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Le Passioni Di Angelina

di Domenico De Ferraro
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Pubblicato il 28/02/2019 16:44:00

LE PASSIONI DI ANGELINA

 

 

 

Luigino nel tempo libero faceva il buttafuori  nel bar  di Mezzarecchia era un buono guaglione teneva una sorella un poco impicciona che faceva le marchette dentro un locale sulla rotonda di Maradona. Era ella una di quelle guaglione sguaiate che scrivono sempre storie assurde,  dentro piccoli diari  una  specie di donna cannone.  Poverella  gli piaceva girare la manovella,  ed era sempre felice di fare qualche servizietto a chi desiderava , comprare  un po’ di piacere e conquistare cosi  un pezzo di cielo. Era alta e dinoccolata come una vite che s’arrampica sopra una mazza di bambù , intrecciato ad  un fico dai rami nerboruti. Una vite piena di uve magiche dai grappoli grassi  alcuni scuri come i suoi occhi. Angelina  era una femmina verace e per la madre era una vera disperazione. Con lei non si  poteva stare mai in pace,  sempre scocciata, sciancata, scontrosa, ammuculuta dentro un angolo,  ammartenata  insieme ai suoi turbamenti ,  ai suoi fantasmi. Amori perduti , scordati dentro la tiella,  acqua  che bolle con lo pollo assieme allo brodo di gallina,  giallo,  arancio,  odoroso che si  spande  et sente per tutta la casa. Angelina rassegnata dentro la  vita che se pigliata il meglio  degli anni suoi . Esistenza lugubre  e scurdarella che ti sconvolge la mente in quella confusione che è la vita dei vicoli .   Povertà  lassa mesta a tanta meraviglia che  ti trascina seco per i vicoli budelli .  Ogni cosa scorre alcune  porte s’aprono altre  si chiudono , quando si è troppo soli  ,  dietro quelle porte appaiono mille facce diverse , mille uomini diversi ,  entrano ed escono a far parte della  vita di Angelina . Facce e smorfie , facce scure , facce di merda. Momenti intimi ,  rassegnati che  ti mettono di buonumore ti fanno sognare  qualcosa che forse esiste,  una vita diversa mentre  l’estate sta per arrivare  ed  ogni male ha finalmente fine. 

Angelina piccerella ,  vola per casa,  corre dentro la sua memoria dentro i guai che passano , sciluliano come l’acqua sporca dentro chesta vita,  dentro a mille domande dentro la sua anima  . Solitaria è sciancata , figlia della bona sciorta,  figlia  della lupa mannara che sgravò dentro una stalla con accanto un toro infuriato,  arrapato come un  ciuccio ,  isterico come  un  riccio.  Tutto passa e niente a volte  ha significato , nulla ha senso.  Luigino voleva bene a quella sorella la lavava con  acqua di colonia gli stirava i capelli poi la guardava ridendo come si fosse  una  santa uscita fuori da un manicomio criminale.

Luigino mezza cartuccia , schizzinoso , schizofrenico, sempre miezzo e miezzo in quella sua pazzia , in quella sua canzone.

Puozzo sculà dentro lo cesso gli diceva la madre ma che stai facendo

Ma che debbo fare qua non si può mai stare in pace

Hai ragione si sono fatte le otto , vedi dove devi andare a faticare oggi è  una bella giornata.

Ma tu c’è l’hai con me mi vuoi vedere muorto , schiattato dentro una fossa , senza un  sciore , senza una lampadina che ricordi a questa vita che io ho vissuto ed ho pianto ed ho tanto pregato per l’anima dei morti di chi te muorto

Uhe quello sta bestemmiando i morti mo’ chiamo angelina screanzato.

Angelina lasciala  stare quella ha già tanto da fare . Se chiusa nella sua stanza insieme allo nammurato suo chi sa che sta facendo

E che vuoi che faccia . Si stanno baciando .

Si fa maniare,  zizziare si strofina come una gatta sopra una canna.

Che belle parole e tu fossi una madre,  una donna di polso una santa donna,  possa romperti l’osso dello cuollo.

Uhe un altra volta se fosse vivo tuo padre a quest’ora saresti morto ,accise dalle mazzate.

Si vede che sono fortunato .

Non voglio chiù pazzia dammi trenta euro

Cosa vuoi ?

Trenta va bene venticinque debbo andare a Fuorigrotta a ritirare un pacco.

Che pacco  ? sentiamo se lecito sapere.

Non sono affari tuoi . Sarà  una bomba . Un pacco di preservativi.

Una pistola.  Si debbo fare una carneficina.

Tu sei malato , a capa a te non ti aiuta.

Vuole fare il boss,  il guappo di Casamicciola.

Mo’ mamma stiamo buoni . Ho sentito un lamento

Che lamento io ho sentito  un gridolino . Delle voci. Si spandono per la casa , un coro di  gemiti e sospiri  sopiti  ,rosee  passioni , profumi mediterranei entrano trasportati dal vento.  Nell’eco  delle onde del mare ognuno s’abbandona a quel fluire di viole ciocche di canzoni meste che entrano solinghe nell’animo. Luigino si accende una sigaretta la madre riscalda un po’ di latte. Dentro la stanza angelina insieme al suo amante , fantasma,  copula si bruscina si attorciglia si vozzea si ciancea fino a giungere ad una serie d’ amplessi . Un onda di amore e ricordi un viaggiare nel tempo nella sua memoria,  nella sua giovinezza senza grazia,  senza esiti infausti. Angelina ed il suo amante virtuale  con cui fa l’amore a tutte le ore . Ella lo possiede  si stringe al  cuscino  lo stringe tra le gambe lunghe ed esili il frutto delle sua passioni. Un lungo sogno,  un lungo viaggio fino alla vocca della lupa che ulula si spoglia si mostra per quella che è.

Vulesse morie non essere mai nata

Ma tu sposati apprese

Ma con chi ? Nisciuno mi vuole . Sono condannata a rimanere sola sfigurata,  marchiata come una puttana . Sola come una cagna in calore . Solitaria con là sciuscia  al vento . Nei miei giorni migliori negli amori che passano mi conducano dove la morte non regala cognizioni di causa neppure un lassativo, un  preservativo una buttigliella di vino da sorseggiare dopo un pasto nudo .

Bottigliella d’olio di ricino  che una se la beve e si sente meglio .

Angelina figlia mia mia come te lo debbo dire .

Qua siamo tutti morti .

Tutti quanti .

Pensa  è morta pure zia Antonietta tre settimane fa e l’altro ieri dopo una vita spesa per il bene altrui . Poveretta l’ hanno atterrata  come si fosse una pezza vecchia dentro ad una nicchia assieme a suo  marito  che era morto tre anni fa te lo ricordi a zio giovannino buonanima una gran brava persona .

Sto chiagnenne da una settimana in silenzio. In corpo  a me tengo una guerra  di passioni di ricordi vulesse vomitare tutto  questo  malore piglia a  schiaffi  chelle persone senza core  chelle persone ignorante chelle che non si annettano mai lo culo con la pettola propria . Non c’è stanno più lacrime ne la forza per reagire a chisto male che ti attanaglia l’animo lo rende schiavo  una belva assetata  di sangue.  Vorrei reagire a questo infausto destino a questa sciorta crudele che mi sfianca me fa rimanere senza respiro.

Morte vienimi a pigliare purteme addò sponta ò sole addò le pecore pascolano nei prati dello signore addò a vita sciluia come acqua fresca  che  scende  mista alle passioni di cristo redento .

Infame vita meia  fatta ad immagine di  una lupa , di una cagna, di  una bottana  che se ne sta sopra l’orlo di un marciapiede ed osserva  il mando andare avanti indietro. Vedo tante macchine passare correre incontro ad un loro destino incontro ad una passione ad una vita che muore nella fossa di una figa purulenta e sanguinante . Vergine santa che cosa orrenda, ingrato  mondo  tiene due facce due cuori due mani due vite sospese dentro l’attimo di un amore venduto, comprato per pochi spiccioli.

Mi sono venduta per poco  sono  sciagurata sono indifesa presa dal sopravvento dall’incomprensione rassignata dentro la decadenza senza morale,  senza mutande. Appiccicata con la sciorta appicicata con quelle tale quale a me . Pigliatevela chesta vita meia,  pigliatela e tienila  stretta vicino a quello  che credete giusto o sbagliato  sia Tutto scorre come l’acqua pure la fila delle macchine che mi vengono a prendere e mi riportano addò mi ha messo  il pappone   addò ho visto me stessa negli occhi dell’innocenza.

Perché figlia mia ti danni tanto.  Per quello che hai fatto e ti sei lasciato alle spalle ormai  perché non vuoi capire c’è stanne  tanti uomini  alcuni sono sinceri,  altri sono angeli dello cielo,  altri ancora pagliacci , demoni cornuti , buoni e  malamente senza  scarto e senza sangue , la   samenta figlia mia la trovi sempre.

Ma mamma quello mi aveva promesso che mi avrebbe sposata.

Mi  promise che sarei diventata  la sua signora riverita e ben servita la padrona avesse fatto  dentro uno dei suoi tanti  appartamenti .

Aggio visto figlia mia che appartamento ti ha dato, ti ha messo  sopra un marciapiede  a fare le marchette.

Disgraziata che sono.

Il sole scende poi risale,  la cupa stagione  risale  lungo il crinale di un ricordo lungo l’ugola lungo il fiato delle passioni Angelina si veste mentre la mamma ritorna in cucina a vedere bollire l’osso di prosciutto. A vedere saltare in padella le alici fritte a sentire l’olio bruciare. Angelina che piange e non vorrebbe essere mai nata . Che ha deciso si fa bionda si ossigena la vulva si mette tre fazzoletti dentro il reggipetto si mette il rossetto che gli ha regalato l’ultimo suo innamorato. Ed è felice a tratti piange ed afferra un idea raminga che vola nell’aria afferra un senso ancestrale  la luce di una stella che cade.

 

Luigino di tanti guai non gli passa manco per la capa ,  per  giunta giura di essere felice  cosi si è   comprato un cagnolino  proveniente dalla Cina di nome  Lu lo porta a guinzaglio ,lo porta alle mostre canine ed una gran folla lo saluta ed e uscito pure sul giornale in prima pagina lui  e Lu mentre addenta la mano di una signora.  Luigino invoglia  angelina ad essere allegra e sprona  la madre a volare via. La città è  una pattumiera , una discarica abusiva dove galleggiano tanti morti uccisi dall’indifferenza delle istituzioni. Una montagna di rifiuti ove  s’accumula immondizia su immondizia fino a diventare una forma  sempre più grande,  fatta  di preservativi usati  che si accumulano,  diventano  pupazzi di gomma , dall’aspetto di  mostri  usciti del nostro sognare , dal vivere  tra la folla, sorniona Angelina  sorride e trasporta in grembo il frutto di quelle passioni. Un mostro di gomma dalle faccia rossa,  simpatico  a vederlo che saluta passando, fumando un sigaro lungo due metri,  lungo come  una autostrada  ove passa un  grassone dentro un camion , ove luigino  si muove sulle punta dei piedi fa una piroetta s’inginocchia ed invita le signorine a danzare con lui sopra una marcia nuziale sopra questa vita effimera , crudele  E tutte le vajasse  dei vasci ridono  si alzano le vesti si spogliano mostrano i loro seni enormi come cocomeri come un sole che tramonta che si squaglia ai limiti di un orizzonte nella furia degli anni che passano il pupazzo diventa il simbolo di una città di un quartiere. Chi lo chiama Giovanni , chi Filippo chi gli dice che simpatico che sei .  La  dummeneca addò te la fai?

Pure lo parroco lo ha invitato a messa e gli ha preparato uno scanno in prima fila davanti all’altare un pupazzo fatto di condom  al gusto di fragola di mela annurca. Un pupazzo una pazzia che ti mette di  buonumore che ti fa ritornare bambino. E mentre il tempo passa Angelina,  Luigino e la madre diventano un ricordo sempre più debole diventano una falena che si spinge verso una fioca  luce  , raminga per la  città ed oltre va nel sogno intrapreso e rincorso .  Un immagine suadente   da mille buoni propositi , cullata  da un concetto che accende  dentro di noi  una nuova  idea  che ci fa rimanere a bocca aperta,  quasi stupefatti  per quello che abbiamo vissuto per quello che siamo stati.


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