Pubblicato il 06/01/2018 18:19:05
Camminavo sulle rive dell'Avon per rilassarmi quando ti ho incontrato da perfetto estraneo. Avevi tra le mani un sacchetto qualcosa che agitavi. Dopo avermi notata hai voluto un'indicazione su via delle Meditazioni Ho sentito il tuo spirito di terra fredda con odore di muschio e da questo ingrendiente abbiamo iniziato a parlare. In alcuni momenti ho palpitato di vivacità per le tue espressioni che davvero condividevo: arte e cosa sfingica segreto di materia, sforzo sensuale. Hai percorso per un po' la mia strada, dicendo di avere comunque poco tempo, per non essere forse in obbligo provocato dall'insistenza o dall'esagerazione delle parole. Sempre un passo dopo di me, dietro a chi ti sorrideva e non finiva di sorprenderti; non so cosa a un tratto mi abbia toccato, il brivido è diventato contrazione lasciandomi in posa. Dopo tanti mascheramenti tutto era senza veli, morbido piacevole al tatto. Nessun enigma insignificante o gracile, ma profili simmetrici, dissimulatamente sfiorati. Una profusione di grazia. Se non ti avessi già adorato in quell'istante mi avresti conquistata. Quella nitidezza è stata sacrario per la bellezza che non ha smesso di essere tonicamente umana, testimone del nonnulla che è la vita tale da impedirci di camminare ancora per le combinazioni delle parole inenarrabili e di vari colori, perchè la parola è infinita come i numeri e ha la qualità pesante della carne o la vaghezza romantica dello spirito. A noi ha conferito la grande esaltante passione la curva più graziosa e insostenibile.
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