Ad amare i gesti del treno
si è spogli come la carta,
anche le lunghe camminate sulla luna
o i silenzi della notte
sanno che morire è un luogo in partenza.
Come l’incapacità del fermarsi
che teme il verso impassibile delle auto
o il vento dei cartelloni
mentre sbanda sulle destinazioni.
E’ quasi mezzanotte per dire addio,
ma non sarai stanco di quell’abbraccio
anche se prestato da un binario.
Poi sarà caduta tra vicoli e lampioni
con quel poco senso che hanno i passi,
ad insistere su quel volto
in ogni rumore di fondo, senza aria e voce.
Con quell’inutile significato di alberi
che si vanta della strada bagnata
e dell’odore del mare
spento nel sentiero dietro casa.
Un mondo fatto di curve
e di parole senza più tempo.
In lunghezza al ferro ma dentro ai suoi occhi,
in preghiera
come edera ai capelli in fuga.
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