: mucchi d'involucri d'organi sguarniti. Uomini senza tempo danzano intorno ad un fuoco dove la vittima arde con sfrigolio di carne bruciata. Odore animale ammorba il tempo. In macabro rituale uomini scambiano calici di sangue. La corruzione posa auree corone sui capelli tinteggiati dell'orrore. Sui rami più alti di una sequoia: le ossa del collo infrante, dondola il corpo pallido dell'umanità impiccato da un boia senza tempo. Collassati: i miei perché si estinguono. Non Serena.
Id: 38048 Data: 31/05/2016 08:53:13
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Nulla
La voce rauca esce dall'abisso in lettere sconnesse. Troppi i buchi vuoti da colmare. Le sordide nuvole: sono così dense e nere. Non riesco più a vedere gli astri. Il dolore graffia la gola. La verità è grumo di sangue che ottura le vene. Si è frantumato il mythos. Sceso a terra tra la polvere. Calpestato da piedi troppo grandi, geme. Si dibatte tra le fauci del nulla.
Id: 37884 Data: 22/05/2016 20:54:27
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Incorniciata in un quadro di Magritte
L'intonaco danneggiato evidenzia il grigio. Spegne le luci della ribalta. La mancanza di colore ti cola addosso. ... Ti spinge sulla sedia di un cinema di periferia: Immagini in bianco e nero scorrono. Volti antichi senza effetti speciali passano. A tratti una torcia trafigge gli occhi Il volto di Anna Magnani è maschera d'angoscia. Che colpisce la bocca dello stomaco. L'immobilità delle persone sedute ti fanno sentire intrappolata in un quadro di Magritte. -Preferisco Dalì!- Vorresti gridare. Vorresti muoverti- vorresti uscire. Con gambe di piombo rimani in un'immobilità senza confini. Sospesa. Lo spazio- il tempo- la vita si annullano fino a scomparire. Resti incorniciata. Appesa ad una parete. Di una stanza senza finestre. Serenella Menichetti
Id: 37877 Data: 21/05/2016 21:28:04
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In giro
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UN OGGETTO
Sta sul comodino, sopra il centrino, tra diverse riviste di moda.
Sulla destra i grani del rosario di nonna Andreina.
Un oggetto smarrito, un minuscolo ” io”
completamente schiacciato dalla carta stampata.
Adiacente alla parete, la poltrona gialla, sommersa
da innumerevoli stracci, indossati una sola volta.
Una maglietta grigia. I jeans bucati.
Il piccolo reggiseno a pois neri.
Un lembo di pizzo, appartenente al resto degli sleep crema,
fuoriesce dal fondo della gamba dei jeans.
Tra lenzuola sgualcite, lei. Gli occhi puntati in alto.
L’ adolescenza che sale sul soffitto, per ricadere sul corpo filiforme.