Pubblicato il 31/05/2009 23:05:07
Studi sull'isteria d'Impero: gli studiosi ragazzi di Spagna Del Dr. Giuseppe Paolo Mazzarello 'Passata è la tempesta: odo augelli far festa' scriveva Leopardi. In terra di Spagna vi furono aspre contese, ora nella sua 'quiete dopo la tempesta' ebbe i natali Traiano. L'identità Romana permeava l'aria. L'uomo di Baetica, Andalusia, era stato adottato dal previdente Nerva. Chi ama lo studio, ama gli studenti. Il novello imperatore favorì l'istruzione dei bimbi più bisognosi che sono sempre i più meritevoli. E riconoscenti. Costituirono la buona classe dirigente di una nazione che, per sua fortuna, ne avvertiva il bisogno. 'An der shonen blauen Donau' l'aria non era delle più serene. I Daci si sollevarono in armi, attraversarono il fiume e, se ne avessero seguito a ritroso il corso, in men che non si dica si sarebbero trovati vicini all'Italia. Traiano blindò il loro re Decebalo ed, in una seconda ripresa, distrusse la loro popolazione. Il paese si ripopolò con nuove genti e queste, praticamente, ancora oggi parlano il latino incutendo molta paura a chi il latino ha dimenticato. 'Life is not easy' scriveva Freud: in versi scrisse le stesse cose il vate di Bilbili, Marziale.Con la tunica madida di sudore il poeta si presentava alla dimora del 'dominus', si dava un gran da fare, soprattutto a studiare. 'Di tutto quel cupo tumulto, Di tutta quell'aspra bufera, Non resta che un lieve singulto nell'umida sera' scriveva Pascoli. In una di quelle sere Spagnole venne al mondo il cugino in seconda dell'imperatore, Adriano. Egli divenne figlio adottivo di Traiano, nonché il suo successore. Era d'Italica, Siviglia, l'uomo che chiuse i fronti di guerra e mandò i legionari 'tutti a casa'. Lo fece con ordine e serietà. Non era un uomo dimissionario ma versatile. Ritornò nelle province con una nuova armata di agrimensori e muratori a fare i lavori pubblici. Le popolazioni, grate, tributarono all'imperatore la meritata villa di Tivoli. Una visita in tale luogo nel 1951, produrrà l'ardire a Marguerite Yourcenar di scrivere le fittizie 'Memorie di Adriano'. In esse l'uomo di Stato dichiara di essere cardiopatico ma ci sembra poco credibile questa denuncia d'invalidità. Il libro è anche ben scritto, ed ebbe una fortuna che non vorremmo attribuire a quel presagio di caduta imperiale che contiene. Era nostalgico l'uomo d'Italica, che pensò alla solitudine post mortale della sua 'animula vagula blandula', ma era molto attivo e non potremmo definirlo depresso. Dalla Tyne alla Solway fece costruire 117 chilometri di muro con vallo a separare la Scozia dall'Inghilterra. Nel loro Nord restavano gli uomini e le greggi delle Highlands: una evidente nostalgia del primigenio insediamento sulle rive del Tevere. Adriano fu uno scrittore di prim'ordine e lasciò scritto nel testamento che avrebbe dovuto succedergli il parente Antonino Pio. La vite non cresceva solo in Iberia ma anche sui Colli Laziali, in quella sua nativa Lanuvio con vista mare. Continuò la buona tradizione dei suoi colti predecessori perchè fu geografo e scrisse il pregevole 'Itinerarium provinciarum'. Ebbe la buona sorte di potere vivere in pace con una moglie, Faustina, alla quale il senato fece erigere un tempio dedicato. Una santa donna. Continuò a costruire valli in Britannia, 59 chilometri tra gli estuari del Forth e della Clyde. Le pecore , ed i loro pastori, continuarono a vivere tranquillamente. Noi, continuamo a seguire le tracce nell'Enciclopedia Motta della nostra infanzia. L'imperatore adottò come figlio successore il nipote Marco Aurelio che si trovò subito alle prese con un Danube Burning, un Danubio in fiamme. Marcomanni and company spostarono la guerra lungo il corso settentrionale del fiume, del quale i Daci avevano turbato quello meridionale. I soldati Romani scarseggiavano e Marco li arruolò in massa dai territori limitrofi a quelli dei nemici. Ovviamente i nuovi legionari divennero cittadini ed oramai uno può immaginarsi Roma ovunque meno che sui Sette Colli. Questi legionari Illirici erano però legati al loro territorio anche da insediamenti agricoli e famigliari permessi dai regolamenti militari. Prima o poi, avrebbero pensato più a quelli che a combattere i nemici di Roma. Per il momento, comunque, i Marcomanni vennero sconfitti. Marco fu uno dei migliori scrittori della sua epoca, scrisse le 'Memorie'. Fu l'ultimo rappresentante di questa dinastia colta del secondo secolo. A questi imperatori è dovuto il mantenimento del ruolo Romano ed essi misero a frutto le capacità di menti educate ed istruite. Abbiamo già visto come la letteratura ne ha colto aspetti che in realtà appartengono ad alcuni autori. Un imperatore fa il suo mestiere e non se ne lamenta. Si tramanda che Mommsen si sia lamentato perchè Marco concesse la sua successione al figlio degenere Commodo. E' come se Socrate dovesse occuparsi di un ipotetico figlio e successore a nome Alcibiade. Il filosofo cerca di fare esprimere al meglio i ruoli umani ma si guarda bene dal manipolare le loro attribuzioni. Se ad uno tocca un ruolo, non può esserci sempre chi lo faccia toccare a qualcun altro. Marco morì a Vienna nel AD 180, nel quale i Romani iniziarono a sguarnire anche i valli Britannici. Precipitosamente Commodo concluse una pace nelle valli Danubiane e si precipitò a Roma per divertirsi nelle arene. Truccava gl'incontri dei gladiatori ai quali prendeva parte con ruolo attivo. In un film Americano del 2000 si costruisce tutta una storia intorno a quell'attitudine. Non crediamo che l'attitudine cinematografica del 'Gladiatore' antagonista dell'imperatore sia stata migliore. Egli prendeva molto gusto a tagliare teste ed, in meno, non ci provava neppure a fare l'imperatore. Per saperlo fare, gl'imperatori di Scuola Spagnola studiavano dopo avere ascoltato il loro 'himno de hermandad'.
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