Quando ossidi e sali
di noi muto sedimento
sarannno indescrivibile miscuglio
quel niente che fu nostro -
che so?
- non l’anima non l’audacia né il pensiero –
- non il sogno non l’intelletto né il volere -
- neppure il torto o l’idiozia -
quel niente
che da impeto morì movendo l’aria -
quel niente
che si finse asta di dispersi
vessilli nella bruma –
quel niente che tormentò
quel “forse tutto” anarchico -
non sarà neppure macchia
Sarà non mio il silenzio
a mescersi nel non tuo
con tutti i silenzi liberati
a confondersi nell’unico sbadiglio
che abolisce dell’umano tutte le misure
tutte le norme e le cronologie
Tu - glabro animale -
il cui banale esistere
nutri scaldando il sogno
di tua divina essenza
assoluta e primigenia –
pensa che la tua statura
ha assai brevi radici
poco sotto la scorza della terra:
dipendi dalle sue pendici
dalle piante e dagli insetti
che tanto poco benedici …
La tua è ancora Humanitas
tutta da fondare -tolta la vanitas -
sulle micro-particelle assemblate
a formare l’animale
Questione che non puoi oscurare
che forse di nuovo ti potrà nobilitare
se - volontariamente - escremi per il fesso
la sghemba corona di re dell’universo
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