Volano la pioggia i gabbiani,
piccoli aerei alati in perlacea area.
Non hanno voce stamane.
Con le grida tra le piume
ogni goccia d’aria traversano
in rigoroso silenzio.
Quasi fosse un santuario il cielo
messo alla terra, e lei coltre a riflettere
e a pregare su ciò che è stato.
Un’istantanea
dai bagordi sbarca
con la sua bocca asciutta
da ogni illusione illusa.
I più fortunati, svenuti in letto,
tardi s’alzeranno ancora più stanchi
dalla notte consegnati.
Ed ecco, qualche faro si sveglia
dalla mia finestra sul mondo,
nella sua rarità prezioso.
Mi scrollo una fissità avvolgente
al domani pensando, ai negozi
che riaprono, al tutto che odio quanto amo
nella sua consueta forma, se mai ci fosse.
Nel primo giorno dell’anno.
Nel primo senza te, Madre
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