Annunciati da soffi di maestrale
ci nascondiamo tra le colonne
e ci riveliamo solo a festa iniziata,
quando l’ebbrezza di Dioniso ha contagiato ogni presenza.
È allora che annulliamo
i limiti tra sacro e profano,
non più forestieri sulla terra degli dei,
non più nuovi Dioniso a Tebe davanti a Penteo.
Sono notti di incanto
resa assoluta all’umano, al finito, al contingente,
ritorno al tempo in cui fummo padroni del mondo,
instancabili pedine della Moira.
Restare non è il caso
in un mondo che non vuole più
crogiolarsi nel segno dell’eternità,
rinchiudersi nell’oblio del dolore.
Il dubbio non ci assale mai,
siamo dei immortali,
all’uomo la pena continua di succhiare
il midollo della vita senza mai nutrirsi.
Al primo chiarore abbandoniamo
lo splendore del tempio,
la festa è finita,
l’ispezione nell’umano anche.
da "Soffi di nuvole" ( Scatole Parlanti Edzioni), 2017.