Portata lì da onirici pensieri
mi svegliai un giorno dinanzi ai gradini
presso la tomba del Sommo Alighieri.
Sbocciavano già fiori in quei giardini
intorno. Era primavera. Fragranze
espandevano glicini turchini
offrivano flessuosi come organze
inchini, petali e cibo copioso
a insetti rumorosi. E dalle stanze
veniva un suono moderno e borioso
di cetra scordata non più incline
a metri e ritmi. S’alzò impetuoso
un vento sui pulpiti e le terzine
di Dante vollero tutti rinchiuse
in quel loculo. Emozioni genuine
in miriade di versi profuse
specchi più fedeli dei nuovi tempi.
D’udire or mi parve voci confuse:
sciolti pur siano i versi dagli esempi
del passato. Audace sia il poeta
ma giammai si osi perpetrare scempi.
È vano il sentenziar dell’esegeta,
non squassa l’oceano con un sasso.
Dei tempi venturi non c’è profeta.
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