Resoconto di una scrittura privata
Una colpa che non vorrebbe pena
a trovarne una che possa essere più sincera!
Tutte se ne stanno in effetti nell' acquario, le stelle del mattino
cui si orientano a legnose distanze, le serrande del vicino
quando cala la palpebra al giorno in un reflusso cerebrale
di un istinto mai sopito, di poca luce e molte ombre
profonde quanto il mare più vicino e la costa, che diventano puntini.
Il solo destino può vantarsi di essere questione di spazio:
trovarsi nel posto giusto, la seconda parte del contratto
arriva fuori tempo massimo, del concerto, inaudita.
Al massimo posso fare le scale
fino al terzo piano, poi vi aspetto là, inclinato sul pianerottolo.
Non valico la linea gotica, resto dalla parte che recito a memoria.
Ma a volte prendo il controllo come mai prima
e vedo come stanno le cose
prendendole dal lato del vuoto che le forma.
Per la sostanza chiedo indietro il resto delle mie parole
che ti scivola ancora dalla bocca, nella tua versione del ripetere.
Dire fare pensare, come prova che sia lecito il testamento
che ti spedisco sulle labbra con un bacio nella lettera
che si manifesti quando lo sfili dalla busta (con eccesso di zelo).
E' un fallimento la confezione regalo di cui sono disposto a scrivere
solo a fiori appassiti.
Il verde seme del vento porta suoni di Andromaca, di ambra sedata
che fioriranno in musica non appena li avremo svelati
dalla loro ovatta imbevuta di alcol.
Una puntura dietro l' orecchio. Uno zig-zagare di zagare e zanzare
e la lettura delle mani dai pensieri delle zingare, che passano in requiem
l' atto interrotto della loro prima fede.
Salutando certi ricordi con un breve cenno del capo
alla stazione da cui partiamo.
La cortesia di angeli distratti fa gridare al miracolo?
Tu distinguiti bestemmiando come comuni immortali
col vizio di ascesi tra i fronzoli.
La specialità di sapersi sconfitti ha un nuovo marchio di fabbrica
logos sul nostro pane quotidiano.
Ma è quando il dolore si fa più intenso che si passa la soglia
e vederti morire diventa un gesto consolatorio
per un maestro di cerimonie.
Gli occhi ne hanno piene le mani di dita cigliate e prensili
da poter usare per gestire le immagini
una ad una fino al compendio di un ultimo desiderio.
Il respiro? Una fine dei tempi.
Per resistere alla caduta dei sogni nella vita reale
desistere dal pensare troppo lontani dalla spina dorsale.
Ma sono solo condizioni dovute alla mancanza di un dio
che sicolga per noi neve e nodi di una fredda stagione.
E quello che è falso e quello ch' è vero sono gli inneschi della formula
da imparare a memoria per far tornare il sereno.
Torneremo anche noi ad orizzonti di gloria
ma solo dopo aver percorso fino in fondo il viale del tramonto.
Allora saremo scintille di luce dal cielo, particelle di anime a vento.
Una ronda psicomotoria che non ha bisogno di un verso nè di un corpo
straniera alla gogna. Un' onda magnetica di caos incompiuto
la prova provata dell' esistenza dell' uomo e la donna
nei secoli dei secoli, dica lo giuro: lo giuro.
Il gesto inconsulto di un vecchio sultano -mi ricorda-
la cui fortuna risieda in saggi consigli scovati dal fondo
di tazzine di caffè, sarebbe quello di non berne più, nonostante ormai
sia incurabile la sua cirrosi empatica.
Per lo stesso motivo certi bar vengono frequentati, dopo un' ora esatta
solo da studenti fuoricorso, è una questione di pratica
di animarsi nei discorsi cui non diamo adito.
Omologati e sedotti da una condotta
indotta da un mercato a guerre puniche
che fa sconti solo per le corde per il collo.
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