Fiduciosa si abbandonava all’amore
in cerca di protezione e complicità
Ho un corpo ma non è più mio
l’ho donato a lui in un giorno d’estate,
mentre tra l’erba mi accarezzava a lungo
con la sua mano grande, morbida, sicura.
Mi sorrideva dolcemente e
il mio cuore ha perso un battito,
è stato allora che lui lo ha ingoiato
con un solo avido boccone.
Ho un corpo, ma non è mio,
è solo suo.
Lo usa come vuole, senza chiedere.
Le sue mani frugano ovunque
penetrano e tormentano la mia carne,
lasciando dolorosi segni al loro passaggio.
Io resto lì, immobile ad occhi aperti e seguo
improbabili disegni sulla parete. Aspetto solo
il dopo, quando potrò chiudere gli occhi
e finalmente riposare dentro me stessa.
Avevo un corpo, ma l’ho perso tra l’erba.
Volevo ritrovarlo, lo rivoglio, dicevo,
ma lui no, lo voleva solo per sé.
In un qualunque giorno d’estate,
nel silenzio della sera,
lui piangeva forte.
Accarezzava il mio corpo,
abbandonato sul prato,
con la sua mano grande, morbida, sicura.
Con le sue lunghe e interminabili carezze
spalmava sulla mia pelle
il rosso del mio sangue mescolato
al grigio delle sue lacrime.
Ripeteva sussurrando,
come un mantra atroce:
non mi devi lasciare, mai più, mai più...
e fu proprio così.
(Dialoghi Imperfetti, 2013)
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