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Il Richiamo

di Maria Teresa
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Pubblicato il 16/02/2020 02:56:11

Dal romanzo IL RICHIAMO, 2017

(...)
Soccorsa era ormai ricoverata da oltre dieci giorni nella Casa Sollievo della Sofferenza, inaugurata nel 1956, la cui costruzione fu resa possibile grazie alle donazioni provenienti da sostenitori e credenti di ogni parte del mondo.
Aveva ultimato tutti gli esami previsti per procedere all’asportazione della cisti, seguita amorevolmente dalle cure delle monache.
Il giorno prima dell’intervento, Maria portò la bambina da Padre Pio, affinché la benedicesse.
La donna, in palpitante attesa, in fila tra i tanti fedeli, temeva l’incontro, per paura di non essere degna del supporto benevolo del frate. Si era diffusa la voce del suo carattere burbero e del fatto che non si facesse scrupolo di rifiutare le benedizioni a chi non aveva un animo retto o cacciando in malo modo chiunque omettesse particolari peccaminosi durante la confessione.
Trepidante, stringendo la piccola per mano, con il cappottino in panno sul pigiamino e il berretto di lana calcato in testa, arrivò dinanzi a colui che, di lì a poco, sarebbe stato santificato. Avesse potuto, ora sarebbe scappata, ma inginocchiatasi al suo co-spetto, il petto in tumulto, fece avanzare la bambina.
Le parole le vennero meno:
– Padre, domani mia figlia deve operarsi – fu tutto ciò che riuscì a dire.
– E perché l’hai portata qua “chë stu frìddë? Va’, pëccënè va’”, vai al caldo. Mamma tua è sciagurata “tu në ndi’ pucchètë” – e così dicendo le pose una mano, il palmo rivestito dal mezzo guanto di lana marrone, tra il capo e la fronte.
Pochi attimi in cui Maria ebbe la sensazione di aver visto i suoi occhi avere un moto di tenerezza per poi ridiventare rigidi e autorevoli. Le sospinse a lato della fila, in segno di commiato.
La donna si incamminò per fare rientro alla casa di cura, confusa, rimproverandosi per avere osato tanto.

Quella stessa notte, appisolatasi su uno dei lettini vuoti della cameretta d’ospedale, fu svegliata di soprassalto da un violento attacco di tosse di Soccorsa.
Prontamente la sollevò a sedere, ma la tosse aumentava sempre più. La bambina sembrava perdere il respiro, cominciò a diventare cianotica, il corpo smosso da continui sussulti. Non riusciva neanche a piangere, solo gli occhi dilatati ne facevano intuire il terrore.
Maria si precipitò in corridoio, urlando spaventata e chiamando le suore che, in due, accorsero prontamente.
Le poverette si prodigarono al meglio, inutilmente, fin quando una di loro, corse a cercare il medico di turno, vedendo ormai la bambina allo stremo. Sfinita. Senza più forze.
D’un tratto si afflosciò tra le loro braccia. Smise di tossire.
Temettero il peggio.
Poi, un primo colpo di tosse e al secondo – che sembrò squassarle il petto – Soccorsa sputò la cisti.
Grossa come una noce, finì tra le mani della suora, incredula.
Da quello stesso momento la sua guarigione fu completa, senza bisogno di ulteriori cure. Solo sporadici controlli per seguirne la cicatrizzazione, che avvenne in maniera altrettanto naturale e veloce.
Si gridò dapprima al miracolo, ma il responso ufficiale fu che clinicamente era possibile accadessero episodi simili, anche se di rarissima eventualità.
Maria sapeva bene dentro di sé, che così non fu. L’intera famiglia era consapevole di essere stata oggetto di un evento soprannaturale, grazie alla magnanima intercessione di Padre Pio. La donna non dimenticò il guizzo di benevolenza verso la bambina, sfuggito agli occhi del frate.
Cercarono di spiegare l’accaduto, poi finsero di accettare la diagnosi definitiva, fors’anche per il timore di essere ridicolizzati. In fondo non erano che gente comune, priva delle conoscenze e delle credenziali adatte per controbattere le tesi di professori e medici specialisti. Ma la devozione per il frate, da quel momento, fu ancora più completa e incondizionata.

Maria avrebbe sempre fatto in modo di ricordare a sua figlia la mano santa che la benedì e la miracolò: “Va’, pëccënè va’, tu në ndi’ pucchètë.”
Ogni 9 marzo per tutti gli anni a venire, madre e figlia si sarebbero recate in visita dal frate, e successivamente a pregare sulla tomba di “San Pio da Pietrelcina.”
In tutta la loro semplicità non ebbero bisogno della canonizzazione per sapere che fosse un Santo, un prescelto da Dio.


* (E perché l’hai portata qui con questo freddo? Vai piccolina, vai. Vai al caldo. Mam-ma tua è sciagurata, tu non hai peccati)



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