Febbre d'oscura vergogna senso:
non saper mai da dove divenire
se non da un'accozzaglia di relitti
legname che più non fascia barcaccia.
Malanimo s'impone allo spillar di grani
dall'arenile degli anni improvvisi:
il vento, come dardi, li scaglia bizzoso
... da un piover di roventi proietti
di quelli che il viso fan purpureo
improvvisa pure la mia di fiammella.
Da un pertugio allo specchio
in strada me la vedo in fronte che brilla
tempo:
è rossa e risalta sul giallo della febbre
nel giallo dell'attesa s'affievolisce
e coll'argento di luna fa socchiudere gli occhi
con bagliori resi itterici sfibrati.
Fiammella che a stemperarsi va
diventando mare d'abbagli la sera, all'ora
quando a lambire giunge murmure
d'ombre rinate
e noi con esse, avventate
rinascendo
ombre traforanti drammi sui muri
d'insistiti falsi movimenti
... anch'essi si fanno dementi la sera
prima che mano rigiri clessidra.
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