Veloce passavo
Come tante altre cose
E persone, come le
Vite e i minuti
Un taglio scuro squarcia il mattutino cammino
Di un’anima apatica e incosciente
Le tue natiche cerulee esposte
Sono la ballata quotidiana
Dei dannati della notte e
Questo mondo di ghiaccio
Piegato in due
Rivolto in avanti...
Venti code di scimmie pulciose,
I tuoi capelli a molestarti il volto,
Ed attaccato al mento proteso, un ammasso
Di bianchi lombrichi,
La tua barba, incolta.
Sull’erba non c’erano ancora
I rigurgiti dell’anima ubriaca;
Zolle che premono,
Sconquassano lo stomaco.
I lineamenti ombrosi
Scrivono sul viso
“Stanotte ho patito tanto freddo”.
La tua casa è a due passi, pareti colorate:
Due ombrelli a spicchi vivaci appoggiati
Al muretto basso e scalcinato che un tempo
Proteggeva la cittadella, adesso
Difende i tuoi reni stremati dal vento,
Proviene dal mare, dal porto.
Sotto l’arco
Il solito puzzo
Poco più avanti una lattina verde e vuota
Forse c’è bisogno
C’è bisogno di aiuto
Quello non è un ologramma.
Il sapone e l’acqua calda di una doccia
Una coperta nuova, salviette, frutta
E qualche parola,
La pasta al pomodoro di un sorriso
Può spuntare in una pozzanghera fangosa?
Un raggio di sole in un angolo del viso.
La mia auto immeritata e sporca
Mi riporta tra le pareti
Di cinque stanze vuote
Dov’è
Scirocco la speranza
Il cinismo una certezza.
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