Premessa
In occasione delle commemorazioni per il centenario della “Grande Guerra”, presento in questa sede un breve saggio sulle battaglie combattute dall’esercito italiano sul fronte dell’Isonzo. Al saggio in italiano, farà seguito la versione in inglese. La scelta della lingua inglese mi è parsa opportuna per far conoscere ad un pubblico più vasto alcune valutazioni storiografiche piuttosto significative sulle sanguinose battaglie combattute sul fronte dell’Isonzo. In particolare, il saggio si sofferma sulle perdite subite dalle truppe italiane, legate, come è stato sottolineato con forza dalla critica italiana e straniera, alle strategie propugnate dal generale Luigi Cadorna. In nota rinvio all’importante e famoso opuscolo di L. Cadorna, intitolato “Attacco frontale e ammaestramento tattico”, che si può leggere nella prima edizione del 1915.
“Questa era una zona di guerra strana e misteriosa”. Isonzo, 1915-1917.
“This was a strange and mysterious war zone […] The Austrian Army was created to give Napoleon victories; any Napoleon. I Wished we had a Napoleon, but instead we had ‘II Generale Cadorna,’ fat and prosperous and Vittorio Emmanuele, the tiny man with the long tin neck and the goat beard… ( E. Hemingway, “A Farewell to Arms”, New York, 1929, p. 38) [“Questa era una zona di guerra strana e misteriosa [...] L'esercito austriaco è stato creato per regalare vittorie a Napoleone; a qualunque Napoleone. Avrei voluto che avessimo un Napoleone, ma invece avevamo 'II Generale Cadorna,' grasso e prosperoso e Vittorio Emmanuele, l’ometto dal lungo collo sottile e la barba di capra...” ( E. Hemingway, “Addio alle armi”, Mondadori, 2010, pp. 43-44).
Fra il 1915 e il 1917 furono combattute ben tredici battaglie sul fronte del fiume Isonzo e l’allora comandante supremo dell’esercito italiano era il generale Luigi Cadorna, figlio di Raffaele Cadorna, comandante in capo dell'esercito italiano che occupò Roma nel 1870. Luigi Cadorna era nato nel 1850 a Pallanza e ben presto (all'età di dieci anni) entrò nell'Accademia militare di Torino (1).
Per unanime consenso della critica, e anche se alcuni osservatori qualificati hanno riconosciuto che l'equipaggiamento dell'esercito italiano era per vari aspetti insufficiente ( le armi italiane erano effettivamente obsolete e le munizioni spesso insufficienti), è certo che il generale Cadorna causò molti problemi perché non ebbe alcuna cura per i suoi soldati. Nel corso delle battaglie dell'Isonzo, le strategie messe in atto dal generale Cadorna (64 anni nel 1914) ebbero essenzialmente una conclusione scontata e, inoltre, egli inflisse misure disciplinari ingiustificate ed inutili. Con queste premesse, le tredici battaglie della valle del fiume Isonzo ebbero come unico risultato di mandare migliaia e migliaia soldati italiani al macello. Le battaglie dell'Isonzo costituiscono una delle prove più decisive dei sacrifici enormi a cui furono sottoposti i soldati italiani nel corso della “Grande Guerra”.
Lo scenario del campo di battaglia
Il fronte italiano dell’ Isonzo presenta un vasto scenario di enormi ed inaccessibili montagne. Una barriera di montagne scoscese, ricche di cime alpine, s’innalza oltre il fiume Isonzo. Gorizia si trova sulla riva sinistra dell'Isonzo ed è visibile tra altipiani e vette insuperabili. A nord di Gorizia c'è l'altopiano della Bainsizza, a sud della città l'altopiano del Carso, mentre le Alpi Giulie scorrono ad ovest della valle del fiume Isonzo. Gli austriaci erano asserragliati in tali fortificazioni naturali, la cui sola vista toglie il respiro. Le mitragliatrici austriache non dettero tregua alle truppe italiane nella loro difficile avanzata con assalti frontali contro vette ostinatamente difese dai soldati austro-ungarici, e il corpo degli Alpini subì perdite enormi.
L’ attacco al Monte Nero. Nella prima offensiva persero la vita circa 20.000 soldati italiani
Gli austriaci erano asserragliati sul Monte Nero, e l'esercito italiano doveva attaccare questo luogo di grande importanza strategica perché il Monte Nero forniva una visione dall'alto di ogni movimento del nemico, giorno e notte e ventiquattro ore al giorno. Le truppe italiane tentarono numerosi attacchi al Monte Nero all'inizio di giugno 1915, ma subirono gravi perdite da parte dei difensori austriaci, che erano in una posizione molto vantaggiosa e fortificata contro i soldati italiani. Tuttavia, dal 16 giugno gli austriaci trincerati sul Monte Nero furono decisivamente battuti dall'esercito italiano. Ma gli austriaci erano ben fortificati anche sul Monte Cucco, e di lì controllavano interamente la valle dell'Isonzo. I soldati italiani conquistarono il Monte Cucco, ma la vittoria fu molto difficile e costosa in termini di vite umane, perché, secondo M. Thompson, le perdite furono 500 con circa 1000 feriti. Nel primo mese dell'offensiva nella valle dell'Isonzo, gli italiani persero circa 20.000 soldati (2).
La seconda offensiva: circa 1.916 perdite e 11.500 feriti
Anche se i soldati italiani erano letteralmente falciati dalle moderne mitragliatrici, il generale Cadorna tentò nuove offensive lungo l'Isonzo nel 1915. La seconda offensiva iniziò il 18 luglio e continuò fino al 3 agosto 1915 con l'attacco sul Carso, nei pressi della città di Gorizia. Il Generale Cadorna mantenne la stessa strategia fatta di assalti frontali , ma supportata da un’ insufficiente artiglieria, mentre le mitragliatrici aumentavano il tributo di morte. Le perdite italiane assommarono a 1.916 uomini, con 11.500 feriti e più di 1.600 dispersi, mentre gli Austro-ungarici subirono la perdita di circa 8.800 uomini (3).
La terza e la quarta offensiva
Il Generale Cadorna richiamò i riservisti e nuovi uomini e nuova artiglieria si aggiunsero alle prime linee del fronte dell’Isonzo. Nel frattempo gli austriaci rafforzarono le posizioni difensive. La terza offensiva iniziò con assalti massicci e tremendi bombardamenti di artiglieria dalle linee italiane. I principali obiettivi militari erano Gorizia e le fortificazioni austriache, ma la terza offensiva terminò il 4 novembre con la perdita di circa 60.000 soldati italiani.
L'offensiva lanciata dal generale Cadorna costò circa 40.000 perdite.
Il 9 novembre 1915 le truppe alpine tentarono nuovi assalti frontali contro i soldati austriaci ben trincerati, ma l'avanzata delle truppe fu ostacolata dal fuoco di artiglieria, dalle raffiche delle mitragliatrici e dal filo spinato. Inoltre, l’inverno diventò intollerabile per i soldati operanti nella zona e l'offensiva ebbe termine. La quinta offensiva lanciata dal generale Cadorna costò agli italiani la perdita di circa 40.000 uomini, mentre gli austriaci persero circa 20.000 soldati. Nel giugno 1916 gli austriaci scatenarono un attacco al fosgene sulle linee italiane, con effetti devastanti. L’attacco al fosgene e l'artiglieria causarono più di 7.000 vittime.
La settima, ottava e nona offensiva sul fronte dell'Isonzo
Quando il generale Cadorna lanciò a quinta offensiva (1916), che causò circa 8.000 vittime, l'esercito italiano affrontò una tremenda situazione per il fuoco di artiglieria, trincee inespugnabili e attacchi al fosgene. Nel corso della sesta offensiva, la conquista di Gorizia costò circa 30.000 soldati. La settima, ottava e nona offensiva costarono più di 140.000 uomini . Nel corso della decima offensiva, sul Carso, gli italiani subirono la perdita di 150.000 soldati, e nel corso della conquista dell'altopiano Bainsizza le truppe italiane persero circa 160.000 uomini (4).
Le spiegazioni del crollo italiano lungo la valle del fiume Isonzo
Inoltre, il generale Cadorna, per imporre la disciplina, fece ricorso a gravi misure disciplinari (con la decimazione, l'esecuzione di un soldato ogni dieci). Ma, nel complesso, egli non riuscì ad adattarsi alla natura mutevole del moderno combattimento e ai problemi ambientali [passi di alta montagna], perché, lungo "questa strana e misteriosa zona di guerra", come la definì E. Hemingway, la guerra di trincea sul fronte dell'Isonzo fu ostacolata da spazi esigui per una guerra di manovra. Le mitragliatrici, l'esposizione al gas fosgene e i cannoni si rivelarono un'arma letale in un terreno roccioso fatto anche di stretti passaggi. Di conseguenza, il campo di battaglia costituisce parte fondamentale nella spiegazione del crollo italiano lungo la valle dell'Isonzo, che portò al massacro inevitabile delle truppe di montagna nel 1915, 1916 e 1917.
L’ “insensata strategia" del generale Cadorna
Il Generale Cadorna aveva 67 anni nel 1917 e, dopo tutto, era pressoché coetaneo del generale Joffre (62 anni nel 1914), del generale Conrad von Hötzendorf (64 anni), del generale Moltke (66 anni) e del generale Kitchener (64 anni), ma, come molti suoi colleghi, egli era legato ad obsolete strategie di guerra tipiche del XIX secolo. Tuttavia, mentre l'alto comando Austro-Ungarico, dopo la pesante sconfitta e le tremende perdite sul fronte orientale contro i russi, [l'esercito Austro-Ungarico perse circa 700,000 uomini tra ufficiali e soldati] CAMBIÒ la sua strategia (5), il generale Cadorna non mostrò ripensamenti circa la sua “insensata” strategia. Infatti, l’esercito italiano avrebbe richiesto nuove strategie e nuovi ufficiali, come il giovane Rommel, che, grazie ai suoi nuovi principi strategici, raggiunse fama leggendaria dopo la battaglia di Caporetto, la più grave sconfitta italiana del 1917 [la disfatta di Caporetto costò all'esercito italiano, la perdita di circa 10.000 uomini] (6).
Note
1) R. K. Hanks, “Cadorna, Luigi”, in “The Encyclopedia of World War I”, edited by Spencer C. Tucker, ABC-CLIO, Santa Barbara, California, 2005, Vol. I, p. 247.
2) M. Thompson, “La guerra bianca. Vita e morte sul fronte italiano 1915-1919”, Milano, Il Saggiatore, 2009, pp. 86-87.
3) G. Tomasoni, “Prima e seconda battaglia dell’Isonzo” in “La grande guerra: raccontata dalle cartoline”, Arca, 2004, p. 127.
4) Circa le perdite italiane sul fronte dell'Isonzo, vedi: J. R. Schindler “Bainsizza Breakthrough” in “Isonzo: The Forgotten Sacrifice of the Great War”, Westport, Praeger Publishers (United States of America), 2001, pp. 219 sgg. Secondo J. R. Schindler, Luigi Cadorna “showed little concern for his soldiers” [ mostrò scarsa cura dei propri soldati] (p. 62).
5) Sulle nuove strategie perseguite dall'alto comando Austro-Ungarico dopo la sconfitta sul fronte orientale nel 1914, vedi : R. Lein, “A Train Ride to Disaster: The Austro-Hungarian Eastern Front in 1914”, in “Contemporary Austrian Studies”, University of New Orleans Press, New Orleans, 2014, p. 124). L'espressione "Insensata Strategia " è di R. Lein. Il Generale E. Caviglia affermò che le offensive italiane del 1915 erano "una guerra da pazzi” [“Purtroppo […] la ‘guerra da pazzi’ continuò per tutto il 1915” [...] “ ( E. Caviglia, “Diario, aprile 1925-marzo 1945”, Roma, G. Casini, 1952, p. 116). Circa la strategia del generale Luigi Cadorna, vedi: L. Cadorna, “Attacco frontale e ammaestramento tattico”, in “Comando del Corpo di Stato Maggiore. Ufficio del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito. Circolare n. 191 del 25 febbraio 1915, Roma, Tipografia Editrice ‘La Speranza’, 1915” ( Free PDF book a cura di R. Bagna in It.Cultura.Storia.Militare On-Line: http://www.icsm.it/articoli/documenti/docitstorici.html. Dottrina e Regolamenti).
6) G. V. Cavallaro, “The Beginning of Futility”, Library of Congress, 2009, p. 230. Vedi anche J. R. Schindler, “Caporetto”, p. 243 sgg. e “Battle of Caporetto”, in Wikipedia, nota 2.
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