MADRI
La mia mamma di pancia non l’ho mai vista disse Sang ad Elisa. La mia mamma di cuore è quella che abita con me. Elisa guardava l’amica senza capire e ripeteva a mo’ di cantilena girando intorno al tavolo
“ Di pancia/di cuore/di pancia, per terminare con “ La mia mamma è tutta tutta di ciccia”
La catena non si fermava mai, tremila polsini al giorno per Sai Sai e mille colletti il marito Liang. Catene invisibili che legavano l’anima .Non c’era tempo né per mangiare , né bere, tanto meno per pensare. Venti ore al giorno per guadagnare quel poco che serviva a sopravvivere. Alla nascita della bambina, Liang sarebbe voluto tornare al paese del sol levante. Ma trascorsi tre mesi, ancora, non se ne parlava. Sang era una bambina docile, cresceva senza problemi nonostante le esigue attenzioni dei genitori. Il rumore della macchina da cucire, era per lei ninna nanna, e trastullo.
Elena prese tra le braccia la piccola Sang, che si mise a giocare con i suoi capelli. Le porse il biberon colmo di latte e Sang staccò prontamente le dita grassocce dai fili morbidi e bruni di Elena per afferrarlo e portarlo alla bocca. Il latte tiepido scivolava nella sua gola, dandole una sensazione di appagamento. I suoi graziosi occhi scuri, incontrando quelli chiari di Elena, comunicavano fiducia e serenità.
Dopo il ruttino, Elena appoggiò Sang nella carrozzina.
Era fantastica quella bambina, buona e altrettanto intelligente.
A trentasei anni Elena, avvertiva la mancanza di un compagno e di un figlio.
Quel lavoro che le permetteva di stare a contatto con i piccoli, la soddisfaceva, ma avrebbe tanto voluto diventare madre.
Adesso era la tata di Sang, il suo compito era di accompagnarla in un percorso di crescita, fino al giorno che ahimè, si sarebbero salutate.
Era consapevole che per una separazione, che non lasciasse traumi, sarebbe stato opportuno, mantenere un atteggiamento distaccato.
,La professionalità di un’educatrice, dipende molto dal rapporto, che essa riesce ad instaurare con l’educando.
Ma questa volta, la situazione le sfuggiva di mano. Quella bambina possedeva un’aura magica, che la prendeva talmente, impedendole di rapportarsi a lei, con il distacco necessario, al proprio ruolo.
-Chissà, se questo sentimento che provo, abbia qualcosa in comune, con l’amore che una madre prova per il proprio figlio, si chiedeva spesso Elena.
Nei giorni festivi, tata Elena, accompagnava la piccola Sang in giro e pure a casa propria, dove sua madre, l’accoglieva come la più amata delle nipotine.
Naturalmente, tutto questo era previsto dal regolamento.
Spesso preparavano insieme delle torte, oppure si divertivano a dipingere. Sang accoglieva ogni nuova attività con grande entusiasmo.
La mattina Sang, frequentava il nido, con gli altri amici della casa famiglia. Si era legata molto ad una bambina di quattro anni: La sera si addormentavano vicine, mano nella mano.
I mesi passavano ed Elena si rendeva conto di aver maturato nei confronti di Sang, un attaccamento esagerato, che non riusciva ad arginare.
Spesso si trovava a pensare – Se potessi adottarla-
Subito dopo, cercava di estirpare dalla sua testa quell’insano pensiero, che invece, al trascorrere del tempo, si rinvigoriva sempre più, lasciandola delusa e spossata.
Nel mese di Maggio i bambini della casa famiglia, preparavano il solito lavorino per la mamma.
Per quell’idea di mamma, che certamente un giorno, si sarebbe materializzata ,in una persona, che avrebbe condotto ognuno di loro,in una vera casa, e costruire insieme al padre una famiglia.
Ogni bambino disegnò la mamma come la pensava, come la portava nel proprio cuore. Sang disegnò una figura molto grande, con abito celeste e capelli, lunghi e biondi. Piegò con cura il suo disegno e lo imbustò, per conservarlo e donarlo a lei quando l’avrebbe raggiunta.
Elena si complimentò con Sang per l’ottimo disegno. Provò una leggera fitta di rammarico, nel notare che la mamma, graficamente rappresentata da Sang, non la assomigliava affatto.
Quella bionda figura nel disegno, era nel sogno di Sang. Desiderio di un approdo in un porto sicuro.
Erano trascorsi ben quattro anni, da quando Luca e Chiara avevano fatto domanda di adozione, ma ancora non se ne veniva a capo.
Possibile che in giro, ci siano orfanatrofi affollati da una miriade di ragazzini, desiderosi di famiglia e famiglie desiderose di un figlio, che non riescono a connettersi.
Eppure basterebbe poco, un incontro e zac, le tessere del puzzle combacerebbero perfettamente , in un' unione semplice e perfetta.
Basterebbe la buona volontà di accostare le due parti della giacca, far entrare il bottone nella propria asola al fine di unirsi.
Una quisquiglia direbbe il grande Totò, solo una quisquiglia!
Chiara attendeva fiduciosa, sapeva che prima o poi, il suo sogno si sarebbe avverato.
Sang, scorse sul divanetto dell’ingresso della casa famiglia, quei due, in attesa.
Scena che si ripeteva spesso ed era sempre collegata al fatto, che qualcuno avrebbe lasciato la grande casa.
A chi sarebbe toccato, questa volta?
Erano due persone di una certa età, ambedue con i capelli scuri. Sang, notò che la signora si mangiava le unghie ed il signore non riusciva a stare con i piedi fermi.
Non pensò che sarebbe toccato a lei.
Infatti, quel giorno, Sara, l’amica del cuore, ebbe la notizia dell’arrivo dei suoi genitori.
Sang e Sara si salutarono.
Stranamente Sang, non soffrì, ma in lei calò una sensazione di speranza, che aveva il sapore di miele.
Questo dolce pensiero, la faceva sentire meno sola, ed anche se la sera, priva della mano di dell’amica, faticava ad addormentarsi, quando riusciva, una serie di appaganti sogni giungevano a popolare il suo sonno.
L'’aspettativa che faceva stare bene Sang. Mentre invece inquietava Elena.
Luca e Chiara, seduti sulle poltroncine nere, un po’ consunte, del tribunale dei minori, erano pronti ad affrontare per l’ennesima volta, la pesantezza di un colloquio stressante quanto necessario.
Avevano fatto richiesta per un’adozione internazionale.
-Ricorda Chiara disse Luca, stiamo estremamente attenti ad esprimerci, perché ci sono frasi che possono essere male interpretate-
Conoscendo l’ambiente, Chiara, era abbastanza preoccupata, pur ritenendo giusto che l’affidamento di un minore, sia cosa delicatissima.
L’Assistente sociale, iniziò l’interrogatorio. Aveva appena detto poche parole, quando il telefono squillò.
Nell’ingresso della casa famiglia, il divanetto, quella settimana rimase vuoto.
Nessuna partenza, nessuna festa.
Solo il mercoledì della settimana seguente, due persone sedevano in attesa.
Un uomo e una donna per mano.
Trepidanti si guardavano.
-Signori una bella notizia, c’è un’adozione proprio per voi ! - Disse l’assistente sociale, rivolgendosi alla coppia, dopo aver deposto la cornetta nel suo alloggio.
L’assistente continuava a parlare, ma Chiara e Luca non riuscivano a comprendere altro, se non la musica che emetteva quella piccola frase “ C’è un’adozione per voi”
Tutto nella stanza austera cominciò a perdere peso ed a volteggiare.
Farfalle colorate, dopo grandi voli, si posarono sui capelli e sul palmo delle mani di ognuno, una multicolore si posò sulla cornetta nera del telefono. Altre dopo un leggero volo, si appoggiarono sulle carte che affollavano la scrivania. Una sbarazzina, si sedette sulla lucida pelata dell’impiegato, che cominciò a grattarsi la testa.
Quei due, seduti sul divanetto colorato, con gli occhi dentro agli occhi, e le mani che si stringevano, attendevano.
Fino a che quattro occhi e quattro mani si incontrarono con nuovi occhi a forma di mandorla e con due mani grassocce e protese. Fu un abbraccio circolare.
Chiara, Luca e Sang, si erano finalmente incontrati e riconosciuti.
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