Il tuo dolore è perfetto.
Perfetto come la tua mano,
quando sale il declivio da
cui non vennero mai germogli,
nè sputarono i capelli,
o vesciche opulenti,
con il genere messo a vista,
girino o stella;
vasche di cellule
generosamente sdoppiate.
Questo getto imploso,
mi ristagna in grembo,
il rosso costante del rinnego,
la grammatura, un geranio
eposto ogni agosto,
e dal pistillo insano;
uno zoo messo in carcere
e, se conti i tentativi,
le due parole si somigliano,
se non fosse per i versi
selvaggi dei primi,
e la disperazione sillabata che va ai secondi.
Tante notti fa calibrammo il gesto,
migliorammo assuefatti il tiro.
Solo che non ti aspettavo,
amore rimandato e maledetto.
E credevo che tutto il
mondo facesse così:
una prova in silenzio.
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