Di cosa ancora sarà capace questo concorrente affezionato
alla rincorsa scoordinata per il salto?
In alto, in basso, nel vuoto pneumatico.
Respiro d' ignoto quando i battiti s' intonano al rumore di fondo
che sussurra la sua lingua nello spazio circostante.
Cosa capire è un prendere e lasciare, un presagio di avventure
in territori della mente ancora inesplorati
di cui ricordi le tenere mannaie, i ponti levatoi, le mura da scalare.
Perchè ci sei stato, nelle vite precedenti che indossi contemporaneamente.
Quel pensare ricorrente eppure dimenticato.
E' una ronda circolare per un luogo immaginato
fino al punto d' evasione; farne un miraggio nel deserto è un' emozione
la cui unica ragione è mentire a se stessi
pur di non trovare il coraggio di superare i propri limiti.
Ma è veramente necessario sporgersi fino a perdere l' equilibrio?
Oppure hai vinto quando rinunci al desiderio?
Di possedere tutto pur di sentire di non aver bisogno più di nulla?
E la fonte è acqua fresca dalle tempie dell' origine
che non trattieni nella coppa delle mani giunte.
E ti manca qualcosa che la sete non compra.
L' esigenza di un' ascesa trascendente la materia contempla
che lo spirito fallisca, per abitudine ad una tenera condotta,
adesione alla superficie delle cose, come dinamica d' approdo.
Manovra eterodiretta o maremoto.
Il porto è una condizione di partenza, disinnescato il ritorno a casa
come un letargo del pensiero, da cui ti svegli in mare aperto.
Il vento che ti spinge può essere davvero l' unica strategia che conti.
E le onde, le nocche del destino.
Chi vuole dio lo preghi chi annega?
Pugni chiusi senza virgole.
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