Si muore ogni giorno proprio
vicino alla mia porta.
Si muore per guerre ancora
sotto un kamikaze di lucida follia.
Si muore di fame, sott’un ponte.
Si muore attraversando il mare
inghiottiti dei flutti dall’oblio.
Si muore per un’incurante
terra che trema rombante.
Si muore anche a Natale.
Ma io ho sprangato la mia
porta e non vedo il dolore
che fuori al freddo grida.
E allora cosa importa?
Qui tra queste mura
s’inneggia al conclamato successo
e gioventù eterna e onirico sesso.
Si muore ma non abbiamo
ancora appeso le cetre
alle fronde dei salici*, non più
perché non vediamo le urla
non sentiamo le tue lacrime
scorrere sul tuo taciturno viso.
Eppur oggi già si piange
sotto accecanti riflettori
per un’amara sconfitta
ad una partita di calcio.
Ultima sofferenza che vera
si riesce a percepire ancora.
* Riferimento alla poesia di Salvatore Quasimodo Alle fronde dei salici.
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