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A te, Sarmatia!

di Matteo Bona
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Pubblicato il 27/09/2017 16:51:57

Pacata si muove la folla 

Dalla piazza del vetusto

Maneggio,

Docile si serba di scender

Serena i grandini del Castro

E, come mille ed ancor più 

Piccoli semi della patria,

Tutti s’affacciano sui

Placidi seni del Cremlino. 

 

Dalla superba Mosca,

La capitale suprema delle

Contraddizioni, si stagliano calmi i

Piani smeraldini e le acquee vie 

Che cullano la grassa terra:

Il tempo segue il passo sereno

Dei cirri lontani, col loro

Passo perpetuo e cheto

E tutto si prostra umilmente alle 

Croci d’oro ornate. 

 

Falci e Martelli fan d’orpello 

Alle memorie lontane, alle

Povere e grigie genti della

Terra dai diversi misgovernata!

Eppur si rinfranca il cuor in

Moderne speranze, in sogni

Che loro vedon come lustrini

Da luci illuminati:

Terribili spettri d’una realtà

Che non conoscono!

 

La nostalgica Pietrogrado

Si staglia e si prostra sulle

Baltiche prosperità, 

Fra quieti golfi ed oblunghe

Rene vermiglie

Che fan di te la Cesarea Regina

D’una Russia splendente 

E lontana. 

Il tuo fiume, la solenne Neva,

Si snoda, s’erge e governa 

Imperiosa e paciosa la cittade

Antica ed i suoi cari figli

L’enfiano fieri e gagliardi. 

 

 

 

Il fiume Fontanka

Zampilla imperiale 

Nella città,

Ebbro di glorie e da

Sinuosi ponti sormontanti:

Affiora dolcissimo, 

Come un bacio inaspettato 

Su gote di marmo e mattoni,

E fugge con achillea alacrità 

Verso più ampi lidi. 

Il giovinetto Moyka,

Figlio minore 

Dalle scherzose mosse,

S’appresta giocoso 

Dall’agostano Eden sino al 

Precordio sincero di San Pietroburgo:

E tutto riverbera una pace

Irreale, dalle plutonie

Sfumature di tristi ricordi. 

 

La regal Peterhof dall’aurê 

Cupole si staglia magnifica

Sul baltico golfo, e sospiri...

Interminabili vocî di maraviglia

Accondiscendono estasiati

Alla longinqua regalità. 

 

Dalla capitale sino a San Sergio,

Piissimo trono dall’ortodosso

Cuore, lunghe distese di prati

E conifere rigogliose:

L’eleganti betulle dall’alba

Corteccia divengon 

Il cordiale sorriso della Moscovia

E l’acqua rinasce meno cara,

Meno splendente in acquitrini

Di ninfee e Typhe slanciate. 

Il lontano tempo, la passata Russia

Rinasce palese agli occhi

Incoscienti, e tragiche verità

Si disvelano, perdendo la maschera

Dell’europea illusione. 

 

©Matteo Bona, L'inaspettato diario di Sarmatia.


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