Nelle radici si fanno grandi, i figli,
ma quando si ritraggono nei tronchi
troppo presto, non c’è nome,
per la madre che rimane.
A sentirli ancora tra le fronde
sono l'anima e le mani,
e dire mani è dirle aperte a grembo.
Le copre un abito di lana,
dalle sferzate dei loro padri_dei
fulminati di mercurio,
quando vanno nel profondo petto.
Stanno solo passeggiando sull'impronta
del più piccolo respiro dell’ardesia,
con l’imene intatto dei neonati.
Altari rasoterra o benandanti
loro sono insieme pietre dure
e uccelle, che si alzano nel nulla,
scavando per la gioia un nido folle
in cerca delle acque. Senti il vento,
per ogni singola parola ritrovata,
negli infiniti contrari del visibile,
luminelli gli occhi vivi, se ti accosti,
la sillaba mancante è l’architrave.
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