Si ma le ossa sono la sede del vento,
a tanto valse il sesamo degli indiani.
Dovresti ricordarmi, amico mio, il giorno che ci incontrammo
io col cuore ospite di un altro corpo da raccontare
quel famoso colpo della strega che ancora mi include nella lista
per il sabba sulla spiaggia in cui a turno ci si fidanza con la luna; e tu
dall' altra parte dello specchio ma con più talento da riflettere
e la fortuna di essere abile a perdonare qualsiasi forma di vita
per essere venuta al mondo nel momento sbagliato.
Che l'ascensore sociale più veloce sia la comunione dei beni
me lo dovevano far sapere gli antichi egizi
perchè di tutta fretta mi sarei voluto sposare quella nuvola
a forma di zingara che vedemmo nel deserto
quando il sangue ci usciva dalle vene per il caldo
e il miraggio prendeva forma di donna che abbraccia
sorride e stringe al seno.
Che momenti fissa il panico, canuto sostegno atavico
della memoria a lungo termine.
Infatti per amore fissai la rotta su Orione
per tentare l' impossibile arrembaggio.
Sapendo che nessuno avrebbe raccontato del probabile naufragio.
In termini di eroi, di martiri mondani.
Ma mettere alla prova il ricordo di sè in quelli che ti sopravvivono
è la funzione nostalgica del non essere.
Quindi, per non fare brutte figure, rischio solo quintessenze.
E' dietro questi vuoti che voglio nascondermi
purchè ciascuno li riempia di me, finchè non saremo dovunque.
Ti sembra poco? Non siamo mai stati astuti.
Tutta colpa del fumo, di quella fonetica degli occhi.
Delle rincorse più lunghe degli ostacoli.
Similmente sostenendo sabbie mobili a intermittenze regolari.
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