La costumanza imporrebbe un moto articolato della lingua
mentre resto impalato, falange armata del tuo seno
scosciacapra di una furetta al pepe verde, oh sale dell' Ymalaia
Karmasutra, rosa miele dell' interno costola, portata massima
della mia fonte liturgica.
Primavera senza vita, vita grama di conquiste, petalo
di un fiore di Loto scordato tra le virgole, queste vigne del pensiero
da cui attingo come tregua tra le sbornie. Falsaria di vertigini.
Coriandola vergine sul punto di venire. Anonima superficie di sconfitte.
Cristo e crisalide d' un Cristo femmina, con i chiodi per le ali
dovessi spiccare il volo. Anatema circoscritto ad una sola sillaba
per nome di persona, giustizia tardiva in una giovane vendetta.
Marescialla dell' inguine, musa, dea.
Puttana, guerriera, sacerdotessa dell' ordine
della Madonna incoronata di Betlemme.
Scheggia saggia che si ferma appena prima del cervello.
La distanza minima a cui il cuore batta in sincrono
la preghiera di un mancamento, il resto di creta matura
a buon mercato di una resa. Una coatta ricordanza verde-acqua.
Comandamento dell' utenza, si deve usare tolleranza nei confronti
delle prove del mattino fino a gli occhi e oltre
quando il destino appare a tratti, attratto da stati di grazia
perforata dall' aria bagnata che languisce la tua bocca, labbra
desolate nella lotta delle lingue simultanee, traduzione bipolare
di una meccanica d' adesco. Contorno sfuso, un amore di cartone
da bere tanto al sorso, pagando in devozione
il movimento naturale delle stelle, intorno, attonite.
Resina, clessidra dei miei inneschi, fontana cardine
di matriosche tattiche, tecnologia da ardere
al fuoco delle acque sempreverdi che non lasciano speranze
ad una sete primordiale di terra sorgiva da esplorare
tra i denti stretti, morsi a rendere,
che si aprono al canto pingue del mio amore.
Sogno ad occhi, ad occhi aperti, quintessenza del vedere.
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