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Studi sull’isteria d’Impero Romano - V

Argomento: Storia

di Giuseppe Paolo Mazzarello
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Pubblicato il 13/06/2009 21:57:22

Studi sull'isteria d'Impero: i principi guerrieri del III° secolo AD
del Dr. Giuseppe Paolo Mazzarello

Hedwig is the snowly owl of Harry Potter-
Che cos'è la corruzione in un sistema politico? L'organizzazione sistematica dell'incapacità. Essa può essere primitiva o secondaria. Nel primo caso la capacità non è mai esistita se non per finta: la società è solo relativamente cresciuta in complessità. Nel secondo caso, essa esisteva in un passato che non è più fruttifero: restano i surrogati di variabile qualità. Gli imperatori Romani dovevano esistere per rendere possibili e rapidi i movimenti militari. Questi ultimi si verificavano lontano da Roma e non si ponevano molte alternative. L'imperatore era espresso dalle guarnigioni impegnate nelle operazioni. L'imperatore doveva essere sul posto od essere in grado di raggiungerlo. L'imperatore non aveva neppure una residenza stabile ma variabile in base alla sede delle operazioni. La capacità dell'imperatore era messa in discussione dalla Storia. La capacità della sua burocrazia non era messa in discussione da nessuno. L'imperatore poteva risolvere i problemi bellici e dedicarsi all'amministrazione. Se era bravo, le cose andavano bene. L'imperatore poteva essere sopraffatto dai problemi bellici e l'impero sarebbe caduto. La burocrazia, resa necessaria da un'azione imperiale civile a corrente alternata, non aveva nessuna forza in sè. Nessuna burocrazia ce l'ha mai. Essa dipende sempre dalla forza altrui. Anche dalla forza dei nemici del sistema per soppiantarlo e sostituirlo. Era quello che si apprestavano a fare i Goti in Occidente. I Persiani, non più solo Parti data la crescita della coalizione nelle loro terre, si limitarono a circoscrivere la presenza di Roma in Oriente non volendo misurarsi con la cultura Greca. Le condizioni per muovere il corso della Storia esistevano in tutte in queste premesse. Il mondo odierno non contiene alcuna premessa di movimento, infatti non si muove, ma gli elementi nuovi sopraggiungono sempre. E' solo questione di tempo. Decio morì in Mesia, impegnato in guerra coi Goti. Le legioni espressero Gallo che si accordò malamente col nemico e tornò a Roma. Escogitò la nomina di due imperatori associati, tornò in Mesia e non riuscì ad altro che a farsi ammazzare dai suoi ribelli soldati. Uscì fuori Emiliano. Egli aveva vinto i Goti a Kniva ma non convinse i suoi soldati che, dopo tre mesi, lo avevano già liquidato. E fu il turno di Valeriano, eletto in Gallia dove premevano i Franchi. Egli raggiunse l'Oriente ed inizialmente sconfisse i Persiani in Siria. Poi fu sconfitto ad Edessa e morì loro prigioniero. Era già stato suo associato ed, ora, divenne ordinario il figlio Gallieno. Aveva combattuto in Gallia ed in Tracia, si ripetè in Siria, dove pensò di associare l'arte della diplomazia a quella della guerra. Nominò Odenato, principe di Palmira in Siria, 'dux' dell'Oriente nel quale Mommsen vede un principio d'impero Romano colà residente. Protesse le arti e, se non i Cristiani, intavolò con loro qualche dialogo filosofico che sarà stato almeno un piacevole diversivo. Morì a Milano tradito da generali mentre era impegnato in una sua guerra privata. L'imperatore Claudio il Gotico sconfisse gli Alamanni sul Garda, ma intanto quelli erano già arrivati fin là. Massacrò i Goti a Naisso in Mesia, ma intanto quelli avevano già saccheggiato Grecia e Macedonia. Morì di peste in Pannonia, chè talvolta le malattie ne uccidevano quanto i pretoriani. L'imperatore, venuto dalla Pannonia, fu Aureliano. Dove prese tutta l'energia per correre da ogni dove, impugnando il gladio, se non dal glorioso passato della sua patria? Avevano fatto grandi cose, i Romani, e non era ancora il tempo di venderle ai saldi. Succeduto a Claudio II° dopo la breve presenza di Quintillo, il Magiaro sbattè fuori i Franchi dalla Gallia, i Vandali dalla sua Pannonia, gli Alamanni (udite, udite) da Piacenza, i Goti dai Balcani. Rimuovere la regina Zenobia da Palmira non dovette essere l'impresa più difficile. Costruì le belle mura Romane. Era troppo serio per i suoi ufficiali che lo uccisero vicino a Bisanzio. Tacito combattè in Asia Minore e si meritò il titolo di 'Gotichus maximus'. Curò la rete stradale ed anche per questo, nonostante appena un biennio di regno, si meriterebbe un'altra onorificenza. Un amministratore odierno non ce la farebbe neppure se durasse in carica un secolo. Rinforzò il potere giudiziario del senato, che almeno avrebbe fatto qualcosa. E dire che aveva una nazione percorsa da barbari armati, altro che clandestini affamati! Egli morì sulla strada per Roma. Seguirono negli anni: Floriano, Probo, Caro, Carino e Numeriano. Li abbiamo citati tutti perchè provenivano dai ranghi della truppa e comunque ce la misero tutta contro i nemici della patria, usurpatori compresi che nascevano come funghi qua e là per l'impero. Non tutti furono esempi di virtù. Comunque morirono sui campi di battaglia o negli accampamenti teatri di congiura e furono uomini prima o più che principi. Per questo li abbiamo inseriti tutti nel capitolo dedicato ai principi guerrieri.
'Oh, when you go to Africa
Happy, happy Africa
You live along like a king-o
Right in the jungle all alone' (Perez Prado).
E siamo giunti alla fine del AD 284.


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