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O schegge di memoria fra i denti

di Adielle
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Pubblicato il 27/09/2017 00:45:55

Forse i miei primi diciott' anni

a debita distanza sono il conguaglio dell' utenza

che ancora è in uso con piazenza

invece una certa fede sfrontata sarebbe il caso

di sfruttarla in situazioni decifrate, in memoria dei ricordi.

Mi perdono conoscenza sempre più di rado

per bacio improvviso sulla bocca, les demoiselle d' Avignon 

come in un film a lieto fine in cui si parla poco

e c' è l' orchestra in sala e mi posi il capo sulla spalla per il coro.

E so a cosa stai pensando e mi dai l' illusione

che la vita si confonda con noi

e distinguerci è una libertà che non possiamo prenderci

a meno di spezzare l' incantesimo.

Dura solo pochi attimi, poi ci si vergogna di essere romantici

e si torna nella zona di conforto.

Ognuno al proprio posto, conquistato a fatica, a discapito dell' ignoto.

Eppur si prova, fuor di logica.

-Buon ascolto, amore mio, chiudi gli occhi, sogna quello che vuoi-

Mi piacerebbe sussurrarti a piè di collo.

Invece lo spezzo, il mastodonte del mio ego

in particelle piccolissime che s' incastrano tra i tuoi capelli

come vorrei che fossero lucciole, capaci di colmarti le rughe di luce

d' illuminarti idee forsennate a favore del mio conto.

Ma i conti non tornano, come da tradizione e nemmeno tu

in quel cinema d' essai.

Racconta il sogno di suo padre, lo sceriffo

nel finale di Non è un paese per vecchi.

E mi affretto ad uscire, prima che tu possa vedermi piangere.

Ti ricordi? Mi pare portassi gli occhiali, forse per questo fu inutile

e te ne accorgesti lo stesso.

Mio padre morto di cancro, quando lo sogno

è come se non fosse mai morto, è come se non potesse morire

e quando mi sveglio questa sensazione mi accompagna

ancora per un po' e anche quando svanisce non ci sono veri addii.

Le frequenze da non dimenticare: un tono di voce

pochi battiti di una vita intera e poi le onde certo, la sabbia tra le dita

l' aria di montagna, una bellezza clandestina che si godrà qualcun altro.

Ma poi la vita continua, se non fosse un dato di fatto

lo darei per scontato.

E invece proprio perchè è un dato può essere analizzata.

Che viene che va, che torna alla danza che non ha rumore.

Certi rocambolismi sono il dio impossibile

cui chiediamo di nasconderci nello scrivere.

E quando fa capolino il più semplice dei ti amo è troppo tardi

perchè possa suggerire un sontuoso anch' io.

Così, fuori tempo massimo, su titoli di coda che non legge mai nessuno.

La parola fine è solo una triste coincidenza

il tentativo di circonvenzione d' incapace da parte del tempo

che arresta la ricerca e l' attesa in uno spazio

di lessici di frequenza inappropriati.

Come dire per sempre o eternamente fosse un gioco da ragazzi.

 

 


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