La loquacità, giusta prole di certi stati d' ansia,
vuole essere battezzata con silenzi di bellezza straordinaria,
ogni tanto, su certi campi di battaglia,
che hanno il Gran Sasso sullo sfondo, vicino
ad un naturale stato di grazia
consentito alla vista da un cielo consolidato
da consolazioni plenarie, accordate ad ogni mea culpa delle nuvole
in sessioni straordinarie di trasfusioni di sangue.
Per milioni di anni, di azzurro di pietra altare.
Così il cane corre spensierato, per i prati di montagna
su campi da tennis abbandonati, su piste d' atterraggio irregolari.
(Ed io dove vuoi che vada se la portata del mio radar è di pochi atomi?)
Nella latenza degli occhi, il suffragio universale delle immagini.
Delle forme connesse di solitudini diverse:
Le macchie di neve residua, l' erba piegata dal peso trascorso,
le altalene e lo scivolo, la panchina, su cui mi siedo
per fumare una sigaretta di lato
all' aria che si respira tra i rami degli alberi;
nessuno si senta solo coincide col centro, concede alle radici di crescere
io, in rappresentanza dell' essere umano, una figura da poco.
Giusto il tempo di sostenere le ragioni di un vuoto perenne.
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