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Studi sull’isteria d’Impero Romano - II

Argomento: Storia

di Giuseppe Paolo Mazzarello
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Pubblicato il 29/05/2009 23:42:43

Studi sull'isteria d'Impero: i Flavi e la battaglia per l'Inghilterra
del Dr. Giuseppe Paolo Mazzarello

AD 69: i 'caduca' indicati 'ope legis' da Augusto erano sotto mira da un cinquantennio. Erano i beni che non potevano essere ereditati dai celibi e da quelli senza figli ('orbi'). Inutile dire che ci fosse una gran corsa ai matrimoni ed alle adozioni, almeno per quelli che avevano qualche lascito da riscuotere. I matrimoni si facevano e si scioglievano agevolmente, i figli in cerca di genitori si accasavano convenientemente. In quell'anno, San Giovanni Evangelista scrisse la sua 'Apocalisse'. Il numero citato 666 indicava il salto da Nerone al sesto imperatore trascurandone tre succeduti in quell'anno 'dei quattro imperatori'. Ricordiamo almeno i nomi di Galba, Otone e Vitellio che morirono da imperatori dopo essere vissuti senza averne i requisiti. Mille anni dopo, Michel Delpech cantò: 'Whight is white..' e la simpatica isola così sarà sembrata a Vespasiano che vi guidò dei legionari sotto Claudio. Quando divenne quel sesto imperatore di cui prima, non si dimenticò delle terre d'oltre Manica. Era delle parti di Rieti questo signore che era stato nominato dalle legioni Siriane e si era fatto preparare la strada verso Roma da generali fedeli. Nella scelta dei collaboratori aveva il tocco felice, e continuò ad averlo riformando i pretoriani. Almeno tra quelli, avendo a cuore la pelle, uno arruolava più volentieri qualcuno dei paesi suoi. Meglio ancora se a capo di loro poteva insediarsi, come accadde, il figlio maggiore Tito. Anche per la lontana e grande isola, ebbe un valente incaricato in Agricola. Il generale Romano sembrò rinverdire i fasti passati ma l'operazione, complessivamente, non decollò. Roma mantenne colà il primato ma non sapeva imporre le imposte indirette ed in quella terra, tutta dedita ai commerci, era perduta una grande occasione di fare cassa per lo Stato. Vespasiano, comunque, le casse dello Stato non le trattò male. Morì alle Acque di Cotilia e Tito, che gli succedette, fece cose analoghe. Qualche malevola intenzione l'aveva già manifestata in Medio Oriente e, per i due anni che ebbe a regnare, non fu il caso di replicare. Aveva celebrato anche un trionfo insieme al padre, questo sovrano che rimase sempre all'ombra del genitore. Eppure qualche virtù l'aveva, se fu chiamato 'amore e delizia del genere umano'. Certamente la definizione non si applicò al fratello minore Domiziano, il nuovo imperatore. Fece guerre in Oriente; ritirò Agricola dalla Britannia dove aveva operato fin troppo bene anche a sentire il genero Tacito; fu un duro. Ci fu un crollo del prezzo del vino per eccesso di produzione e fece estirpare metà delle viti coltivate. A pensare che sarebbe stato sufficiente vendere il prodotto ai Britannici che non avevano alcun modo di averlo altrimenti, ci si sente quasi male. Per fatti simili, qualche patimento del genere lo soffriamo anche oggi. Come ogni duro che si rispetti, Domiziano crollò sotto i colpi della moglie Domizia. Ai Romani la grande isola doveva apparire qualcosa di estraneo, troppo mare sul quale riversare quei pensieri che gl'imperiali facevano scorrere preferibilmente sulla terra ferma. La lingua latina scorreva fluentemente in Occidente, ma in Oriente quella greca non veniva soppiantata. La lingua Inglese navigherà oltre l'Oceano Atlantico e troverà una grande terra nella quale diffondere. Una grande terra occupata da ampio suolo ma circondata dalle immense distese oceaniche. Un nuovo continente del quale, non potendo più essere né Roma né Britannia, tutti gli altri continenti aspettano l'esempio e la guida. Questo capitolo è stato scritto attingendo anche alle notizie in Italiano presenti nella bellissima Enciclopedia Motta nell'edizione del 1963. Le notizie in Inglese dalle dispense del Mommsen ci sono giunte sulle 'aure dei sospiri ardenti' americani. AD 98: esala l'ultimo respiro Cocceio Nerva, l'anziano senatore divenuto imperatore e nostalgico dell'agricoltura. Il nostalgico Foscolo, a proposito del quasi omonimo Cocceo Nerva, ne lodò l'ultimo respiro in polemica con Tiberio che impersonificava l'assolutismo. 'Tu almeno sapevi morire incontaminato' scrisse il contaminato poeta.

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