La casa di fronte non mi ferisce più
appoggiata a uno scaffale vuoto
trema una tenda sollevata a metà
la catena che regge un cartello oscuro
è lunga e distante, illeggibili numeri e date
o memorie felici.
Le iniziali di un nome, a mezza altezza
non trovano spazio per dispiegarsi.
Dentro orbite scure, nel suo tempo di sale
luci e suoni sfocati.
Distante sull'asfalto un segnale di stop
illividisce al ghiaccio.
Occhi e lingua pietrificati sostano al sicuro
vive sogni in libertà il corpo da guidare
e la mano che sfiorava una gabbia.
La casa di fronte ha la faccia giusta del dismesso
su una scala di legno vasi di fiori secchi
dondolano con un brusio d'insetto.
Al pomeriggio la sua ombra cade su di me
offusca il mio giardino assolato
proponendomi silenzi aridi
ma a dieci metri la gioia è vicina
corre col cane e i bambini.
Al mio cancello a volte, arrivano momenti felici
come petali al vento
io li vedo, li raccolgo e ricordo
ritrovando voci che ricompongo
piano, in un’altra atmosfera...
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