Torno spesso al bianco delle cose
la neve dei greppi, il muschio gelato
il fiato nell’aria e i fiori del pruno
nel vento che sfuma di rosa il ricordo
del lino sfrangiato e il latte col pane.
La curva del giorno nella bava di nebbia
il bianco del mio dente perduto, il primo,
e il sapore del sangue, la curva del viso
appoggiato alle mani e il primo quaderno.
L’abito bianco dei miei sette anni
con fili di seta e due dita d’amore,
nel profumo incantato dei gigli
e la cera di candele appassite all’altare.
Ho guardato fino a straziare gli occhi
il riverbero immutato della neve,
cercando nelle orme la logica dei voli,
il perché del tempo e delle sillabe lasciate
e non ho trovato nulla, solo bianco.
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