E piangono i giardini di maggio
lacrime confuse con la pioggia.
Sparute rose rubate al sole
dentro vasi di vetro e senza spine
chinan le corolle su gli steli
e già cospargono i loro
petali senz’alcun fragore.
Eppur da quel vago senso
di possesso senza consenso
presagi affioravano, incompresi
che non fosse un solo acquazzone
e più non s’arresta l’avanzare
della brutale marea.
Passano lune nell’attesa che torni
la bestia principe ancora.
Ed emettono stridore le lettere
scarlatte in frantumi dell’amore
come le silenti grida
per ritegno debito celate.
Però ebbe tutto inizio nella Genesi
con Adamo e la sua costola,
supremazia conclamata
per quella maggior forza innata.
Ah, se Dio si fosse fatto donna,
non staremmo a ragionare
di giorno in giorno
d’amorose prevaricazioni.
E restano appassiti quei petali
e le lettere frantumate
ma dietro il vermiglio colore
si nasconde sempre la vera forza
che regola il progredir del mondo.
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