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Trittico polacco

di Izabella Teresa Kostka
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Pubblicato il 29/03/2017 23:46:25

● TRITTICO POLACCO  

(Il 10° classificato premiato con il Diploma e la Medaglia al Concorso Letterario Proust en Italie  - Il Giardino di Babuk, La Recherche; Roma, marzo 2017)

 

 

• FANCIULLA  (Polonia, 1971 - 1981)

 

Sono nata nel giorno di San Lorenzo 

quando il vento dell'Est

spazzava via le vergini nubi

della tarda estate a venire.

 

C'erano i fumi dei lacrimogeni

tra le strade dell'antica città di Danzica, 

suonavano le sirene del cantiere navale 

spalancando le porte alla libertà perduta.

 

Nessuno contava le stelle

che sfioravano le onde annegando nella baia,

soltanto i volti degli operai

si riflettevano nell'acciaio dei carri armati. 

 

Sono nata stringendo i pugni

come se avessi conosciuto il mio karma,

quello strano trapasso tra i mondi diversi 

uniti dalla migrazione dei vari popoli.

 

Solidarietà e Fratellanza,

l'illusione  eterna dell'uguaglianza. 

 

Sono nata all'epoca dei muri crollanti,

destinata a combattere senza alcuna tregua. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

• 13 DICEMBRE  1981  (proclamazione dello stato di guerra, legge marziale in Polonia) 

 

C'era una lunga nenia nelle note di Chopin

che sfuggivano dalle finestre degli edifici,

laceranti arpeggi somiglianti agli spari 

sparsi e dispersi tra i vortici dei conflitti. 

 

Quelle strofe incise sul pentagramma 

come corvi neri sulla bianca neve 

calpestata dai passi dei manifestanti 

soppressi dal sistema e 

dalle grida dei soldati. 

 

Ero una mela acerba 

mentre all'apice del lungo inverno 

maturavano le gemme della liberazione,

sbocciando sulla fredda coltre  

nel rosso scarlatto dei tristi garofani. 

 

E quando calava il buio 

sui viali esausti dal turbamento 

si confondevano i canti natalizi

col dolente urlo delle vecchie sirene. 

 

Non v'era Pace per noi

neanche nei salmi delle campane.

 

 

• ESPLOSIONE (Chernobyl, 26 aprile 1986)

 

Che ne sapevano i fiori della morte improvvisa 

annunciata dall'arrivo di una nube grigia,

gli ingenui boccioli vestiti a festa 

nella marcia funesta dell'incoscienza?

 

Volevano cantare uniti alla folla 

fiorita tra le piazze del primo maggio,

abbellire i volti delle fresche fanciulle 

posando sulle guance le loro corolle.

 

Per neve prendevano quella cenere

aleggiante nel riverbero delle scintille, 

ignoravano l'odore del tossico fumo

sprigionato dallo scoppio, dall'essenza del nucleo.

 

Profumavano di gioia negli ultimi istanti.

 

Che ne sapevano della vita i secchi petali

caduti tra le lacrime sulle mute tombe,

adagiati sui marmi delle fredde lapidi 

sbocciate alle porte della triste Chernobyl?

 

Addobbavano le orme della distruzione

scatenata nei giorni di primavera,

accoglievano le salme delle ragazze

annientate tra i raggi dell'eterno sole.

 

Ingiallivano storditi da un breve urlo.

 

 

 

Izabella Teresa Kostka, 2017, tutti i diritti riservati 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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