Senza sapere del cosmo, senza sapere della neve
il segreto che porti in grembo è una preghiera
che apre le cosce del regno dei cieli
eppure vuoi confondermi con proiezioni futuristiche
con opere e parole, perchè pensi che non meriti
la versione pasturata dei fatti.
A garanzia dei mie buoni proprositi lascio spazi vuoti per gli aghi
sulla pelle mia desolata, valuta di scambio.
Un amen cui abbocco ogni fine del mondo
quando anche il fiume furioso regola la sua portata
sulla tua vena, di cui non sei mai in, feconda e purgata
radicale sonata per pochi equilibristi, sordi al richiamo del baratro.
Ecco, dunque, conduce a perdersi, scrivere versi nella notte ubriachi.
Ma il dolce, lento contagio del buon vino fluttante riempie i calici
del mio quieto deliquio, torpore, che consola l' anatomia dell' anima
fino a pretendere un riscatto per la deriva calante dell' io.
Quando cosmo e neve hanno lo stesso destino
agli occhi di un cane randagio.
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