Coi falò della gioia non puoi scendere a patti
È nel vortice del caos che dimorano
Gli eterni miracoli
Ho seguito la sua voce
lungo i vicoli del legno-
come fosse una figura,
il puro velo di sale e d’argento
la forma della veste,
parte del tuo viso-
e una lunga ferita sulla mano,
fino ai piedi dell’albera del noce.
Il livido passava da un essere a quell’altro,
da te a me-
con quel suo grado di nerezza quasi blu,
come un manto che generando ombre
dona profondità di comprensione-
definendo i nostri corpi, volti al bianco,
sulle pietre umide, ubriache,
fedeli a tutto l’accaduto.
Con un’altra sfumatura
la polvere si alzava dalle schiene
come fiori ai bordi di un sentiero,
nel dramma della luce, la più lunga,
mettendo al mondo noi, un nuovo nome
offriva il proprio seme alle radici.
Latte perle cenere ossa e ancora latte.
Chi nasce è un bambino immaginato
nell’ invisibile che porta tra le mani
i frutti del buio delle ghiande-
un viaggio nell’aria che si apre,
la muta della carne in un respiro.
che penetra nel vivo dello spazio,
trovando calda in lui una sorgente:
un’albera soltanto, che mantiene
nell’acqua perenne la sua schiena,
che si acquieta, sul fondo della gola,
alla notte minore, e per bisbigli,
nel continuo vedere che chiamiamo
le terre rivoltate benedette.
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Amina Narimi, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.