Crescere viola
Nel silenzio aggrondato delle notti
nelle ultime nevi ti chiamo.
La luna sollecita mi spinge
impasto di terra a primavera
e d’altro tempo olezzante ricordo.
Vieni a portarmi la brace.
Cancella il catrame dal cuore.
Nel grembo obbediente del prato
rompo adagio l’animo del ghiaccio e salgo.
Sotto l’occhio scosceso dell’inverno
ormai senza scettro, nel boccio
del mattino mi desto
viola nuda ridendo rugiada
nel viola aspro di marzo che viene.
Straniera all’altopiano della parola
mi sento e a esserlo m’infiammo.
Vieni respiro del desiderio
umile elisir innamorato.
Da tutto l’intatto mio nome
dal limbo diletto della corolla
una miscela minuta di seta,
di sole e di alito esultante effondo
all’aria della foglia commossa
all’erba accesa verde vicinanza
all’arbusto che si sveglia e sorride
alle api e alle farfalle ubriache
di frizzante buonagrazia.
Vieni e spezza l’asse del tempo.
Invera in viola l’umana interezza.
( Il profumo del tempo - Antologia proustiana 2017)
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