I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Il tempo dei lupi
Vivi e vegeti, rivedo i lupi imboscati in branchi nel grembo fitto dell’appennino sulla groppa del tempo arrampicati sopra una vetta torreggiante ben oltre sessant’anni. Eccoli sopraggiunti i miei lupi di compagnia (solo in sogno se n’erano andati via). Eccoli! Per niente somiglianti ai figuranti finti delle fiabe.
Id: 59817 Data: 15/08/2020 09:17:22
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Incontro di occhi in boccio
Una pressante preghiera a te tanto lontano (quanto la vertigine d'altro pianeta) eppure a portata di mano nel geniale geroglifico del cuore nella densa foresta dell'impenetrabile spaziotempo. Un incontro ravvicinato chiedo un incrocio di occhi un saluto che resti e sbocci nel deserto della distanza non detta. Non ti prometto parole che non ho. Prometto di essere trepida e intera nel deporre tutto il pentagramma della mia essenza accanto alla serenata della tua vita. Così faremo un bagno di lacrime festose. Così, come sei per sempre a me figlio, insieme saremo in un momento nel grembo insonne della notte nello scorrere della sorte nel fiume carsico di generazioni nel cenacolo protetto degli abbracci. (Una notte magica - Ebook 235 - collana Libri Liberi)
Id: 54131 Data: 13/07/2019 07:49:00
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Il paese smarrito
A voi, assennati conoscitori di strade maestre e deviazioni, a voi chiedo un’indicazione per il paese smarrito dove tutti - anche gli ospiti e gli sconosciuti - si salutano guardandosi in viso sul filo steso d'un sorriso. E' uno strano paese senza porte, senza mura né roccaforti. Vive il mare ventilato e gli amori e a distanza tiene la morte. Ride delle guerre di un tempo, delle logore medaglie al valore. Di rado in quel paese si dice "Io", pronome sospetto, accusato e non ancora assolto. Che sia il paese dell’eden stellato lontano dalla brace della Storia? Anche se fosse, vorrei arrivarci per una boccata d'aria ampia e felice, l'occhio alle navi che entrano ed escono quiete dal porto, al mio veliero in disarmo, quasi ad un palmo dal confine, ove si spegne in sol minore l'odissea di chi non sa ma ancora vorrebbe sapere. (2008)
Id: 52972 Data: 08/04/2019 16:56:26
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Per Hailù annegato a tre anni
Senza segno di riconoscimento a tre anni dentro una bara, da solo, mi hanno deposto e sopra hanno scritto numero novantadue in luogo del mio nome ignoto. Chi è che urla così forte dentro il ventre vorticoso del fiume ? Dov’è la mia capretta?
Chiamo la mamma molte volte Ma lei non mi risponde. Sono qui – avvertitela - vi prego. Portami, mamma, nel luogo che tanto mi hai promesso.
Chi è che urla così forte dentro il ventre vorticoso del fiume? Non trovo la scimmietta.
Dove sto non voglio stare. Ci starei solo in braccio a mamma. Ma dove, dov’è andata? Mi brucia la gola a chiamarla ancora. Per favore, mi prestate la voce?
Chi è che urla così forte dentro il ventre vorticoso del fiume? A salvarmi un asinello ci vuole.
Verrà se le dite che sono Hailù. Senza di me non può esser lontana, senza di me, il suo piccolo principe. Lei sorride quando mi guarda. Senza di lei, ho il batticuore.
Chi è che urla così forte dentro il ventre vorticoso del fiume ? Molto spero d’incontrare il leone.
Oltre la vita ad accompagnarmi la mia gente, ma non la mamma a benedirmi, e a baciarmi in fronte. Al cimitero mi porteranno quelli che non m’hanno salvato.
Chi è che urla così forte dentro il ventre vorticoso del fiume? Potete prendermi per mano?
Tu, bocciolo reciso da una guerra innominata, tu dalla celeste savana dei leoni e degli asinelli, ti prego, spegni la stella in memoria d’ogni gemma divelta.
Vestitevi a lutto, luna e sole. Tacete, alberi e foglie. Scendi, pioggia, senza rumore. Sospendi, crudo mare, onda e furore. Di pianto sia stillante ogni voce.
Id: 52219 Data: 11/02/2019 15:10:09
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Smemoratezza #GiornoMemoria
Per un giorno, ricorda. Per quel giorno e basta. Che ti costa? Poi torna sereno nella norma. Fai la tua vita e scorda. Scorda il tuo nome usato a favore d'ogni decisione feroce. Tu non c'entri. Non hai dato l'assenso. Non c'eri. Eri molto occupato. Scorda la storia che ti sta al fianco. Fatti gli affari tuoi e lascia ad altri complicazioni e faticosi intralci. Del resto non hai competenza in materia di esseri umani. In tutt'altro campo sei qualificato. Sei dunque un assente giustificato. Abita la fortezza, porto quieto. Il mondo attorno è tedio. Scorda ogni parola nera di lutto. Che vantaggio ha il lusso del dubbio? Scorda chi in mezzo al mare muore. Non ha senso perdere tempo a interrogarsi se ha ragione la voce del naufrago o lo stato. In fondo i Feaci e il loro bel gesto sono una memoria non più di moda che per nostra fortuna riposa, lacera leggenda, nella tomba.
Id: 51976 Data: 22/01/2019 22:16:16
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Augurio
Quando uno scricciolo vedo, a te, fragile roccaforte, penso. Il ruggito della leonessa saggi a volte, ma tu sei della schiera di coloro che portano il fuoco alla greppia di Betlemme persa nelle campagne stellate d'oriente e nelle scarmigliate strade d'un ingarbugliato presente. Scricciolo, leonessa, rocca dalla guerra provata, poco importa. Tu sei e porti il fuoco. Fedele vestale tu sia del suo perenne vigore, del suo eterno raggiare.
Id: 51785 Data: 08/01/2019 19:48:56
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Preghiera per oggi
Vieni alfabeto. Fammi trasparente il mistero. Vieni allegria di campana. Vieni rintocco di orologio. Mostrami il sentiero celato. Scrivimi dal dopodomani oltre i messaggi dissipati oltre i segni spezzati oltre le mine vaganti delle cartoline spedite a indirizzi senza ali.
Id: 51588 Data: 17/12/2018 18:58:02
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5 vecchi haiku
Scorcio d'estate. Scruto impronte criptate. E' a nord la vita? * Filo il notorio. Acque, terre, animali. Pesco presenze. * L’acqua in se stessa. Luce di viola impiglia rasente al cuore. * Esule in acque di brina: uccello, tempo e rada vita. * Ora qui sono. Segni antichi piovono. Respiro da est.
Id: 51242 Data: 12/11/2018 10:30:49
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Attesa
Seduti al bar stanno in attesa proprio lungo la riva. Un caffè, un bicchiere di vino, un tramezzino, un cicchetto, un cicaleccio,un aperitivo, un grido. Arriva la barca? Arriva. Non è in anticipo. Non è in ritardo. State buoni. Arriva. Certo che arriva.
Id: 50848 Data: 11/10/2018 08:46:16
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Una storia da nulla #CHERCHEZLAFEMME
Una storia da nulla #CHERCHEZLAFEMME Alta un soldo di cacio, filiforme e dimessa, senza grazia manifesta, pareva una creatura non attesa da tenere in un cantone di riserva. Chi avrebbe scommesso sulla sua esistenza? Saliva gli anni uno dopo l’altro senza inciampi senza eventi fatali con i banali inganni da tutti temuti e attraversati. Già si annunciava del vigore il calo.. Chi avrebbe scommesso sulla sua esistenza? E venne l’ora che non aveva atteso. Un ‘ora lunga ( troppo? quanto? ) che sale senza timore sul dorso degli anni come una lumaca tenace sul peduncolo periclitante. Chi avrebbe scommesso sulla sua esistenza? Un bambino al proprio grembo vicino fioriva tra malerba e senza sguardo. Lei disse: Accanto. Quello è il posto mio. E fu sogno lucente del giardiniere l’azzardo che schiara il giorno rimasto. E puntò la forza in petto ferma. Dritto su sé stessa puntò e sull’impresa che non calcola l’incasso. Di qui passò l’ardore del riscatto. Chi avrebbe scommesso sulla sua esistenza?
Id: 50593 Data: 17/09/2018 10:18:35
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Preghiera alla quercia #CHERCHEZLAFEMME
Mi scrive una quercia centenaria - ciarliera figura di famiglia - che da secoli m’accompagna come compositrice provetta di spartiti per torcicolli rondoni fringuelli. “Ti mando – dice – poche note intonate dal coro dei piccoli allievi – i ramoscelli –. Maestro concertatore il vento a battere timbro e tempo. Noi alberi, creature sospese tra terra e firmamento, siamo il ponte (valicabile a scelta) delle promesse tra voi e il fervente viale celeste. A volte vi prendiamo in braccio cullandovi come fanno gli antichi avi apparsi nella brughiera del sogno. Vi salviamo dai vostri buchi neri. Ma voi ve ne accorgete?” Accompagnaci, ti prego, sotto l’arco benedetto nel vivaio del cielo. Fa’ che le nostre labbra germoglino il miele paziente, il fiore del sollievo. Fa’ che l’occhio veda nel deserto l’albero di manna sincero teso a onorare la cattedrale del vero contro ogni incendio di astio infetto. Fa’ che riconosciamo l’inferno di tutti i giorni e ne stiamo distanti a eseguire un trepido allegretto.
Id: 49726 Data: 15/07/2018 18:31:49
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Nel letto del sole
Nel letto del sole riposo. Le labbra versano il mio nome di fiordaliso che spesso scordo, un nome che a volte ancora indosso. La bocca germoglia gelsomino. Gettano giunchiglie le vene e la crocetta accende le arterie. Garrisce il sangue, fremente puledro, lungo lontane carreggiate scure correndo alla sua fonte. Nontiscordadimé, viola d’amore. Nontiscordadimé, stilla di luce. Proteggi il desiderio e la sua febbre, ti prego, o prato breve in fiore. (25/05/08)
Id: 49505 Data: 29/06/2018 20:49:44
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Rondini umane
Da un magro microcosmo e malsicuro aperte porte finestre pareti al moto fluttuante di marosi e correnti, nel voloviaggio delle rondini umane mi verso. Il loro vorticare osservo mentre rammenda antichi squarci mentre intesse fili in storie sgomente.
Id: 49224 Data: 09/06/2018 09:57:38
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Dialogo con il maggiociondolo
Nella notte ampia e chiara a te mi raccomando fior di maggiociondolo. Entra piccolo ramo guardingo e portami fiori a grappolo. Entra e raggiungimi nel sonno nelle contrade dell’altro mondo. Tu mi conosci bene. C’eri quando a sbalzi crescevo e ci sei ora che invecchio. Sei l’unico che mai con me ha mancato un appuntamento. Ti guardo, tronco annoso. Il tempo ha scurito il legno ma non l’indole tua cortese. Ora mi chiedo come hai potuto vivere di niente. Sei rimasto a guardia di questo umile luogo in faccia all’appennino ventilato babbo adottivo di pettirossi d’allodole e usignoli poeti laureati in arrangiamento. Io in giro nel mondo grande e poco cercando forse il giusto e il vero, torno rotta dal duro scontro ad abbracciarti il fusto. Non alla rosa dell’orto defunto sei tornata, quasi in pianto, ma all’oro del mio fiore esploso. Che cosa chiedi e speri se il mondo che tu invochi sta lontano una stella e la ragion di stato e di mercato come un locomotore lanciato a tutta forza in polvere ti ha conciato? O albero fiorito di coraggio fiaccola d’una notte stupefatta anima d’una senzapatria isola nel mar della lontananza fune di provvisorio salvataggio al tuo fiore scriverò svicolando svelta tra un sì e un no.
Id: 48686 Data: 01/05/2018 17:35:04
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Un picchio in cerca del nido
Da un villaggio in Costa D’Avorio arrivo ove l’acqua viene dal fiume e la luce dal sole, ove alta cresce la gramigna di guerra. Chi bussa alla porta? Un picchio in cerca d’un nido. Da ogni vostra norma trafitto assediato da aspro sospetto guardato a vista, attraverso l’Europa e non esisto. Chi bussa alla porta? Un picchio in cerca d’un nido Tra veto e imprevisto muove il viaggio oggi ad Amburgo e chissà domani nel gioco dell’oca a quale casella sarò rinviato dal lancio dei dadi. Chi bussa alla porta? Un picchio in cerca d’un nido. Eppure in casa vostra ho mangiato e steso le ossa la notte di Natale. Si spezza un pilastro della fortezza e si fa abbraccio nell’ora del commiato. Nel cuore del susino un ramo getta gocce ariose di promesse.
Id: 48453 Data: 14/04/2018 09:55:06
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Se si potesse
Se si potesse all’ultimo istante, un sipario di querce un piccolo pettirosso sul ramo. Se si potesse all’ultimo istante, una quaglia dal canto crepitante papaveri e fiordalisi tra il grano. Se si potesse all’ultimo istante, la grande nube di Magellano la libellula congedare. (07/12/10)
Id: 47884 Data: 14/03/2018 11:32:31
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Laguna
Figlia del maggior mare, acque tengo nella cuna, acque straniere a questi cieli, acque straccate per antichi travagli. Acque migranti tengo forzate all’andirivieni nella voragine dei marini seni. (marzo 2000)
Id: 46736 Data: 22/01/2018 18:19:30
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Preghiera
Innalzerei sul far della sera al bagliore morente là sull’orizzonte un’indifesa preghiera. O cara madre, luce di pietra, chimera svapori, sorga la stella, fiamma festosa rompa l’attesa, resti la notte intessuta di seta.
Id: 46438 Data: 11/01/2018 19:08:00
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Canzone della neve bambina. Canzone della neve incanutita
Neve a fiotti alla finestra: Racconti di brina i boschi. In sogno gattomammoni facondi. Piroette di neve a festa: Dal nord, dal silenzio il bianco autore. Castelli di faville, cenere, ciocchi. Un tranquillo metro di neve: Randagio uno spazzacamino. Ribollita, pancotto, appetito. Una tormenta dal tocco antico: Frassini e faggi dalla sferza storti. Mattine e sere ai piedi dello stupore. Neve quanto basta alla ricordanza: Ginepri, muschi, pungitopi. Semina di alfabeti e scongiuri in cerca degli uccelli migratori. Neve antica degli antenati: Nonno Egidio, pastore e contadino, cacciatore di lupi sulla neve alta al chiaro di luna. Neve nel valzer del momento: Dal potere fitti fiocchi spergiuri. Giaguari truccati da agnelli. Un lume e un tenersi stretti per mano.
Id: 46053 Data: 30/12/2017 15:54:51
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La partita a scacchi
Sotto assedio - sospiro. Mi arrendo - mi dico. Poi, sotto l’ombrello del dubbio, riprendo la partita a scacchi la stessa che si gioca rigogliosa nei campi di nebbia dell’esistenza. A darmi scaccomatto, la potenza vertiginosa delle parole che si imparentano prima e in un lampo si inimicano e ruggendo fuggono. Le parole tradiscono l’intenzione. E non solo la mia. Le antiche sono fuori moda. Sfarfallano le nuove come sciami di api impazzite in cerca di un miele di morte. Basterà a rimettere ordine un’acchiappanuvole o serve un’accademia filosofica? Ci vuole un laboratorio che disegni parole snelle, figlie delle scomparse, vestite di grazia senza sfarzo da stagionare nelle fessure vuote, ma fresche e ventilate del cuore. Che dica no alle parole definitive un no all’arbitrio di parole eterne. Che dica benvenute alle parole in transito comprese quelle del dolore le parole pioggia e rugiada arcobaleno e sole. Che apra la porta anche alle parole burrasca e acqua alta. Che dica, venite, vi prego, fate di noi un silenzio non offeso. Fate dell’inutile nostro nulla la culla d’una metamorfosi il disegno che ignoriamo e nemmeno sappiamo di sognare.
Id: 45923 Data: 24/12/2017 09:01:14
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La mongolfiera dellincenso
Un guscio di noce la chiesa di pergamena il parroco a ghirigori le facce erose dal tempo fiaccole i bambini assiepati prossimi all’ingresso in un altrove. Ma qui si sta caldi nella galassia dell’incenso aggrappati al tappeto volante a sorvolare un eden promettente. Non fa male sognare distante sciogliere ossa sangue e timore e far lievitare la mente in una nube fastosa nella nenia azzurrina dell’orazione. Anche le candele si giurano pronte a vogare in onde fragranti e felici far luce. Se è un terno al lotto l’uscita dalla cerchia stretta dei monti e il salto attanaglia la gola scommetto sul primo che osa la soglia. Scommetto sull’aroma della partenza appesa agli sguardi e ai silenzi di lampanti fanali. Accesa d’ardore mi arrendo all’effluvio che sale sontuoso. Mi arrendo alla mongolfiera che loda in volo l’oceanoincenso. ( Il profumo del tempo - Antologia proustiana 2017)
Id: 45196 Data: 19/11/2017 17:28:11
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Alta di febbre
Alta di febbre Alta di febbre ferve la notte. Infiamma olmi e betulle distanti una vita nei torrenti secchi a sud del cuore. Nelle piste dormienti dell’ovest infiamma querce, ginepri e ornielli, potentille e sigilli di salomone sulle rive terse delle visioni. Alta di febbre ferve la notte. A onde corre una processione tutta capre, cammelli e allocchi tra dorsi cifrati di stelle. Notte, che intendi l’indecifrabile, liberami dai fantasmi molesti fa’ che il silenzio parli e non mi sgomenti conta tutti i miei petali, aumentali e disperdili oltre frontiera là ove cresce il cuore perspicace. Notte, solenne custode della sosta, madre dei mari interni e degli abissi, notte, scrigno fatale e confidente dei sogni schivi e impossibili, a te, notte, sovrana di ombre dense, innalzo la lode in lettere poche e secche osando appena darti nome dal fondo inviolato del mio principio. Nelle tue baie e contrade, notte, chi controbatte è riverente ognuno comprende l’altro al volo con un cenno e anche una pazza per tacito statuto è quasi normale. Notte, qui ti lascio il cuore schietto e senza chiavistello a far capriole
Id: 44722 Data: 21/10/2017 18:37:36
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Crescere viola
Crescere viola Nel silenzio aggrondato delle notti nelle ultime nevi ti chiamo. La luna sollecita mi spinge impasto di terra a primavera e d’altro tempo olezzante ricordo. Vieni a portarmi la brace. Cancella il catrame dal cuore. Nel grembo obbediente del prato rompo adagio l’animo del ghiaccio e salgo. Sotto l’occhio scosceso dell’inverno ormai senza scettro, nel boccio del mattino mi desto viola nuda ridendo rugiada nel viola aspro di marzo che viene. Straniera all’altopiano della parola mi sento e a esserlo m’infiammo. Vieni respiro del desiderio umile elisir innamorato. Da tutto l’intatto mio nome dal limbo diletto della corolla una miscela minuta di seta, di sole e di alito esultante effondo all’aria della foglia commossa all’erba accesa verde vicinanza all’arbusto che si sveglia e sorride alle api e alle farfalle ubriache di frizzante buonagrazia. Vieni e spezza l’asse del tempo. Invera in viola l’umana interezza. ( Il profumo del tempo - Antologia proustiana 2017)
Id: 44439 Data: 01/10/2017 08:56:16
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Stazione del paradosso
Lungo inaspettati binari, in una contrada inviolata, hanno corso locomotive abusive, senza segnali, senza orari né traguardi. Campi in festa, cieli africani nella corsa l'una intravedere diceva. L'altro, da pellerossa delle praterie di paese, rara controllata escursione nella terra amata dal bisonte, senza narrazzione, ammetteva. Fendinebbia e scambi i macchinisti hanno poi provato come richiami, ma in un baleno incrociandosi schizzarono le motrici maldestre in direzione di babele. In principio aveva quasi un nome la smarrita destinazione. Concordi la chiamavano amore.
Id: 44174 Data: 12/09/2017 19:36:56
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Disarmonie
Dentro la dissomiglianza che sorge sonora dai tetti, altre dissonanze vincono il ventoso orizzonte. Dentro gli spigoli aguzzi s’incurva un cielo sordo alla parola di chi parte, di chi rimane. Conosco chi precipita tra gli spigoli, rette linee di certezza, assi carichi d’ombra che nel domani s’invera. Conosco chi si dissolve dietro un muro retto da muto interdetto, dietro contrafforti di assiderata geometria, elettrodotti di pena. Asseverando distanza, il silenzio è una freccia e porta lontano. Assassina la Storia. Seppellisce le storie. Ma a me altro non è dato che reggere obiettiva assenza di matematica esattezza.
Id: 43944 Data: 27/08/2017 10:23:32
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Parole amiche
Parole ascolto, da lontano venute, da un’ombra che si volge alla vita senza esitazione. Parole mi giungono strette parenti del pane. Fresche parole e felici, figlie del mondo, eco-commento del mondo. Imbastite sostengo con il filo dell’addio e del ritorno. Dissetanti parole di colombe sull’acqua della pace in volo. Parole inzuppate nel cibo adatto alla mia fame. Parole in forma di libere gemme nella libera terra del cuore. Collane di parole colgo ornate di onde leggere, di pietre preziose e delle sirene il canto. Parole in rima di viole all’indirizzo d’una presenza che si fa nuova narrazione.
Id: 43801 Data: 13/08/2017 19:54:42
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Partenza
Questo solerte mattino d’agosto dal passo nuvolosamente chiaro rema da marinaio scaltro dentro una città dall’anima d’acqua, di sentore di sale, d’argento, dentro una laguna di vela e vento. La luce tesa tra cielo e terra promette un celeste viaggio interno. Immobile mulina il tempo, oblioso d’essere stato e d’essere: allora si salpa nell’azzurra ora che partorisce un mezzogiorno ardente? Il tempo s’è fatto accesa preghiera. S’è fatto nel respiro sospeso del canale arresa bandiera. E’ tempo d’attesa, è fuoco spento. E’ spirito esule: lontano cerca e vicino un perduto ordine sereno.
Id: 43692 Data: 01/08/2017 15:58:06
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La notte dellidioma
La notte la imbocco da settentrione dall’alto pascolo del giorno. Alto e freddo e lunare. Scendo lungo il fianco della notte senza fiaccola fino a valle. Scendo dall’altopiano del non posso e del bolso baccanale lungo la scala a pioli dell’idioma cortese fino in fondo, là dove sta un bosco di parole in boccio, bennate, avvezze a stormire di rado ed a ragione, solo dubitando e a bassa voce: tenerezza di sorelle che filano pensiero e azione.
Id: 43583 Data: 23/07/2017 09:42:21
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Il gregge
Un gregge di sillabe sonore inseguo un gregge insofferente al pascolo programmato al preordinato recinto. E’ un antico gregge affabulatore maestro dello stratagemma contro il buonsenso del pastore. E’ un gregge al vento e soffia forte tanto da non farsi imbrigliare. Ogni pascolo è buono a metterlo in un annuvolato viaggio. Pascola in cielo in terra e in ogni dove. Nomade è il gregge e selvaggio. E’ un calicanto nato a caso in un campo che appare inaspettato lungo il giorno e infiora la notte di visione. A volte un agnello bela nel sogno e da ospite sembra invocare soccorso. Svegliati e corri. Corri a perdifiato a carpire un indizio, una rada notizia sulla pista svanita sulla porta che nessuna forza apre sulla porta che non si può lasciare.
Id: 43506 Data: 15/07/2017 15:36:48
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La notte
Nel navigare la notte mi ancoro alla zattera del letto una zattera senza remo senza albero né vela che corre avanti e indietro secondo l’umore del vento. Naufrago spesso senza chiasso e non so in quale lido arrivo se tra fiera e mala gente o se tra gente che accoglie e veste. Capito sovente tra chi mi saggia il collo con dolcezza prima di passarlo alla motosega.
Id: 43425 Data: 07/07/2017 16:26:08
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Scrivimi
E allora scrivimi prima che la notte sigilli le arcane sue porte. E allora scrivimi veloce prima del tamburo del tempo prima che il cuore si dia per sgomento.
Id: 43266 Data: 21/06/2017 18:43:06
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Notte di giugno
Questa luna, che nella notte custodisce l’insonne, quest’impennata inattesa del vento che travolge e s’addentra in un altrove, somiglia a te che non conosco. Somiglia alla poesia che stesa come lattea tela al sole riscopro in ogni dove. Somiglia all’acqua sorgiva nella landa implacata, alla luce nel buio, balenante lontana, d’una baia, d’un fanale.
Id: 43053 Data: 04/06/2017 11:26:40
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Alloasi di Ca Roman
Qui la foglia con il ramo ragiona. Il fraticello al vento si racconta. Ammicca il papavero all’acacia, corteggiando la sua dote di miele. Senza chiavistello è la stanza da letto della primavera. Senza deferenza, qualcuno, quanto basta alla brama astuto, il cavallo di Troia vi conduce. Sulla bocca del porto - alla brezza bruna bandiera - sta la filibusta che l’oasi per antipasto trangugia in attesa del pranzo di gala. Oh, non abbandonate gli appelli selvosi della primavera! Non portate in aprile le stanche membra sulla chiara rena dei lidi. In aprile, come pii pellegrini, portate la vostra verde promessa presso il tempio dalle flessuose colonne coronate di nidi.
Id: 42785 Data: 13/05/2017 12:57:43
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I nomi dei genitori
Sottotono - i vostri nomi - sottacqua nelle faglie interne dell’oceano nelle dense foreste sempreverdi nei pendii dolci del primo alfabeto i vostri nomi sazi di parabole contadine limpidi dei pleniluni d’appennino i vostri nomi scritti ai crocicchi dei colli benedetti i vostri nomi negli stornelli alleluia e liberazione i vostri nomi di neve tiepida e solleone in cerca di riparo a sud, a nord ogni giorno senza ancoraggio i vostri nomi di creta e timidezza serene sillabe senza lagnanza i vostri nomi di fili fitti ed echi sforzi scivoloni sobbalzi i vostri nomi nel biondo regno del grano, ricchi di mèssi mietute per altri i vostri nomi nei pascoli teneri di pecore e agnelli i vostri nomi agri di genti al bando nomi e onore radiati dalla linea scura della dimenticanza. Inosservata la vostra caduta. Sul confine infinito di un campo di là dai mondi mi aspetterete nei rami musicanti delle querce dentro il chiaroscuro degli ontani menestrelli vestiti di mottetti d’acqua sul pentagramma dei vostri nomi.
Id: 42623 Data: 29/04/2017 16:20:25
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Lettera a Calipso
Scrivo a te, maestra e testimone dell’arte del congedo - lieta dignità a filo del dolore - sorte e solitudine intessendo. Scrivo a te che stai sola nel segreto grembo delle cose nel cuore remoto della rosa che nel lampo dispare. Lungi dall’isola tua, lungi dai prati di sedani e viole, nell’aspro certame che m’inghiotte, il libero pensiero nel concerto, la stella della compassione e del centro, tenace, cerco.
Id: 42497 Data: 21/04/2017 15:31:28
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Aprile
Aprile, la tua luce azzurra gratuita travolge i tetti, rompe le ombre. Ride il giorno con serrata, tronante, allegria. Evado dalla cornice del cuore, febbrile asserragliata fortezza.
Id: 42319 Data: 09/04/2017 16:42:30
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Lettera al tempo
Da bambina origliavo il tuo transito di serafino in volo dal mattino alla sera. Nell’onda il tuo balletto correva senza pensiero, né contesa. Io, te e la lepre nel campo. Io, te e l’assiolo sul gelso. Io, te e la rana nel fosso. Che compagno devoto. Che quieta corrispondenza. Che mondo possibile. Che stellata frontiera. Di colpo, in un torto mattino, nudo hai issato il tuo grugno di gattomammone. Con il villaggio migrante, diviso, - case e campagne allampanate - ti sei fatto tutt’uno. Spezzato hai il ramo dell’intervallo assopito. Spezzato le ossa, la vita già poca di molti. A me una perfetta misura di sapere inquinato e di piaga. Ora che del tutto sei compiuto in me, o mio tempo, ora nella fosca natura di un dedalo infinito, invano chiedo ove si volge l’esistenza neve scagliata a singhiozzo nel vento. (2008)
Id: 42100 Data: 26/03/2017 12:09:55
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Primavera
Portatemi nel paese verde del fiore d’aprile. Lì riposar mi conviene nei campi pettinati d’erba fresca: intrepida treccia.
Id: 41975 Data: 17/03/2017 19:38:16
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La scommessa
Non sapevo - ed è un incanto scoprirlo ora - d’essere nata con il talento dell’azzardo. Scommetto sulle donne puntando banconote di grosso taglio. Notte e giorno ripropongo la posta al tavolo da gioco, bruciando cifre da capogiro con la freddezza d’un giocatore incallito. Ed io che immaginavo d’essere solo un mite agnello attento al prato in fiore e al fieno senza pensiero di guadagno. Nel mattino di maggio, sul tetto del cielo di rondini intero, dall’intenso fervore una sosta mi consento. Rigiro, insaporisco, sul fuoco dispongo parole, sorelle dello stupore, pescate nel golfo ignoto e amaro del mar morto. Tra Scilla e Cariddi navigando a vista, schivando il tifone, sono le donne zelanti e deste, muse e vestali, ora, di se stesse.
Id: 41855 Data: 08/03/2017 10:27:56
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Haiku
Fior di parola, ignoro l’indirizzo porta nel vento. * Sei coronata di allocchi, chiù, civette, sorella notte. * Sorella vita, a te male mi arrendo. Amor scosceso. * Stella stellina, a esistere stanotte, quanto ti costa?
Id: 41742 Data: 28/02/2017 16:30:56
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Ninnananna della vita antica in laguna
Se ti consola, se ti contenta, mia gallinella d’acqua, un racconto ti canto, corto come il campanile della chiesa dei Rossi, alto più della torre di Sant’Andrea, quanto la valle Millecampi vasto. Vola gabbiano, vola grigio airone in questa impresa di parco colore, un’impresa in bianco e nero, eroso da tempo l’arcobaleno. Era la terra in quell’evo remoto solo un abbaglio. A perdita d’occhio, senza confini, paludi, ampi prati d’acqua, fiumi: campi azzurri (d’inverno cenerini) arati dalle apprensive vele nostre e dai nostri batticuori. Dormi, tuffetto. Se ti consoli, se ti contenti, in corteo affluiranno al tuo sogno il segantino, lo squerariolo, il calafao e il puto de squero*1. Un sonno lucente dormi tra il pisciacane e l’erba stagna sopra la sabbia, tra le canne il vento, dentro una storia con molti specchi di sperdimento e di baldanza benedetta tutta d’acqua salsa. Dormi, martin pescatore, anima mia, in quelle scordate contrade. Dormi e ricorda con madresia.*2 Senza sospetto dormi. Degli avi ascolta i passi dall’eco smorzato. Domani nessun nesso starà a questo narrare. Per te domani neanche un’umile grammatica di mare. *1 Operai di un piccolo cantiere navale. *2 amore materno (2009)
Id: 41611 Data: 19/02/2017 15:22:32
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Cercando parole
Smonto rimonto spezzo riannodo lettere sparse di pane e di pena parole di piombo. Mescolo un poco sapore di sale salsa di tuono. Saggio parole fresche di giornale, e povere parole fatte in casa fresche di parlato o in strada nate. Preparo un minestrone di parole in eruzione. Preparo uno stufato di parole d’uragano. Malasorte coltivo? O aro campo di grano ? A dir degli innocenti la strage - come animali al macello mandati - nei deserti, nelle sventrate città la parola é farfalla di freddo, é respiro di primavera arreso al valzer virulento dei potenti dannato ad esportare la libertà sulle ali delle fortezze volanti. (2004)
Id: 41491 Data: 12/02/2017 14:28:04
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Fiore di rovo fiore dortica
Fiore di rovo fiore d’ortica fiore di malva in petali di poesia attingo camminando lungo le frontiere del mondo e in casa mia che forte odore hanno di periferia. Fiori malandati annoto o pungenti fiori in vena di malinconia poveri incolti invisi fiori affamati fiori radiati dagli steccati dei giardini di città. Creature di carestia che di prescia buscano il foglio di via. Giro la periferia dove la ginestra e il lillà la margherita e la madreselva vivacchiano a occhi bassi e da irregolari scuotono il capo in segno di dissenso e d’infervorata umanità. Ma un isolato papavero in un prato arruffato canta in mezzo all’erba miseria fiera dissonante disubbidienza.
Id: 41372 Data: 04/02/2017 12:48:58
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Neve in riva Vena
Uno sciamano della neve con la nera matita della notte schizza un incantamento. Leggo bragozzo abbozzato, ponte pericolante per un accento fuorilegge, canale con un apostrofo a pelo d’acqua nel centro, remo in arresto tra virgolette, lampione sfregiato e vacillante per un ghirigoro d’inchiostro. Leggo me stessa scritta con un seme di stupore e un quesito insolente: ma tu stai sempre appresso al niente?
Id: 41165 Data: 22/01/2017 19:32:21
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Mi scrive il tempo
Progenitore e discendente di me stesso, termine fisso e albero maestro, mi avvolgo nel baleno che non si siede e si ripete. L’arcano sono che l’intelletto umano d’intendere non cede. Sorrido allo scroscio di miti e mausolei eretti sulle vette del sapere meteore nel ramingo cocchio della scienza e senza attrito sul congegno del mio potere. In caratteri di granito e a franche sillabe di brace fabbrico l’imperativo presente nell’ampolla delle piccole cose largo quanto un solo respiro o il canto di un mattino. Ti nomino pastora del gregge a dondolo delle ore. Ciò che in sorte ti ho dato, hai tessuto e smarrito, oggi in barocchi ghirigori giace e si legge sul tuo viso. (2008)
Id: 40950 Data: 11/01/2017 15:33:22
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Lettera ai Magi
Vi aspetto. Vi aspetto proprio qui a casa mia, della culla stellata nei cieli d’oriente beati sapienti. Vi prego, venite, vi aspetto giovedì. Non potete sbagliare. In un occidente senza chiavi per decifrare eventi, in una città, antica sposa d’antico mare, sta la mia grotta vinta dai venti. Sopra non c’é alcuna stella. Come una belva vi rugghia la bora. Candele vi accendo numerose più dei giorni. Alberi cresco e rose e leggende e rare stelle di mare. Maree e pleniluni coltivo e fiori di lontananza pungenti. Sull’entrata ho steso parole e promesse e da ogni angolo arruffato mi guarda il mondo. Non manca alcun volto: chi ancora mi è compagno e amico, chi ha in petto note d’amore, chi non ce la fa e non si difende, chi, muto, vorrebbe parlare, chi se n’è andato e non fa ritorno, chi lotta la vita, chi dolente una vita agra ha lasciato. La notte dormo un po’ e poi veglio. Se un ospite arriva inatteso, penso, dove va se trova il ciocco spento. Vi prego, venite. Di non molto ho bisogno. Mi basterebbe incrociare il vostro sguardo in sogno. ( gennaio 2005)
Id: 40769 Data: 31/12/2016 16:28:51
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Natale
Andremo ad abbracciare gli sventurati come cenci scaraventati in prigione in mare o nei letamai a viver da ratti. Andremo ad abbracciare corpi franti con chiodi rugginosi conficcati sui volti il giusto fratello del vero il vero sporcato di sputo nel pantano ottuso e bugiardo. Andremo con mani risolute a rimetterli al posto d’onore noi che le comete scrutiamo noi che nel presepe abitiamo. (2009)
Id: 40670 Data: 20/12/2016 12:19:18
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Dialogo con la nebbia
Nebbia ditaveloci, al tetto ti attacchi. La strada ti fumi. A fiotti furiosi spegni le case. Fiori di bruma stagli sui volti che presto rapisci e consumi. Dov’è la terra dimmi. Dimmi la distanza del cielo. Parla a me in questa vacuità che suona. Mio signore è l’inverno e nel gelo del tempo semino. Io non sboccio. Non porto un abito certo. Io sono il velo. Inceppo la corsa. La danza sospendo. Della via serbo l’insondato segreto. Son qui a implorare un occhio diverso. Nella sosta che sono, che prometto, di domanda in domanda colmo il tempo. (2005)
Id: 40570 Data: 10/12/2016 17:42:58
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Cimitero a Pellestrina
Com’è scarso, com’è magro questo cimitero stirato di fianco al mare ubriaco e al manto risuonante della laguna. Stiamo stretti l’uno all’altro, (in mezzo il ricciolo del ricordo) terra nostra così angusta, così sospeso natio davanzale. Sull’entrata scrivete: Pescano ora conchiglie di pace le reti placate delle antiche genti di mare. Nell’alta marea del tempo siamo noi - non dimenticate – le fondamenta delle vostre case. (10/10/2010)
Id: 40499 Data: 03/12/2016 19:05:51
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Un gatto chioggiotto artista di strada
Da vero bohémien, un gatto chioggiotto, fuggendo il cerchio del miagolamento, in nero la notte suona il clarinetto gonfiando a dismisura le note di gola e di petto. Sul far del tramonto distribuisce un foglietto in gergo gattesco: “Appuntamento sul ponte di Vigo in punto a mezzanotte. Portate un quarto di luna e una stella cadente. Portate pure un bicchiere di vino con zucchero di ponentino”. (10/07/2009)
Id: 40324 Data: 20/11/2016 18:37:00
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Ad unamica scomparsa
Vengo qui in questa terra dell’acqua e del vento gemella, gremito il grembo aggraziato d’alberi e fiori. E’ una cuna di sementi e germogli il luogo a cui sei tornata. Di trasvolata, di disappartenenza sa questa terra. Sa di scarna stagione e raro canto. In cerca del tuo nome fin qui oso, i giorni delle radici, dell’audace pensiero il cimento, il celato timore dell’aurora a ricordare. Oggi San Michele ha un’aria stranita recluso da un nembo troppo vicino: tuttavia a te parlerebbe, come t’han parlato discrete le arcaiche piante selvatiche, e l’albero solo e smagrito lungo la strada, ma a oriente posto nell’albore del primo mattino. Il tempo eterno ora abito pensosa. Più non vi sento. Ora qui sono dove segni segreti grondano, dove si schiude nube da nube, dove divampa un nero di luce. Se é un cielo che nasce ignoro. Leale come fronda d’autunno, mentre con calma cado lontano, della rosa che fui vi consegno l’aroma insieme a un caldo congedo. (S. Michele è l'isola veneziana ove si trova il cimitero) Testo del 2005.
Id: 40236 Data: 14/11/2016 17:27:32
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Stelle
Scendano esatte le stelle ognuna un incendio al cuore. Salga più in alto più in alto la luna ove ogni offesa ha dolce sua guarigione.
Id: 40149 Data: 08/11/2016 09:30:02
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Madre
Ti scrivono, madre, bruni cipressi vigne a lampi d’amaranto, castagni in scoppi di zafferano, cieli opalini a lutto d’uccelli, il saltarello al suon dell’organetto nelle notti sacre ai lupi, alle nevi. Sulle elitre delle coccinelle minimi miraggi latenti. Ti scrivono dalla tua casa accesa sopra la signoria dei tempi le profetesse delle veglie tra morti idiomi e incantamenti molto taciuti e molto amati serrati da siepaglie di segreti. Sulle elitre delle coccinelle parole discordanti. Ti scrivono magre feste imperfette, mela cotogna, vinsanto, polenta, il dolce zibaldone d’autunno; solo l’autunno che conosci, l’autunno in gola e nelle mani, l’Avvento imbastitore di promesse. Sulle elitre delle coccinelle disfatte in un amen tutte le albe attese. (2010)
Id: 40080 Data: 02/11/2016 09:27:20
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A mio padre
Un fiero inverno vibrare odo alla finestra che una tramontana d’inchiostro traversa e strapazza. Sul focolare un legno aspro fiotta: inferno fitto di fumo vano nella nuda misera stanza. Nera, la vacca, è morta. Così dicesti, babbo. Altro non venne. Parlò fisso al fuoco il tuo pianto per me muto sonante allarme. Uomo di ricca parola sei stato, babbo. Da uomo alla terra devoto, - genti e paesi, storia e natura - che cosa non hai raccontato? Come acqua di pozzo perenne, come pioggia del cielo matura, in forma di fiume alla foce, da te maestà di voce fluiva. Dal giorno in cui più non sei, nella grande notte - silenzio e suono - arpeggia come di rosa per me la tua parabola di fuoco. Consegno al tuo ascolto clemente l’urlo dell’uragano: idioma amaro, al centro sovente avvelenato.
Id: 39998 Data: 28/10/2016 15:48:02
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Dal cavaliere dItalia ricevo e trasmetto
Là dove l’asfalto ara l’acqua e nei prati aspri di sale ride a squarciagola il volto viola del limonio serotino, là dove gli occhi scalano gli stupiti campanili di Chioggia stesi sul filo dell’orizzonte, là, in via del paradiso, nel ritiro della barena vivo. Sono il cavaliere d’Italia e la gioia è il mio mestiere. Amo queste acque stagne in altalena stanze verdeazzurre spesse di sale parenti strette della quiete e prossime all’atto di fede. Chi di voi vuol vivere con me che disconosco i rami del vostro storto albero del potere? (2009)
Id: 39828 Data: 16/10/2016 12:15:54
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Anima
Fammi un’anima appuntita anima d’una matita che pur stridendo scriva. Fammi un’anima tonda anima d’una vagabonda nastro di madreselva sulla porta. Fammi un’anima d’altopiano anima del grano appena nato sorella dell'allodola in canto. (2012)
Id: 39640 Data: 04/10/2016 16:38:27
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Vecchia casa
Se questa casa ha muri di silenzio, se il silenzio ha murato ogni finestra tornerò alla mia casa antica, mi dico, per abitarla contro ogni evidenza. Tornerò sul colle dei morti obliati. Tornerò sul verde viottolo da decenni dismesso. Tornerò nella scura cucina sul piancito sconnesso presso il povero focolare spento. Sono ancora tutti lì i volti di un tempo lontano, i volti dolceamari che mi hanno accompagnato. Io li conosco. Non sono del secolo da poco trascorso. Sono figli del medioevo sommessamente calato all’alba del postmoderno. Da quando non ci siamo, che sorte è toccata alla vigna laggiù in fondo alla valle? E la macchia chi più l’ha tagliata? E i meli e i ciliegi negli orti sono stati forse innestati? E dove sono le querce, le forti splendide querce, che più non vediamo lungo i fossi e nei campi di grano? E i pascoli alti sulla collina per sempre hanno perso pecore e vacche? Tutto i signori del mondo han disfatto? E di noi, gente antica nata e morta in questa terra diletta per nostra fatica fiorita, di noi, dicci, che cosa è rimasto? Anch'io in verità me lo chiedo e per un istante mi inquieto. Ma dalla finestra la collina si sporge e io di sottecchi sorrido come a una paesana rediviva. Passato per ora è il progresso ingannevole innamorato. Il matrimonio promesso per grazia non si è celebrato. Quietato si è l’uragano. E questa terra è paziente. E' di certo una terra dura, non doma. Sa attendere la prossima veniente fioritura.
Id: 39561 Data: 28/09/2016 15:17:37
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Geografia
Geografia è quella mappa che scorro nottetempo nel gorgo dei fiumi, sulla gobba dei monti a inchiodare nomi, occhi a riparare nei volti. Geografia è quella mappa dalle perenni processioni a mo’di nembi scarmigliati che s’inchinano a ogni tempo e a tutti i punti cardinali. Al vento m’involo e invano imploro. Vagabonda della geografia, tracce d’amore nei semi di sabbia seguo, prima che il ghibli le spazzi via.
Id: 39480 Data: 22/09/2016 15:34:47
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Al giorno del compleanno
In campo Santa Margherita, gentile e sicura, sulla soglia di settembre, si scioglie la vita. Ad accordare sono venuta un sordo violino, un’arpa pentita all’urto generoso del vetusto e dello sconosciuto. Sugli scalini dell’istante assaporo l’indiviso minuto nell’aria colma di campane, d’interezza di gesti raggiante. Scrivo segni sull’acqua del canale. Li scrivo già perduti. Sillabe disfatte. Saette della mente. Venezia, mia sete diletta, Venezia, mia dimora, mio esilio, scorre in fretta, scorre via la sincera clessidra. Per testamento ti lascio, Venezia, l’inerzia dell’essere, tutti i nomi dell’acqua, la ragnatela della mia ignoranza, tutta l’arte di sciogliere me nell’irrisolto compito incognito.
Id: 39401 Data: 17/09/2016 09:34:27
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Canzone carezzevole a fil di voce
Chioggia bastimento di vele e tese brame nel mar delle arie lontane, nel libero reame delle acque. Chioggia tartane, bragozzi, ostregheri, bragagne, burchielli, paranze e, sulle alberature, pennelli. Chioggia pescaori, canevini e sabbionanti consacarieghe e calegheri spassacamin e pipari, cavallanti, marangoni e ortolani: a voi tutti una cetra celeste e un lembo di terra nel brolo alberato della memoria sia. Chioggia orazioni e dipinti devoti, burrasche, naufragi e morti in mare, madonne savie e cristi in croce, santi e anime purganti. A voi sia ordito un velo di nostalgia di lettere primaverili in fiore dal sapore di malia. Chioggia di frittura mista e polenta, di brodetto di pesce nel pozzo del dialetto senza fondo: parola sul carbone ardente. Chioggia specchiera di acque in albe e tramonti serviti a forestieri di passo: ansiosi storni in volo. Chioggia di rammendatrici di reti e vele, di venderigole, di merlettaie, di conversari sui poggioli, sui bianchi davanzali. Chioggia di nudi pescatori un tempo, ora alacri aratori del ventre dei fondali. Chioggia estro ed esaltazione nella tela a pastello di Rosalba Carriera artista dal segno che svela. Chioggia pittura delle brume: risucchi e spossate pennellate, rossi camini e pietre sbriciolate. Chioggia alla maniera d’una volta. Chioggia non si rispecchia nella trama di una vela vecchia. Chioggia laguna, fondamenta, canale. Isola che non si sorregge. Non abbraccia. Non apre. Isola che a braccia conserte e a bassa voce si compiange. (La scelta di usare nel testo molti termini dialettali - denominazione di vari tipi di imbarcazioni non più in uso, denominazioni di mestieri oggi scomparsi - è un omaggio alla storia di questa antica città la cui lingua - pur nell'inevitabile mutamento - è ancora per molti versi la lingua di Goldoni.)
Id: 39247 Data: 05/09/2016 18:51:50
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In questa casa di vinco e di paglia
In questa casa di vinco e di paglia - addio, arsura, distesa assonanza - in questa casa castello di carta - bonaccia rara, fiumana, mareggiata - in questa casa di gramigna e erba spagna - tombolo, scoglio, pozza, capezzagna - in questa casa di fango e frasca - brivido, bora, maestrale - in questa casa asilo di sabbia a strapiombo sul mare ammattonato anni sessanta pignatte piatti bicchieri posate spaiati forestieri, si pranza? Si cena anche? Qui ogni giorno ha il suo baco, la sua girandola, il cervo volante. Qui si schiude la spiga e il seme si sgrana in parola che oscilla, balza, fa festa, folleggia, fa eco al silenzio, s’acquieta, volteggia e s’infratta, si rannicchia da gatta sulla riga, s’annoia, si stira, sbadiglia, azzittisce una zeta, si finge una esse, si azzuffa con una emme zelante, corteggia una elle, acerba scheggia di verde, accresce l’alfabeto, sottrae il senno. Squadro il rompicapo e non mi raccapezzo. Impasto allora cuori chiari di parola in latte e uova, un’intima sintassi in insalata, un’asciutta fetta di crusca senza lievito d’articolo, di verbo, un liscio guscio di tartaruga, un rebus di sillabe senza paura. Aggiungo una goccia di guazza, un grano di giubilo croccante, un peperoncino di batticuore: oggi e per sempre aroma di manna, canto a voce spiegata aereo altare d’amore a chi si nasconde, a chi manca.
Id: 39176 Data: 30/08/2016 16:21:17
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4 Haiku
Nube da nube. E’ un cielo che nasce? Nero di luce. * Notte, sorella del Sempre, stelle in versi a ognuno tendi. * Si stacca un bacio dal braciere dell’alba. Atteso ardore. * Pregno di sale, - ampio delta di senso - il mattino arde.
Id: 38944 Data: 09/08/2016 07:51:24
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