Hanno preso le tue lacrime dal sangue
lasciando nuove rose intorno al volto
un nuovo nome sul quale camminare
con un nevaio di bambini sulle spalle.
Se ne potrebbe, non si può, dire di più,
dai buchi profondissimi degli occhi,
quando le mani cercano di aprire
dei mondi impossibili tra i palmi,
per trattenere l’acqua che una bocca,
da una riva all'altra, ti ha donato.
Nel passaggio stretto, rallentando,
puoi solo accendere candele,
farti piccolo, traverso le montagne
è allora che vedi il donatore,
nel vento bianco di una grande pagina,
il bere silenzioso al suo confine
dell’uomo da cui uscì il mattino.
Cantando all'indietro una poesia
si è piantata una tenda nel midollo,
- chinando il viso, inconosciuto, senza peso-
e grazie a lei ti riconosce il mio profondo,
se oggi chiude il cerchio, e quasi tace
che a notte viene e si corica ai tuoi piedi
riunendo il corpo come fa un anello.
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