In odor di primavera,
in quattro mura aperte
il cielo stellato si mostrava,
pur essendo fuori da ogni portata.
Quel momento,
oggi ancora ricordato
grazie al tempo, che si lascia privare
dei suoi istanti migliori.
È lì,
tra gli occhi stanchi e una mente sveglia,
ch'era fermo il rumore d'una carezza,
e lo sfiorare leggero della pelle,
e il sussurro univoco di diverse voci,
stranamente legate da un legame latente.
È lì,
ch'era espresso il desiderio di una mente,
e l'incosciente volontà di esser parte di un "mentre",
senza riuscire ad andare via,
per esser catturata, nuovamente, dalla realtà,
vera e squillante.
È lì,
e lo è sempre, il senso di abbandono,
e di folle deriva,
e di intesa incessante,
che il mio essere ancora pretende.
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