Calò profonda la notte turchina.
Appena un lampo
trasse per me antiche cose,
figure dagli occhi chiusi,
e un senso largo di religione.
Non seppi fare altro
che lasciarle affondare
di nuovo. Laggiù
era presente un’immagine
-prima di essere vissuta-
chiara, tutta in una volta:
di Noi cresciuto discendendo,
come si va nel bosco per la legna,
a fare anima. Nella casa d’infanzia
ricordo vivo il puro sapore
che si levò al mio tramonto,
con tutta la forza che avevo,
nel suo mare di fuoco, mio figlio.
E quelle parole…
< Com’è stretto qui dove ci amiamo >
Splendeva il guscio, come una ghianda
al principio della sua vita.
Divenni, a quel tempo, una madre notturna,
integrando l'ombra, per non ucciderla,
trasformata, e perfetta, da un sonno profondo?
< Un uomo da solo non può
salvare il divino della bambina.
Per questo hai mangiato la carne
del suo fegato, in abbondanza,
dove si accumula in luce tutto il compiuto
fino all’ultima goccia di pan-kréas,
ogni carne della bellezza,
fino a guarire i tuoi occhi ;
non è soltanto una νέκυια-
io credo- nel caldo dell’ombelico,
con l’anima immersa nel sacro
del rosso inesorabile. >
Come gemelli che vanno
con piedi diversi,
uno di terra l'altro solare,
che si allungano insieme
verso il cono più alto
e il basso dell’ombra ?
< Da un luogo inaspettato,
o da una minima fessura,
può scaturire l'acquabuona che ci sfama,
la radice di mandragola che apre
le stanze sigillate del tesoro.
Il miracolo che fa che ciò avvenga
ha nelle mani qualcosa che brilla,
la sua ombra è quella bambina
che cresce, in mezzo alla gola,
dove branchi di animali come un fiume
vanno verso i pascoli seguendo
il percorso amorevole del sole,
poi ripartono. > Grazie a te
in questa immagine,
più lunga della vita,
il nostro seme vola,
fra gli stessi alberi,
ad accogliere la luce.
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