Oggi è stato il nostro giorno.
Un anniversario di pochi minuti:
non credo i serpenti sappiano fare
meglio, aggrovigliati tubicini
velenosi, intestini rivoltanti.
Sbrigarsi ed accontentarsi
con la nostra identica scaltrezza surrogata;
o le api batterci quando scodinzolano
festanti sulla bocca carnosa del
fiore che ha alzato la gonna.
Degli altri non so che dire:
difficilmente mi fermo a rubare
l'amore con lo sguardo.
Oggi è stato il nostro giorno.
Quello delle tue spalle
che mi hanno distolta da vincoli
e lenzuola di flanella, dai tappi
accumulati a iosa nella pancia
sbeccata di un dono di mia madre.
Lei si aspetta che indossi ancora il
velo, che lo esponga, come il suo piatto
verde mela, dote frutto di incrocio
fra vetro e vetro, razza soprammobile.
Credo che a volte provi anche a spiarmi.
Per capire se è intatto.
Se fra i capelli ho ancora
tempo per accomodarmi il suo bianco.
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