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Der Wahnsinn und die Anmut
Der Wahnsinn und die Anmut
Autumnal Beauty Autumnal beauty October’s fury Which red reached me From the flourished Viburnum, And the Mespilus Sings about you - Till the feet of Christ. The Buckthorn With its cheerful berries - Beloved - Tenders you The Summer’s furlough And mantles of Osmanthus Kiss you with smoothness - Onto the blowing wind. The hazy Plumbago With the Prussian colour Curiously peeps Toward the rising star: And the hearty Camellia With its immense perianth Lays itself with gentleness and meek Onto its green body. Everything sings about you With suave tones And from the September’s sundown Is showing to you tearfully The humble face Of the Nature which die. To all the absent beauty Petals are sailing From an ivory pallor, And they are falling Tired, serene. They’re laying with Patchy touch on The barren edge - They're looking to The rich space To the grace Adverse. With a creaky Squeak the great Gear exists, It grinds throaty Every absent joy, Swallowing - bleeding - The whiter beauty. Lightlessness I’m arose on the hill - Where I could see the shiny lights Of the far sky, where the nights Sleeps, Dyeing of blue our Doom, And the damp the Nature Spreads its perfumes! Overflowing being Dropping outside Itself - Delightful darkness, Joyful bridge end Of the past, innocent Days - Dost thee Comprehend The start of The gyre? ©Watersheed Review, author: ©Matteo Bona, Università degli Studi del Piemonte Orientale.
Id: 47574 Data: 28/02/2018 13:19:00
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Esperimento ironico I
Onomatropea - Verace sinestesia Fra suono ed Olfatto - Dei delicati Mi sovviene L'ironia, Udendo bleah. ©Matteo Bona, Parodie e pensieri liberi ~ Sull'ironia (Edizioni Del Foglio Clandestino)
Id: 46017 Data: 28/12/2017 20:01:57
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Alla terra natia
Premessa: Questa poesia è stata premiata al concorso letterario Piazzalfieri (Asti), e la tematica di quell'edizione era "Alfieri ed il rapporto con la città". Il componimento, volontariamente pomposo e magniloquente, vuole simulare - attravverso il metagioco della lingua - l'ipocrisia di fondo della società astigiana e di tutta la sterile impalcatura socio-linguistica. Sua Eccellenza, della nostra astigiana Terra natia 'l fato pare ascoso: non Dai corsi e dai calli da niuna vita Gremiti, non dai fragori baldanzosi Di scaglie di misera vita e da siderali Ricordi d'un tempo lontano, rimembreremo Fieri spirti che innalzarono possenti L'arcaica Pompeia. Deh, l'atro fluir del tempo non risana La piaga delle menti inermi che ai Tempi suoi già pregnavan la città: Eppur non verso essi volgesi 'l disio e la Speme invereconda poiché punta alma Vetusta, come un'occidua facella nel Ciel de' Grandi, rutilerà su queste Vie or disadorne. A te, signor della cittade infame, Maestro d'un'antica arte agli Albor cinta d'argentê corone, Van narrando i versi miei e di Come al tempo nostro sia scialba Ed indelicata la nostra altissima Terra. Fia 'l Tanaro un mezzo per rubiconde Abluzioni e, dalle colpe civili degli Anni più stigi, da esso si smuovan Le floride fondamenta d'un futuro Novello! Mio storico fratello, padre e maestro Nel divenire, pel peccato che soggiace Obnubilante sugli occhi della nostra Amata, insegnaci in su l'opera tua Grande e libera cultura e mente. Se fia tale, allor desterommi come Un discepolo fedele e speranzoso In questa moderna Asti. ©Matteo Bona, Dalla Palingenesi alla Poetica del Vuoto, ovvero L'Ultimo Romantico, LULU Edizioni Digitali (2016).
Id: 45486 Data: 05/12/2017 08:42:48
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Alla notte
Alla notte sospirammo Con volti dispersi, Perduti ad ammirar Quei tanti faci Che dinanzi a noi Stagliavansi cheti, Immoti, eterni. Alla notte sussurrammo Con fiati tagliati, Con labbra schiuse, In occhi che mai Vedemmo prima d’allora - E fu vita - Come un infinito Canto dai silenti Toni. Alla notte ci dichiarammo Sotto un portico silente, In guardi da lungi Ricordati, or presenti Come anime Simbionti Della notte più feconda, Della vita più profonda. ©Matteo Bona, Anti-Ares, ecista dell'Universo: LULU Editore.
Id: 44926 Data: 05/11/2017 10:58:43
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Vana sia la pena
Vana sia la pena Dell'uomo reo innanzi Al plotone eccitato. Salda è la presa sul calcio Ed il dito tremolante, Come un boia silente Con la scure funesta Erta sovra 'l capo, Freme spasmodico L'ordine paventato. Vana sia la pena di Quello che uccise per Amore! Vacua essa sia Come amor intriso di Gelosia. Il capo mira i piedi Con tono di perdizione Ed ei mirato accenna Un guardo, uno solo, Di desolazione eterna: Sia la morte giusta Per chi ha amato tanto? Fredde scendon le gocce Dal cielo saturnino, Grigio il vello di quel Bestion ruggente, Ed ora alla terra! Alla terra ancor Solingo. Vana sia la pena Di quell'uomo: Abbiate pietà di questi! Quando sfolgoranti dagli schioppi Fulmineran' i proiettili, I proiettili divengan fiori. ©Matteo Bona, Dalla Palingenesi alla Poetica del Vuoto, Editore LULU.
Id: 44891 Data: 02/11/2017 11:34:58
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Echi
Io vivo Ed in te respiro, Echeggiando Degli stessi Mormorii della Natura, Infine divengo Un atipico suono Della tua stessa Essenza: M’infrango Ai confini della bellezza, Riducendomi In polvere, Per giungere Purificato In un mondo Che non M’apparteneva. ©Matteo Bona, Il senso del nulla, Montedit Edizioni. LINK: http://www.accademiapoesiarte.it/?p=1271;
Id: 44769 Data: 24/10/2017 20:08:03
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Adone
Quando da un plutonio albore Mi vedrai risorgere, quando Nell'estate fredda e piovorna E lacrimosa e ferma, Quando prima nel cielo vedrai Sul manto Orione bellicoso, Io - Adone - ergerommi a uomo E poeta e filosofo, Finché forza e passione vi fia. Sempre solo come Odisseo, come una nave Rapinata e gremita, come uno stelo picciolo E gracile eppur bello, eppur mansueto come La corolla violacea ed alba d'Orchidea. Già m'hai visto sorgere? Qui - ove fra le frasche Docili e dagli eoli sconquassi mosse - io sto: La solitudine di questa valle mi rimembra Quella della mia vita passata e mi far sognar L'agognato fato di quella ventura e da cotante Mosse al destino ingrato io chiedo 'l perché. Che sia il volere del divenire e come una linea È istante millesimo d'un cerchio universale, O' Adone unico, tutto riappare medesimo e Preciso: l'alpha diviene omega e tutto rinnegasi Al ratto impreciso ed effimero. Atropo è morta! Aitante possanza d'animo nello scoprir funesto, Come ti muovi fra Apollo e l'Ade? Grandioso ordigno metafisico della mente, taglia Le mani a Lachesi filante! Mostraci come tutto Appare al mondo in uno e non più d'altri attimi. Adone, Adone stoltissimo: guardati le mani, carne Divina, e pensa - orsù - come può[te] fermare il Flusso inconsapevole del Mondo. Dalla rugiada che Discese bellissima sui giunchi sereni nell'Inverno Agostano, quō vergere 'l guardo offuscato e atro? Abbandona la via, questa tua dottrina indarna, Rifuggi ai pensieri ascosi e da cagioni d'Io gremiti E immagina: sia mai possibile diventar Io, se prïa D'Io, altro non sia che non Io? Dal cerchio tutto termina e da esso Fulgente Apocatastasi, mistico risveglio, Rinasce Uroboro il magnifico Nichilismo. Tratto dall'opera Dalla Palingenesi alla Poetica del Vuoto, o L'Ultimo Romantico ©Matteo Bona, LULU Edizioni Digitali.
Id: 44677 Data: 18/10/2017 14:46:18
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n. 7
Curo i miei dolori Nel silenzio D’una serra, Dalle lenti satinate Gocciola la paura D’una consapevole Mediocrità: Penzola dalla Trave, penzola goffo, Il poeta incapace. ©Matteo Bona, Annale Poetico dell'Università degli Studi del Piemonte Orientale, Facoltà di Lingue Moderne Straniere e Letterature Contemporanee.
Id: 44640 Data: 16/10/2017 11:45:24
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Metamorfosi
Dedicato a Martina F. Mi nasconderò dietro Al velo del sonno Per vederti In un sogno amaranto, In un delirio inaspettato Dai suoni Del vocio della gente, Come splendida illusione In questo ardore Che mi stringe. Mi celerò dietro ai desideri Dalla notte nascenti, In quelle vele da Un vento ignoto Scosse E penserò a quelle mie Vite passate, Offuscate dai ricordi più Amari. Se rinascessi asceta? Ben mi avvederei dal Non eremitare sino Alla tua magione, Dormendo nudo Al chiarore delle stelle, Pascendomi della tua Luce, Pregando per il tuo amore. Sì, m’appresterei A nuotare sino Alla luna, per cogliere Quel chiaro Pallore che tinge la Tua pelle, E mi dipingerei Il volto con macchie Della tua purezza, Per rassomigliarti. Mi ruzzolerei nel Prato del mattino Per profumar il mio manto Della tua stessa Natura, Sublimando dolcemente Nella brezza vespertina. Mi vestirò dei tuoi desideri Modellandomi su d’essi Come autonoma creta, Tingendomi le iridi Di limpida aria Per specchiar l’immensità Che dentro di te Si cela. Mi spoglierò delle Mie sordide vesti Ed abluzioni farò, Gettandomi liberato Nelle tue fertili acque. Viaggerò - per te - Un milione di passi Per coglier Quell’inesistito fiore Che dentro di me Sta crescendo, E te lo donerò, Porgendotelo con novella Grazia. Berrò dalle fonti della tua Sapienza Per divenir saggio, limpido Ed umano. Non vivrò con te per Sempre Ma condividerò Le gioie della mia apparenza Carnale, Divenendo una gentile Epifania Ed un marmoreo Plinto su cui Piangere lacrime ascoltate. ©Matteo Bona, Syllogo Gignonomicon - LULU EDITORE.
Id: 44548 Data: 09/10/2017 00:01:11
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Il Silenzio
Forse il silenzio, Previo ‘l risuonar de l'anima Nel fragor del concerto Oscuro e vivo, Meco striderà anzi assai Giacché avvezzo son Nel menar favelle Vuote. Silenzio, Ove sei? Squarcia la folgore il cielo E le nubi di dio Tuonano l'ambasciator Di vita! Ah, dolce ciangottare... Sotto questa stilla eterna E melliflua Ascolto l'anima riecheggiar Della stessa sostanza dell'universo. Eppur questo orrore tanto Grave e greve, Gracido fra le mani della terra Che si protendono ad ei, Ottunde l'animo mio nell'esaltar Tosto il profano sproloquiar. Dacché il tacer altro Non è che il roboar de l’anima, Mia è la pretesa di trasalir Al filisteo mondo Di parol tracotanti! Ahimè, io non son degno: Al di là del silenzio Altro non v’è che Il tacer di dio. Tratto dall'opera Dalla Palingenesi alla Poetica del Vuoto, o L'Ultimo Romantico ©Matteo Bona, LULU Edizioni Digitali.
Id: 44508 Data: 05/10/2017 14:09:09
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A te, Sarmatia!
Pacata si muove la folla Dalla piazza del vetusto Maneggio, Docile si serba di scender Serena i grandini del Castro E, come mille ed ancor più Piccoli semi della patria, Tutti s’affacciano sui Placidi seni del Cremlino. Dalla superba Mosca, La capitale suprema delle Contraddizioni, si stagliano calmi i Piani smeraldini e le acquee vie Che cullano la grassa terra: Il tempo segue il passo sereno Dei cirri lontani, col loro Passo perpetuo e cheto E tutto si prostra umilmente alle Croci d’oro ornate. Falci e Martelli fan d’orpello Alle memorie lontane, alle Povere e grigie genti della Terra dai diversi misgovernata! Eppur si rinfranca il cuor in Moderne speranze, in sogni Che loro vedon come lustrini Da luci illuminati: Terribili spettri d’una realtà Che non conoscono! La nostalgica Pietrogrado Si staglia e si prostra sulle Baltiche prosperità, Fra quieti golfi ed oblunghe Rene vermiglie Che fan di te la Cesarea Regina D’una Russia splendente E lontana. Il tuo fiume, la solenne Neva, Si snoda, s’erge e governa Imperiosa e paciosa la cittade Antica ed i suoi cari figli L’enfiano fieri e gagliardi. Il fiume Fontanka Zampilla imperiale Nella città, Ebbro di glorie e da Sinuosi ponti sormontanti: Affiora dolcissimo, Come un bacio inaspettato Su gote di marmo e mattoni, E fugge con achillea alacrità Verso più ampi lidi. Il giovinetto Moyka, Figlio minore Dalle scherzose mosse, S’appresta giocoso Dall’agostano Eden sino al Precordio sincero di San Pietroburgo: E tutto riverbera una pace Irreale, dalle plutonie Sfumature di tristi ricordi. La regal Peterhof dall’aurê Cupole si staglia magnifica Sul baltico golfo, e sospiri... Interminabili vocî di maraviglia Accondiscendono estasiati Alla longinqua regalità. Dalla capitale sino a San Sergio, Piissimo trono dall’ortodosso Cuore, lunghe distese di prati E conifere rigogliose: L’eleganti betulle dall’alba Corteccia divengon Il cordiale sorriso della Moscovia E l’acqua rinasce meno cara, Meno splendente in acquitrini Di ninfee e Typhe slanciate. Il lontano tempo, la passata Russia Rinasce palese agli occhi Incoscienti, e tragiche verità Si disvelano, perdendo la maschera Dell’europea illusione. ©Matteo Bona, L'inaspettato diario di Sarmatia.
Id: 44401 Data: 27/09/2017 16:51:57
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Stato di Natura
Titilla il cielo Di pesanti sonate E la terra soave Nel buio Si cela. Nascosta Al giorno Dai più veduto, Come infausta Ombra dalla vita Ceduto, La pioggia Di Marte Promulga la guerra, Infausta sulla Terra La voce dell’Uomo. ©Matteo Bona, Le primavere di Marmo: ogni violazione sarà perseguita legalmente.
Id: 44026 Data: 02/09/2017 14:10:35
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Lanima della Calliandra
Movesi aggraziata e dolce, Come una calendula eterea Sferzata dal placidissimo Scirocco, A mirar, con scaglie di eterno Con frammenti di Oceano, Ignote e stupende le Morenti nubi. All’infinita possanza Dei gaudi ch’essa sconquassa Giammai podria comparar ’L cobalto guardo che dai Suoi occhi mi giunge. Come la fulgida linfa D’una stella morente, Soltanto luce, niente altro Che Anima. Quell’albo fiorrancio Dal tacito ciondolar M’è parso un melato Spiro di Perennità ~ Da essa solo silenzî enfiavano Fluidi la mia mente: Addî quinci s’apprestano A divider questa vista, Eppur - nella più oscura Regione del mio ramingo Spirto - sempre terrò caro E gelosamente custodito ’l Ricordo di quella gentilesca Calta. E sia, come una linea diamantina Che si frange nel crepuscolo Purpureo, questo commiato Un filo d’eterno ricordo, D’un fior veduto e mai colto. ©Matteo Bona, tratto dalla raccolta In der Palästra®
Id: 44000 Data: 31/08/2017 11:16:52
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An economic play
Shiny jail, spotted by glamour's sequins, You dim your reality under gory gauze; Beneath them, tragic wounds bare Your previous masks and resurface Obloquy, injustices and human pain. Though the blood gush irrepressibly, A blind man feels the hack's ache but not The cause of it, and never will he try To change his condition because he's Too much engaged to steer a greenish Prow made of damn papers. This pendulum, this murderous hourglass, evokes Dreamlike ghosts, similar to human entity - maybe us -, Which sleepy walk towards the Unknown: O dreadful Majesty, reckless pecuniary hubris, as black hole over us You engulf us through your immense power; and yet Pseudo-thinking animals we are but gullibly we hide Ourselves under the haphazard vestiges. Maybe luck? However a complaisant Death which enchants us with Poignant manners and events! A hideous Hand, a stinging immanent force, squelches The will and overwhelms - as the firmament for Atlas - Our consciousness with garish grant. There, where two Oceans lave different cliffs of the same land, where Matter becomes essence and life's cause, that fester Manifests his nauseating derivation. Men's sore, Mankind's nuisance, as the Gods's wrath that befalls us Other can't we do expect comply, can we? Lurid jail, twisted perversion, not yet! You must grow more, and more again To be an enormous unmovable plague. Grim expression of a mortal life, flagitious Flout labelled by charming mood and faces, Featherless souls's villainous Holocaust, Tell us why! We are all automatons, grovelling and abject Human's imago - as well as a bark could be Painful weakness's figure -, and, as throngs Of mislaid infants, we seek oblivion Misapprehending it for joy. Damned sloths! O mighty and fatigued, fundamental oxymoron, God, ask us what you scavenge. Bid me, O crippled existence, how a fleeting and Heavy plutocracy would have subdued us: the choice's Possibility became a linearly dependent life's condition And nothing else could enrich our will except the greed, Unique boldness of a greenish Humanity. As you will, woebegone and bipedal mass of execrable Slaves: absolutely confident onto a sure world, sure as Could be reliable a Sun that wanes to East, you - unworthy Cancer of a painful comedy - supervise onto a poor Consciousness, delayed between logical jokes and Terrible abysses. ©Motes of Dust, Matteo Bona: ogni violazione della proprietà intellettuale verrà perseguita legalmente.
Id: 43177 Data: 15/06/2017 15:58:03
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