Dal confine cui mi confina il sortilegio della Luna
stasera
è da lì che vi parlo, col sentiero delle mie parole ancora in volo
tra le vene di Venere e le stelle più lontane
di cristallo
come a prati di galassie a piedi nudi
pieno fiore
il sipario appeso al cielo, delle cose
e questo teatro dei pensieri
che prova ad affondare le mani nella materia di cui si fonda:
possiamo essere vicini o ai capi della corda
ma qualche volta la voce la sentiamo, di chi ci ascolta
e parla la nostra lingua e il nostro nome suona bene sulla sua bocca.
Un richiamo per nature secondarie, fuori gioco
una mano tesa nello spazio di una canzone alla radio
una pubblicità ad una marca di foglie
con gli alberi a trattenere il fiato dagli spalti
e le telefoniste scafate da callcenter.
Un preludio che ci avvolge nella speranza di grandi cose
per un futuro migliore.
O all' improvviso un dolore dal niente che possa tornarci utile
per fare pieno centro e capire noi stessi.
Preferisco non soffrire è una scelta da vigliacchi?
Può giudicare chi ha perso tanto.
Poche lacrime non contano versate dai santi
in attimi di sconforto davanti alla televisione.
Non essere cattivo vale per i matti
fuori controllo.
Qualsiasi allusione al sottoscritto è stata scritta di mio pugno
perchè non riesco ad abbandonare chi sono?
Sarà un fatto di ghiandole, di valvole, di usocapione.
Con le vertigini ad altezza terra e sul livello del mare.
Il vezzo della droga, il verso del cantiere per provare a uscire.
La rapina a mano armata ma scarica
la reazione compatta della ciurma di abbandonare la nave.
Si confondono con la musica le belle immagini del film di ieri.
Con due attori in stato di grazia e un regista morto in corso d' opera.
Se ne consiglia la visione ai deboli di cuore.
Agli aspiranti, ai tossici mancati.
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