IL CERCHIO
Comunque lo si guardi è sempre tondo
figura senza inizio e senza fine
che ha impegnato Archimede nello studio
fino a simbolizzarne l’infinito.
Ci son voluti anni ai pensatori
per svelarne la magia del rapporto
circonferenza con due volte il raggio
di questo, quadro, con la superficie,
rivelatosi un simbolo: pi greco.
Costante, irrazionale, trascendente,
lungo come un binario. Sorprendente
di ancora sconosciute implicazioni.
Giotto lo disegnava con maestria,
Leonardo ne studiava implicazioni
con triangoli e quadri che cerchiati
avevan conseguenze un tempo ignote.
Un cerchio con un punto nel suo centro
è simbolo dell’oro eanche del sole
mentre lui della sfera è una fettina
ruotante mille volte su se stessa.
Se vuoi tracciarlo non è complicato
basta un compasso e un poco d’attenzione,
se vuoi quadrarlo invece mi risulta
che pochi ci riescon nella vita.
Se veniva dorato in quadri antichi
diventava un’aureola dietro ai santi.
Ma lo scopo del cerchio è lei, la ruota,
che rappresenta invero l’esistenza.
Rotola e scorre verso quella meta
che infinita non è per tutti noi
su strade impervie come nella vita
con tutti i raggi, simboli dei fatti
che accadono ad ogni giravolta
che variano talvolta il tuo percorso
che speri liscio, a volte cigolando,
in una rotazione sempre uguale.
Augurati la fede come assale
responsabilità come cerchione
i raggi dritti pel comportamento,
eonestà nei rapporti verso gli altri.
Tu credi di guidarla per la strada
di certo che hai intrapreso, ragionando,
ma ogni tratto di via, un incidente
complica i fatti della tua esistenza.
Puoi forse indirizzarla col cervello,
malla fin fine quello che ti salva
è l’avere per guida quell’amore
per chi ti ama e chi ti sa vicino.
marco biffani
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