In questo racconto, che ha le caratteristiche del saggio, Kapuściński analizza sul posto, dopo la sua caduta, la figura del Negus Hailè Selassiè Imperatore d'Etiopia.
Per chi avrà l'interesse ad approfondire la figura dell'uomo cacciato da Mussolini per cinque anni, e poi rientrato in possesso del suo impero, governato dal 1930 al 1974, il libro è l'occasione migliore.
Il reportage di circa centocinquanta pagine, è scritto in maniera inconsueta:
a parlare sono gli ex cortigiani o funzionari del Palazzo. Così è sempre nominato l'entourage del Negus, con un riferimento, a mio parere, palese al Castello di Kafka.
Ed questa l'atmosfera che si vive sempre più, man mano che la caduta dell'autocrate s'avvicina.
Il Negus vive e comanda il suo paese circondato da bande di cortigiani che si fronteggiano costantemente nell'eterna lotta di conquistare il favore della Sfinge Imperiale. Ma è grazie a questa collocazione autartica e medievale che l'Imperatore domina e comanda un regno primitivo con enormi problemi che finge di risolvere, autoisolandosi nell'immobilismo.
Una figura enigmatica che, dall'alto della sua Maestà di Leone conquistatore della tribù di Giuda, signore dei signori, re dei re, luce del mondo, eletto del Signoree della sua apparente onnipotenza, lascia senza fiato.
Finale kafkiano con Hailè Selassie incapace di capire e reagire al colpo di stato che porrà fine non solo all'Impero ma anche alla sua vita.
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