Non riconosco ancora il mio profilo
in questi luoghi incontrati già più volte
passeggio incerto
lungo il profumo sopito delle strade
e tra la dolce bellezza color seppia
delle foto di un vecchio cimitero
nel quale i marmi s’incatenano al tramonto
La rabbia copre questa sera
e sogno la tua bocca che viva dell’ebbrezza
delle ultime foglie del Giardino Consacrato
È il mio basso universo che ti chiama
un vortice oscuro
sereno
trapunto di cicatrici di pugnale
son fatto di polvere di cielo
di alberi
con loro parlo
come loro il pianto tengo dentro
in un silenzio ombroso
sulle sponde ammuffite della mediocrità
che mente vi sopprime
- - - - -
Poi non ricordo nulla
di nuovo tutto è sfumato dal sorriso degli amici
è di nuovo passeggio per questi portici
divisi da spicchi di sole
e senza più badare alla gente
alle vetrine sempre uguali
Le passioni cambiano d’intensità
ma restano
ed io mi guardo
soddisfatto dei miei pochi successi
Grandi voli di labbra amaranto
e le spighe cadute al suolo
a fecondarne il fango
Tutti a fissare il cielo occhisgranàti
come in maschere di clown
e la lacrima che si scava traccia
viagiù per la cipria gialla
il sorriso d’Arlecchino è scomparso dalle campagne
ma come un faro
nella notte gioca a nascondino
a volte
provocando ansia
suscitando scommesse
Le ruote dei carri seguono solchi tracciati da sempre
ed incitano la punta delle mie ali
con grida rauche
a tener loro dietro
ritto sul ponte di una nave
sommersa dal maestrale
vegliato dai chiari occhi del gufo
Non mi perderò dietro a fantasmi
dietro a te
passerai sotto questi occhi
e ti fisserò come svagato
sarò lontano
a bere il vento dal cavo di miamàno
(tratta dalla raccolta autopubblicata "In ombra"
come apparsa in "Opera Omnia Poetica - Vol. I")
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